L’Unione donne in Italia ha avviato già da alcuni mesi il percorso di riflessione verso il XV congresso nazionale. [Documenti preparatori ->http://unionedonne.altervista.org/index.php/iniziative/verso-il-xv-congresso.html] sono sul sito dell’Udi nazionale. Di seguito pubblichiamo il contributo al dibattito di Isabella Ferraguti (Cooperativa Libera Stampa) e Tiziana Bartolini (direttora “noi donne”). {{Autoconvocazione nazionale Udi, 4 dicembre 2010,
_ contributo al dibattito }}

La fase congressuale che si apre è molto importante sia perchè la sentiamo come{{ passaggio con una valenza quasi ri-fondativa dell’UDI,}} sia perchè il momento storico, sociale e politico in cui questo avviene è complesso in generale, ed in particolare per le donne vediamo il rischio di un ritorno indietro ben oltre le manifestazioni già conclamate (e molto preoccupanti) di erosione di posizioni e protagonismi conquistati. L’eventualità che si profila – minacciosa e concreta – è{{ la rivisitazione persino sul piano normativo di diritti acquisiti,}} come è il caso della proposta di modifica della legge sui consultori nella Regione Lazio o dei regolamenti sul funzionamento dei consultori in Piemonte. Sono tentativi che oltrepassano i confini regionali e tentano di minare le possibilità di applicazione della 194 ed insidiare la possibilità per le donne di scegliere una procreazione libera e responsabile.

Non entriamo nel merito delle questioni che riguardano il lavoro e delle innumerevoli discriminazioni ad esso collegate e neppure della violenza sessuata o della carenza dei servizi pubblici e dell’impatto negativo nella vita delle donne, costrette a sopperire a tante carenze con il lavoro di cura. Non ne parliamo perchè diamo per scontato l’accordo nell’analisi dei problemi e la percezione della loro gravità e le ripercussioni per le donne. Preferiamo{{ richiamare l’attenzione su come affrontare tali emergenze e sul ruolo che l’UDI può svolgere, oggi, sulla scena pubblica. }}

Come cittadine, come donne, come iscritte all’UDI e come operatrici dell’informazione, attraverso il giornale ‘noidonne’ e il sito [www.noidonne.org->http://www.noidonne.org], noi sentiamo il peso di molteplici responsabilità e il rispetto che abbiamo per l’UDI e per la sua storia – che è anche la nostra storia – ci chiede di parlare con la franchezza necessaria a dare un contributo costruttivo. Sia ben chiaro: apprezziamo le attività e le iniziative realizzate, rispettiamo il lavoro di chi ci ha profuso impegno rendendole possibili, non siamo contro qualcuno e non siamo a favore di tesi precostituite. Semplicemente osserviamo la realtà e valutiamo quello che secondo noi occorrerebbe. E che manca o è poco incisivo.

{{Oggi in Italia occorrerebbe una grande ed autorevole associazione di donne capace di parlare a tutte le donne e ai loro bisogni}}, occorrerebbe una grande ed autorevole associazione capace di intervenire tempestivamente e continuamente nella scena pubblica con pienezza di parola e con competenza su tutte le questioni che la politica, l’economia, l’accademia ecc (cioè il Potere) pongono (o dimenticano) e che riguardano le donne. Un’associazione in grado di interloquire con la politica e di fare la Politica. L’UDI questo dovrebbe essere, questo dovrebbe fare.

Con tutta evidenza{{ le donne italiane}}, pur avendo conquistato splendide leggi e rilevanti posizioni nelle professioni e nelle carriere, {{non riescono ancora ad incidere nella cultura radicata del nostro Paese, che rimane – al fondo – misogino e patriarcale}}. E’ incredibile, ma tutti i saperi e le vaste competenze femminili non hanno ‘bucato’ un muro invisibile fatto di superficialità e di individualismi. È uno scandalo, ma un patrimonio grande e di qualità, una ricchezza della collettività rimane ai margini della società e non riesce ad incidere nei processi sociali e nella costruzione di una nuova dimensione culturale.

Questo è u{{no spreco che non possiamo permetterci né come Paese e tanto meno come donne}}. È un’offesa per le nostre intelligenze e la nostra dignità. È questo abisso che un’associazione come l’UDI deve occupare, per {{riempire di voci e suoni femminili il vuoto che la politica di alcuni partiti non riesce a colmare e che altri partiti sfruttano biecamente.}}

La portata della sfida è troppo alta – per la democrazia e per le donne – per pensare ad approcci limitati a singoli argomenti e in una prospettiva di nicchia. L’attacco ai diritti fondamentali è sfrontato e l’UDI secondo noi non è in campo attrezzata in modo adeguato. Le campagne tematiche hanno una specifica efficacia e finalità, ma non sono sufficienti a contrastare l’onda reazionaria e la sua potenza d’urto.

Non a caso, come sapete, sono numerose le associazioni di donne (o promosse da donne) a carattere nazionale nate di recente, talvolta poggiando su nomi noti o comunque per iniziativa di donne autorevoli della cultura o dello spettacolo.

