E’ davvero difficile credere che una donna, detenuta in attesa di giudizio, rinchiusa per la notte precedente al processo in una camera di sicurezza dei Carabinieri, possa avere un desiderio sessuale così forte e impulsivo da decidere di intrattenere rapporti intimi proprio con i tre carabinieri che la tenevano in custodia.

Il riferimento è ovviamente alla donna che ha denunciato di essere stata stuprata, dopo un arresto, nella stazione dei Carabinieri del Quadraro. Era la notte del 23 febbraio. La mattina dopo nel corso dell’udienza di convalida del suo arresto, la donna non aveva esposto, nè al pm nè al giudice monocratico, quanto poi denunciato nel pomeriggio ai Carabinieri della Stazione di via In Selci che l’hanno accompagnata in ospedale dove i medici hanno accertato che la donna aveva avuto rapporti sessuali ma che però non c’erano segni di lesioni o altri segni di violenza. E allora?

{{Non ci provate! }}

Non provateci {{a far credere che la donna era consenziente}} o che forse si stava annoiando e la benemerita ha pensato bene di distrarla.

{{No, non ci provate! }}

Possiamo solo immaginare la pressione psicologica subita dalla donna e agita dai tutori dell’ordine che avrebbero dovuto “custodirla”. Sola, in una caserma per uno stupido furto, spaventata e circondata da uomini in divisa e armati.

{{Ma quale sesso consensuale! Questo è stupro.}}

E non è la prima volta che una donna denuncia per stupro un uomo in divisa.

Non abbiamo dimenticato l’ispettore capo Vittorio Adesso.

Nell’esprimere solidarietà e vicinanza alla donna che ha denunciato la violenza subita ed offrirle, se ne avesse bisogno, il nostro sostegno legale, ribadiamo che {{la violenza alle donne è agita da uomini, che possono essere italiani o di qualsiasi altra nazionalità, o anche in divisa,}} in questo caso quella dei carabinieri.

Centro DonnaLisa – ROMA