“Talismano” è un libro dalla struttura complessa, forse per l’operazione di sistemazione che Conni Capobianco ha dovuto fare per trarre, da quello che immagino come un mare di appunti, note, racconti, poesie, trascrizioni, un libro da pubblicare.
“Talismano” di {{Conni Capobianco}} (edizioni Albatros) è stato presentato a Napoli, alla Galleria FiorilloArte, lo scorso 20 giugno, da {{Teresa Mangiacapra}} delle Tre Ghinee/Nemesiache,{{ Stefania Tarantino}}, dell’Università degli studi di Salerno e di Adateoriafemminista, {{Filippo Silvestri,}} dell’Università di Bari, con {{Annamaria Achermann}} che ha letto alcuni brani.

“Talismano” è un libro dalla struttura complessa, forse per l’operazione di sistemazione che Conni ha dovuto fare per trarre, da quello che immagino come un mare di appunti, note, racconti, poesie, trascrizioni, un libro da pubblicare. Il libro raccoglie infatti gli scritti di Conni lungo un arco temporale molto lungo, dal 1977/78 ad oggi. “Ho chiuso il cerchio” ha detto l’autrice per spiegare la necessità che l’ha spinta a pubblicare frammenti di stati d’animo, sentimenti, emozioni, sogni, quotidiano, tutti trascritti per sé, per “esorcizzare la gioia e il dolore”, dice Conni stessa, ed, improvvisamente, diventati un peso, qualcosa che impedisce di continuare a vivere.

Mi sono interrogata su questa {{necessità di donare ad altre ed altri }} ciò che per molto tempo si è alimentato nel segreto della scrittura, e sul perché questa trama diventi, improvvisamente, un peso. In un primo momento ho frainteso, ho pensato che questo punto fermo della pubblicazione fosse un voltar pagina, una interruzione definitiva di quel dialogo con se stessa che è, sempre, la tenuta di un diario. E invece no, perché Conni mi ha detto che continua a scrivere, che non smetterà mai.

E, allora, perché questa necessità, perché pubblicare come liberandosi di un peso? Nessun punto fermo Conni ha raggiunto, e lo scrive nel prologo: “Non è ancora il momento per me di cogliere e sciogliere l’enigma della vita”.

La parola chiave di questa operazione, l’ha detta nel corso della presentazione, augurando ai presenti di poter vivere, ognuno, la propria: {{“trasmutazione”}}. So di non forzare la mano se cito un passo de {{I Ching}}, l’antico libro della divinazione cinese che nel libro di Conni è presente: “Nulla trasmuta le cose come il crogiuolo”. In questo contenitore sacro che è la scrittura, quindi, si prepara, Conni ha preparato per sé, la propria trasmutazione, e la trasmutazione è, sempre I Ching lo dicono, l’accoglimento del nuovo.

“Talismano”, dicevo all’inizio, è un libro dalla struttura complessa. C’è {{una prima parte in forma di racconto in terza persona.}} Mirina è la protagonista; e non è difficile riconoscere in lei una giovane Conni che si muove in una città, Napoli, che sul finire degli anni Settanta vive una delle sue tante, ripetute, e sempre naufragate, rivoluzioni.

E c’è dell’ironia nella descrizione di una “giornata tipo” di una ragazza di quegli anni: “Animazione mattina e pomeriggio, a mensa con i bambini, a turno lava i piatti, a sera le riunioni per pianificare il lavoro del giorno seguente, periodicamente seminari, psicoterapia di gruppo, poter conoscersi per conoscere, capirsi per capire. Intanto come in una giungla, la giungla dell’esistenza, chi parlava e agiva senza coerenza, chi ascoltava e viveva con esasperata coerenza, chi faceva male e si faceva male con esagerata violenza. Di notte coordinamenti femministi, tante donne tanti gruppi, manifestazioni, spettacoli teatrali, performance per denunciare la violenza e il potere maschile per affermare la propria diversità libertà identità.”

Sono gli anni, dal 1976 al 1980, in cui Conni collabora come animatrice con l’Associazione Mensa Bambini Proletari, divenuta poi Cooperativa “Lo Cunto de li Cunti”, per anni punto di riferimento e aggregazione di molte forze culturali nella città di Napoli per le iniziative concrete rivolte all’infanzia emarginata dei quartieri popolari. Quell’infanzia che Mirina sente estranea e che scopre, insieme alla capacità di ridere, grazie a Lucia Mastrodomenico/Fedra – mai nel libro le persone sono citate con il vero nome, ma a pagina 41 c’è un ricordo di Lucia che è tenerissimo e doloroso: “Mirina credeva di avere tempo, tempo per raccontarsi…”.

Sul finire di quegli anni Settanta, avviene l{{a prima trasmutazione.}} Mirina, che “A volte pensa di essere un esempio di frustrazione classe ‘58”, grazie a {{Lina Mangiacapre }} e alle Nemesiache, diventa Nausicaa, entra nel mito, in quella dimensione che precede la storia e ne svela la stortura della cancellazione della differenza femminile. Mirina racconta del momento in cui “è stata accolta nella terra del mito”: “Iniziata ha scoperto la musica delle sirene l’oracolo della sibilla. La danza delle ninfe, la guerra delle amazzoni, un modo diverso e nuovo di fare politica.” Un mondo fantastico, e reale grazie all’arte, al cinema, al teatro, che diventa da quel momento la lente attraverso la quale Mirina legge il mondo e se stessa nel mondo.
Nel libro ci sono poi, dopo il racconto lungo della giovinezza di Mirina, dei brevi testi in cui storie, sogni, citazioni e personaggi scorrono attraverso pagine molto belle, nelle quali si affonda, seguendo il filo dei pensieri e delle considerazioni di Mirina. Ci si potrebbe stare ore, su ognuna di quelle pagine, perché Conni ha la capacità di coinvolgere, anzi, avvolgere, chi legge.

Una terza parte del libro raccoglie, come dice il titolo,{ “Aforismi riflessioni dialoghi di Nemesi”,} e qui il pensiero tagliente e visionario di {{Lina/Nemesi }} si mostra come trama – teorica e affettiva – del percorso di una persona, Mirina/Conni, che sa che cosa sia la riconoscenza, che è molto di più, a mio parere, del riconoscimento.

L’ultima parte di “Talismano” è la{{ trascrizione di sogni}}, 20 anni di sogni nel linguaggio descrittivo e denso che si usa per raccontare i propri sogni ad un analista. Ma, i sogni non sono relegati in queste pagine, tracimano, si espandono, si insinuano quasi in ogni pagina del libro. Del resto, lo dice l’autrice nella nota iniziale: “Ho trascritto parole dettatemi dalla realtà e dal sogno, poi il sogno è divenuto realtà e la realtà è sfociata nel sogno.” {{Trasmutazioni.}}