Cosa faranno i milioni di donne indifferenti al calcio durante l’estenuante campionato sudafricano che comincia tra pochi giorni? Quali strategie sono le più indicate per sopravvivere alle serate, i pomeriggi, i week-end, il tempo libero, in cui amanti, mariti, figli, fidanzati, amici e parenti saranno di fatto assenti, separati in casa, del tutto estranei ed estraniati dalla vita comune, salvo pretendere supplementi di prestazioni domestiche non retribuite in alcun modo? E’ difficile prepararsi ad affrontare ben quattro settimane (quattro!! Non una o due) che, prevedibilmente, diventeranno l’occasione per incessanti manifestazioni chiassose, la cui intensità – trattandosi di mondiali – sarà centuplicata rispetto alle già sgradevoli consuete, rumorose e violente esibizioni di tifoseria alle quali molte di noi – postmoderne fuori moda, indifferenti agli svaghi di massa – non riusciranno mai ad abituarsi. Né lo vogliono.

La situazione oggi presenta caratteri assai diversi che in passato, quando si entrava nei bar, ristoranti o alberghi, dove camerieri, cuochi, portieri di notte, ascoltavano a volume medio-basso la cronaca della partita in corso, con avventori e clienti partecipi, le orecchie allungate e il viso assorto di chi si concentra per seguire meglio.
_ Ora schermi giganteschi invadono parchi, piazze e locali pubblici di ogni genere, il volume alzato al massimo; su alcuni autobus sono state installate televisioni di piccolo formato perché non un secondo del prezioso calciare vada perduto.

Ad ogni vittoria della squadra italica, cominciano in genere a manifestarsi i primi sintomi del processo inarrestabile di darwinismo all’incontrario: i maschi adulti assumono una partita dopo l’altra i segni inequivocabili di una minacciosa bestializzazione progressiva.
_ Il volume della voce si alza pericolosamente; il parlare lascia ben presto il posto a un berciare lupesco, a ululati di gioia o di disperazione a seconda di vincita o di sconfitta. Nel primo caso i mutanti irrompono per le strade, guidando macchine a gran velocità, accompagnandosi con boati, squilli di trombe e sirene a tutto spiano, mentre le fisionomie digrignanti si contraggono in spasimi che rivelano la precoce degenerazione dei tratti umanoidi.

Ci chiediamo cosa fare; come potrebbero le donne cambiare o almeno trarre qualche vantaggio da questo ritorno maschile a uno stadio di ferinità primitiva che oggettivamente si traduce in paralisi dell’attività parlamentare, latitanza degli impiegati nelle principali istituzioni, uffici regionali e comunali, vistoso rifiuto – da parte di funzionari responsabili della sicurezza stradale e dei presidi sanitari – di eseguire anche le più semplici mansioni col pretesto di un fondamentale incontro in vista dello spareggio per entrare in finale?
_ E’ forse il caso di tentare una scalata al potere approfittando dei momenti di distrazione durante i tempi supplementari dell’ultima partita?
_ Difficile suggerire strategie generali.

Meglio sarebbe adottare comportamenti nella vita quotidiana che siano di oggettivo guadagno di tempo e libertà; e per cominciare, sottrarsi categoricamente a forme di servitù domestica supplementare o parodiare la rinnovata barbarie fingendo entusiasmo o disperazione per la riuscita della squadra nazionale.

La piccola grande Lucy, la severa e intelligente protagonista disegnata da Schulz, proponeva una soluzione che ancora oggi dà da pensare. E’ nota la prova, che si ripete sempre uguale, cui lei sottopone il poco perspicace Charlie Brown. Fingendo di voler giocare con lui, Lucy si posiziona con il pallone tenuto fermo dalla mano, in attesa che il suo compagno di giochi sferri il calcio. Ogni volta, all’ultimo istante lei solleva il pallone e fatalmente l’altro scivola e sbatte per terra.

E’ un gioco in apparenza diabolico, cui l’ingenuo Charlie Brown si presta sempre, non capacitandosi del fatto che la situazione rimanga invariata, identica alla volta precedente; per cui immancabile, ci casca (letteralmente) sempre. Lucy sembra tenerlo in pugno; quasi che ridacchiando chiedesse all’altro: come fai a pensare che questa volta terrò il pallone fermo e non ti ingannerò?

L’equilibrio sado-masochistico della situazione è assai rassicurante per entrambi. L’immutabilità sembra attribuire a Lucy il potere su Charlie Brown. Non si sa quali conseguenze (disorientamento? confusione?) si avrebbero se lui potesse finalmente colpire il pallone. Infatti, Lucy gli garantisce che il suo desiderio di sferrare il calcio non venga mai meno.
_ Ma è poi vero che l’uno è un bonaccione un po’ stupido e l’altra intelligente e molto aggressiva?

Se Charlie Brown rifiutasse di stare al gioco, per lei sarebbe la fine della relazione. Resterebbe da sola con il pallone; di cui, forse, non saprebbe che farsene.
_ Gran parte dei rapporti tra donne e tra/con uomini (grande sapienza di Schulz!) si regge su questo tipo di equilibrio. Nessuno dei due piccoli protagonisti dei “Peanuts” vuole cambiare nulla.
_ Anche se sembrano diversissimi, hanno molto in comune: l’umana resistenza a non ripetere, a fare altro, a dirigersi altrove.
_ E noi il mese prossimo? un po’ come Lucy?
_ Rimaniamo in attesa di suggerimenti.