Tra qualche giorno, il 6 maggio, si tengono in Tunisia le prime elezioni per la nomina delle istituzioni locali (municipalità e regioni) secondo quanto previsto dallo spirito e dalla lettera in materia dalla Costituzione del 2014, che ha legittimato il valore della articolazione locale/decentrata del potere amministrativo per la realtà dei problemi delle popolazioni, da quelle delle città ai villaggi più piccoli, lontani da Tunisi e spesso poveri.

Alle elezioni partecipano 2047 liste, oltre 200 tra partiti e formazioni politiche minori, presenti in oltre 350 municipalità e regioni. Il Presidente che verrà eletto nelle singole realtà territoriali è tenuto a dedicarsi a tempo pieno al suo incarico istituzionale.

Solo il partito islamista moderato Ennhadha (La Rinascita) è presente con sue liste e candidat* in tutte le sedi, seguito a una certa distanza da Nidaa Tounes (L’Appello della Tunisia), partito laico dell’attuale Presidente Essebsi.

Le donne   –   Circa il 50% dei candidati sono donne, anche se solo il 30% di loro è capolista nei vari territori. La parità ‘verticale’(n° di presenze) è dettata dalla legge elettorale : così molti commentatori si interrogano sull’effetto che lo scarto tra parità ‘verticale’ e parità ‘orizzontale’ avrà sulla reale gestione del potere a livello locale da parte delle donne.

Molte osservatrici, e tra loro la portavoce di Ennahdha, parlano di “misoginia latente”, di presenza femminile puramente di facciata.  Il dibattito sulla presenza delle donne nelle liste durante la campagna elettorale si è spesso limitato, per responsabilità di gran parte degli operatori della comunicazione, al loro aspetto, al loro abbigliamento – la prima domanda che è sempre stata posta alle candidate è stata: “Lei usa il velo?” e spesso anche “Cosa ne pensa della minigonna? Lei la indossa ?” Alcune candidate hanno commentato : “la posizione delle donne in politica è indebolita dai codici culturali cui risponde il paesaggio sociale”.

A proposito della ‘misoginia rampante’ che si coglie in molti commentatori in questa fase pre-elettorale hanno risposto molte donne, tra queste le componenti della Commissione per le libertà individuali e l’eguaglianza (organismo voluto dal Presidente della Repubblica per accompagnare la fase post-approvazione della nuova Costituzione del 2014) : “E’ sempre facile ridicolizzare le donne politiche utilizzando insulti sessisti. Ma questo è un aspetto secondario, ciò che conta è che oggi le donne stanno conquistando lo spazio pubblico, e questo grazie alla legge elettorale”.  “La parità è una vittoria, ma non possiamo cullarci sugli allori. Bisogna far capire ai nostri avversari che questo avanzamento non è un artificio legislativo, e quindi imporci durante la campagna elettorale e poi dentro i consigli municipali”.

Da Mediterranea newsletter UDI Cataniaa cura di Carla Pacis