Nasim Eshqi -Copyright:Frank Kretschmann

Per l’incontro “Climbing in Iran e libertà. Come la gravità porta all’uguaglianza”, tra amore per lo sport, condizione della donna in Medio Oriente e desiderio di uguaglianza.  In occasione dell’incontro, che si terrà martedì 1 maggio ore 18,30,  sarà presentato “Climbing Iran”, documentario di Francesca Borghetti  che segue la sfida di Nasim per l’apertura di nuove vie sulle vette persiane.

Mani forti spolverate di magnesio e unghie color rosa shocking. Una donna alle prese con una vetta da scalare: roccia solida e reale, ma anche la grande metafora di un paese in trasformazione. Sarà Nasim Eshqi, free climber iraniana e pioniera dell’arrampicata sportiva outdoor, una tra le ospiti speciali del 66. Trento Film Festival (26 aprile – 6 maggio). Unica donna in Iran a fare dell’arrampicata all’aperto la sua professione (su 80 milioni di abitanti sono circa 300 le donne che in orari separati dagli uomini praticano indoor, e poco più di una decina outdoor), Nasim terrà martedì 1 maggio ore 18,30 alla sede della SOSAT (Via Malpaga, 17) un talk dal titolo “Climbing in Iran e libertà. Come la gravità porta all’uguaglianza”, tra sport, condizione della donna in Medio Oriente e desiderio di uguaglianza. Nell’occasione saranno presentate le prime immagini di “Climbing Iran”, documentario in corso di lavorazione firmato da Francesca Borghetti che segue la sfida dell’atleta per l’apertura di una nuova via sul monte Behistun. Il Trentino sarà inoltre il set della parte italiana delle riprese. Dove Nasim sarà impegnata in una prima ascensione nella zona Tonale.

Nasim Eshqi – Foto Francesca Borghetti

Cresciuta a Teheran in un contesto popolare e tradizionalista, Nasim ha seguito il richiamo delle immense montagne persiane per esplorare territori nuovi, aggirando le norme che impongono alle donne di praticare su pareti “indoor”, separate dagli uomini e col capo coperto dal velo. Sola, con le unghie laccate di smalto rosa che mette prima di ogni ascesa per trovare l’energia giusta, ha schiuso la strada dell’arrampicata femminile all’aperto, e oggi porta con sé un manipolo di ragazze. Ma nell’arrampicata è fondamentale avere un buon compagno di cordata, ed è difficile per Nasim trovare la persona giusta con cui assumersi nuove sfide.

La montagna da scalare infatti non è solo fisica, ma anche fatta di barriere culturali: gli uomini più esperti non sono disponibili, se sono religiosi o sposati non vanno in parete con una donna, e nessuna delle ragazze, al momento, è esperta quanto lei.

Il velo poi, come dice lei, “il vento lo porta via”, dichiarando che di fronte alla montagna sono le forze della natura a prendere il sopravvento sulle leggi degli uomini.

“Scalare le montagne ha di per sé il valore della sfida personale, del superare i propri limiti. Trovo cruciale che sia una donna a sperimentarlo in Iran. Muoversi liberamente nello spazio pubblico per lei non è affatto scontato, e farlo senza velo ancora meno” spiega l’autrice e produttrice del documentario Francesca Borghetti all’esordio nella regia di un lungometraggio, raccontando l’origine del suo film “Climbing Iran” finalista nel 2017 al Premio Solinas, prodotto con Nanof di Filippo Macelloni e Lorenzo Garzella. Per portarlo a termine affronterà insieme a Nasim l’ascesa del monte Behistun, enorme promontorio nel deserto e antico luogo sacro, oggi patrimonio dell’Unesco. È questo lo scenario che Nasim ha scelto per la sua nuova impresa: l’apertura di una via che porterà il suo nome, in un percorso di autodeterminazione e di lotta lontano da Teheran e dalle sue regole, dove la gravità diventa legge suprema uguale per tutti e non fa differenza tra uomini e donne.