Chiara Saraceno in una trasmissione di otto e mezzo su LA7 si è detta contraria alla proposta di un bonus bebè di 80 euro.

E si capisce, perché è d’accordo con Daniela Del Boca, ricercatrice che scrive su’ LaVoce-Info :” La recente proposta di un bonus bebè di 80 euro (per le famiglie fino a 90 mila euro di reddito cioè praticamente universale, secondo le ultime notizie) ripropone il dibattito di quali politiche potrebbe sostenere il bassissimo tasso di partecipazione al lavoro femminile (47 per cento) e il bassissimo tasso di natalità (1,4 figli per donna).

La politica di sussidi monetari alla natalità ha effetti incerti e in genere poco significativi, mentre può avere effetti anche negativi alla partecipazione al lavoro.” Le graziose giovani ministre renziane-alfiane fanno il verso al capo e non battono ciglio. La studiosa continua: in altri paesi europei la genitorialità è stata sostenuta con un mix d’interventi, dai nidi, ai congedi parentali, agli sgravi fiscali. In Germania, Francia e Danimarca, e altri paesi europei, una riforma ad hoc assicura un posto al nido pubblico per ogni nuovo nato. L’Italia è ferma al 17 % di frequenza.

Renzi, ai tempi delle primarie e all’inizio della sua presidenza dei consiglio dei ministri, sostenne la necessità di aumentare l’occupazione femminile anche aumentando gli asili nido,le cosiddette materne ecc..
La politica del bonus bebè assomiglia a quelle di marca fascista che, a partire dal “Discorso dell’Ascensione” caratterizzarono la politica demografica e famigliare.
Nel 1927 fu messa la tassa sul celibato e nel 1930 il Codice Rocco incluse il reato di diffusione delle pratiche contraccettive e, ovviamente, di aborto.

Noi siamo demograficamente in declino sia perché le donne non sono più disposte a trascorrere molti anni della loro vita a partorire identificando il proprio destino con la maternità, sia perché la vita quotidiana con la crisi ha creato famiglie monoreddito insufficienti. Sia perché da sempre, cioè anche con la repubblica, è mancata una vera politica per agevolare l’occupazione femminile anche con la diffusione di servizi per l’infanzia. Il bonus bebè “alle mamme”, e non ai genitori, sembra tagliata su misura per confermare il condizionamento culturale prettamente italico-cattolico delle donne nate, prima di tutto, per dedicarsi completamente ai figli.