Il Governo Italiano ha stilato il piano nazionale per il contrasto e la prevenzione della violenza maschile sulle donne: noi sosteniamo la protesta diramata il 6 maggio da DIRE, UDI, Maschile Plurale, Telefono Rosa

Il punto di partenza è ancora una volta la visione settoriale e parziale di una fenomenologia che invece pervade tutta la logica di governo. Ancora una volta un governo vuole escludere il protagonismo delle donne nel riscatto sociale e politico dalla violenza, ancora una volta guarda a una fenomenologia complessa unicamente nel connotato tragico delle vittime.

L’apprendimento del glossario femminista da parte di istituzioni avare di risorse e soprattutto di spazi di espressione, non può impressionare coloro che testimoniano la violenza e vogliono la libertà di combatterla anche per chi non può farlo. Il linguaggio pretenzioso col quale, più che promettere fondi, si annunciano tagli, questa volta, descrive anche passaggi che segnano la visione aziendalistica estesa alla politica, anche nel contrasto al femminicidio. È il segno di una tendenza, alla quale sembra difficile attribuire aggettivi, che esclude la qualità politica dall’intervento sociale.

Mentre si dice che il femminicidio è una fenomenologia strutturale che, noi aggiungiamo, qualifica l’intera organizzazione statale, si impiegano fondi, risibili, senza mutare nulla di tutto quanto determina il controllo sulla libertà femminile, per confermare se non potenziare il sistema di esclusione delle donne. Una vera novità è costituita dall’ufficializzazione, nella rete antiviolenza, della mediazione familiare, dell’assistenzialismo benefico e delle competenze genericamente sociali con l’intento di scalzare l’impresa dei centri antiviolenza autogestiti.

La sussidiarietà nel nostro paese va evolvendosi in affarismo “sociale” di cui vediamo i guasti, e sappiamo anche del progetto della cancellzione ufficiale della dizione “senza scopo di lucro”.

La violenza “serve” ancora a mantenere l’ordine sociale, facciamo di tutto per svelarla continuamente. Oggi denunciamo un processo di modernizzazione cinica che usa le vittime come territorio di conquista e di lucro.

UDI di Napoli, Arcidonna Napoli, Cooperativa Eva, Tania Castellaccio della Cooperativa Dedalus, Associazione casa delle donne di Napoli