Certamente {{questo fermento è positivo}} (e non possiamo che rallegrarci del fatto che al disappunto e all’indignazione individuale facciano seguito assunzioni di responsabilità come può essere il fondare associazioni e organizzare nuove aggregazioni, alle quali come giornale aderiamo formalmente o intratteniamo fitte relazioni), ma non possiamo non domandarci: {{come si rapporta l’UDI a tutto questo attivismo femminile? Come se lo spiega?}}

Queste nuove associazioni affrontano tante questioni importanti e impellenti, spesso hanno un approccio politico a tutto campo e dunque ci domandiamo: {{l’UDI corre forse il rischio di essere superata dall’incalzare degli eventi e dall’affermazione di altri soggetti e istanze? }} C’è un problema di ‘merito’ (non riteniamo adeguato rimanere nel solco tracciato negli ultimi anni e continuare a lavorare con approccio tematico?) e di ‘metodo’ (riteniamo adeguato continuare a comunicare l’associazione come è avvenuto sinora?). ‘Una campagna potente come quella della Staffetta non ha avuto l’impatto mediatico che meritava’, questo si pensa e si dice, ma proviamo a non dare la colpa ai giornalisti e ai media, almeno non del tutto, e a pensare che forse qualcosa di diverso (non in più, ma diverso) poteva essere fatto per dare più forza, più evidenza e più valore a quel grande lavoro e a tante generosità. {{L’UDI, rispetto alle altre nuove aggregazioni, parte con il vantaggio di un nome forte della sua autorevole storia, ma deve avere la capacità (e l’umiltà) di riguardarsi e riprogettarsi}}, deve avere la limpidezza di aprirsi veramente ai talenti e agli sguardi di altre donne senza la paura di incontrarli e accoglierli, senza filtri.

{{Queste considerazioni le facciamo in quanto iscritte all’UDI}} e come sincere e appassionate amiche di un’associazione che vorrebbero autorevole punto di riferimento per tutti i problemi che vivono migliaia di donne ogni giorno.

{{L’altro terreno su cui orientiamo le nostre brevi riflessioni riguarda la comunicazione, anche in relazione a noidonne.}}

Al punto in cui siamo non si può prescindere da {{un pieno riconoscimento politico del ruolo della comunicazione come mezzo di crescita della soggettività femminile}}, nella consapevolezza che senza presenza mediatica l’associazione si depotenzia e senza la politica elaborata dalle donne la testata comunica più ‘testimonianza’ che progettualità. D’altra parte gli strumenti della rete (pagine web, facebook, newsletter, mail ecc) sono potenti veicoli di diffusione di informazioni che richiedono grandi condivisioni e consentono una partecipazione autentica a patto di non essere utilizzati strumentalmente in modo autoreferenziale o al servizio di protagonismi.

Ma se dobbiamo affrontare una nuova avventura dobbiamo {{sentire la comunicazione come parte integrante del progetto stesso}}, oltre che uno strumento e al tempo stesso un obiettivo.

Per quanto riguarda {{noidonne}} pensiamo sia giunto il momento di interrogarci sul senso che diamo (e che eventualmente vogliamo continuare a dare) alla collaborazione che in questi anni abbiamo tessuto tra il giornale e l’associazione e che, come sapete, è stata ufficializzata con un accordo nel gennaio del 2009 grazie alla cura di Pina Nuzzo nel voler ‘riordinare’ il nostro rapporto; è stata un’attenzione di cui la ringraziamo e da allora mantenuta attraverso una o più pagine autogestite dall’UDI nazionale ogni mese su noidonne (pubblicate anche su www.noidonne.org). Cogliamo l’occasione per riconoscere a Ingrid Colanicchia di aver portato in questa collaborazione il valore della sua professionalità.

In due anni di esperienza, ci sembra, questa collaborazione è rimasta su un piano eccessivamente formale, non siamo riuscite in sostanza a far crescere l’idea di una reciproca e strategica utilità, {{è mancata un’empatia – se volete – che avrebbe dato più forza di penetrazione al messaggio dell’UDI e, naturalmente, a noidonne}}. L’esempio del link all’UDI pubblicato nella home del nostro sito e non corrisposto da analoga attenzione può essere in tal senso significativo.

Mentre i consolidati e tradizionali rapporti di amicizia, scambio e sostegno con alcune UDI non si sono mai interrotti, stentiamo a riconoscere nuove amiche, diffonditrici e/o abbonate arrivate all’UDI in questi ultimi anni. La questione che poniamo è di{{ rilevanza politica}}: è giunto il momento di chiederci, con serenità, se questa speciale connessione l’UDI la vuole mantenere, se la vuole rinnovare e con quali finalità, modalità e stile. Ci sembrerebbe privo di senso essere con l’UDI ‘per forza’ o per ‘forza d’inerzia’, per abitudine o magari per (meraviglioso) semplice affetto. Vorremmo essere insieme per una reciproca utilità e per una condivisione profonda dello sguardo sul mondo e sulle cose da fare. Perchè crediamo che la frammentazione delle donne e delle energie ci indebolisca tutte e che ciò sia esattamente il contrario di quello che occorre: stare insieme per trarre forza dalla condivisione.

Una condivisione che ci è mancata, ad esempio, in occasione della bella iniziativa il 26 novembre scorso al Cafè débat, quando avremmo voluto che alle autorevoli elette (del centrodestra) intervenute fosse (garbatamente ma fermamente) contestata la loro scelta di proporre la modifica della legge sui consultori nel Lazio, iniziativa che ci obbliga ad un faticoso lavoro di contrasto. Il rispetto del ruolo istituzionale e la valorizzazione di quello che come donne ci unisce non può impedirci di sottolineare – soprattutto in occasioni pubbliche – quello che ci divede e che riteniamo lesivo della nostra dignità tanto quanto le pubblicità che violano il corpo delle donne.

{{Isa Ferraguti}}, Presidente Cooperatiova Libera Stampa
_ {{Tiziana Bartolini}}, direttora di noidonne e www.noidonne.org

immagine: {{UDI 2011: una storia di donne}}, copertina calendario