Alla vigilia di un nuovo lockdown occorre ripensare il lavoro e l’economia mettendo in primo piano la salute e la vita. Da qui si riparte per riformulare un nuovo modello di produzione e di consumo. Ripeteremo in questi prossimi mesi gli errori che hanno contraddistinto i mesi di marzo e aprile?

Molti lavori svolti allora come il lavoro di cura, le fattorine, le cameriere, le cassiere….le infermiere, sono stati svolti da donne. Lavori scarsamente visibili e molto spesso mal retribuiti.

Dall’altra parte molte donne hanno perso il lavoro, nei settori della ristorazione, del turismo ad esempio e molte ancora hanno deciso di “stare a casa”per continuare il lavoro di cura ai figli e ai genitori anziani, in un processo che ri-confina le donne. Molte hanno subito violenze domestiche.
Alla base di questa visione ci sono le teorie del valore – lavoro dominanti che hanno radici profonde nella teoria classica di Smith e Ricardo (e poi fino agli Utilitaristi , anche se in modo diverso), che contengono in sé il modo capitalistico di produzione e di riproduzione il cui fine non è il valore d’uso bensì il valore di scambio e cioè il profitto. In queste teorie il valore di un bene è dato dal lavoro incorporato in esso, per cui il lavoro è valore e dà valore e quindi si riconosce come lavoro solo il lavoro produttivo. Da questa concezione si determina la sotto valorizzazione della sfera della riproduzione, della cura e più in generale del lavoro delle donne.

Occorre allora rifondare l’idea di lavoro, di economia, di valore, alla luce di un’idea del nuovo mondo che verrà che mette al centro la cura, la salute e il benessere della collettività e della Madre Terra. Un modello che archivia le priorità finora acquisite e mette al centro la vita, come priorità che determina lo sguardo su tutto il resto, superando finalmente la distinzione tra lavori produttivi e lavori riproduttivi. Ma come cambia “il lavoro necessario per vivere” ai tempi della digitalizzazione e della pandemia?

Stiamo vivendo tre crisi epocali : crisi pandemica, crisi economica e crisi climatica.L’economia non può essere basata solo sullo sfruttamento, sul profitto, sul consumo e sulla produzione intensiva, come se la terra avesse risorse infinite, che non ha.

È una grande sfida che, purtroppo, a livello politico non coglie nessuno.

Durante la prima ondata ci dicevamo che ne saremmo usciti migliori ma adesso stiamo scoprendo che non solo non siamo migliori, ma non ne siamo usciti proprio perché il virus non lascia scampo e i nostri comportamenti non sono sufficienti.

Adesso è importante, insieme, lavorare per una coesione sociale perché la minaccia di una deriva violenta è seria. Insieme dobbiamo camminare verso un mondo post pandemia e un mondo post patriarcale, un mondo nuovo, sconosciuto, che al momento mette paura.

Un mondo che pone al centro di tutto la salute del Pianeta, la difesa dell’ambiente e la salvaguardia degli ecosistemi. E il fatto che una moltitudine di giovani, ispirati da Greta Thunberg, ci solleciti a non perdere tempo lo conferma. Perché i dati scientifici dicono che, se continuiamo con queste emissioni di co2, arriveremo, nel 2100, a 5 gradi di temperatura in più: un disastro di proporzioni bibliche.

Per molti studiosi già la pandemia in atto è strettamente correlata alla devastazione degli ecosistemi.

Che ruolo potranno avere le donne in questo difficile momento di transizione?

Molte delle proposte che abbiamo inviato negli ultimi mesi ai Governi nazionali, regionali ed europei giacciono ancora una volta nei cassetti di qualche coraggioso capo di Gabinetto, che li ha certamente ricevuti ma forse solo sfogliati.

Lo dimostrano gli atti e il recente Decreto Ristori oltre la miopia di scelte economiche che si stanno ipotizzando per i prossimi mesi di lockdown.Le proteste violente di questi giorni stanno rivelando un disagio comprensibile.

Noi donne in realtà non abbiamo le risposte adeguate per rispondere e risolvere le contraddizioni che il Pianeta sta vivendo.

Il nostro ruolo adesso è di esserci, assumere sempre maggiore consapevolezza in un’Alleanza profonda con altre donne.

In questo passaggio di transizione saremo in grado di determinare il cambiamento, insieme a donne di valore e Uomini Illuminati.

Occorre esserci e stare insieme in relazione tra noi, collaborando, generando, pensando con la nostra testa, verso il nuovo mondo che verrà.

E’ nel Laboratorio politico Generazioni che Stati generali delle Donne sta realizzando ogni venerdì in aula virtuale, che si cambia il paradigma e la realtà con forza e autorevolezza, sviluppando intelligenza politica. Le istanze che stanno nascendo dalle donne all’interno del Laboratorio creano rinnovamento politico, economico e sociale.

Tre donne in Europa stanno decidendo: Angela Merkel, Ursula von der Leyen, Christine Lagarde che nel conflitto tra i paesi nordici e quelli mediterranei, hanno trovato una mediazione attraverso il Recovery Fund.

Adesso si tratterà di continuare la contrattazione per meglio decidere come spendere i fondi e mettere in gioco l’autorità conquistata, guardando oltre e allargando i confini del femminismo.

Ci sono uomini (gli uomini illuminati) che con noi si sono messi a camminare.

Il prossimo 28 novembre ne chiameremo altri all’appello.

Non ne usciremo da sole e per questo l’appello che noi donne stiamo lanciando riparte dal #metoo ma si proietta verso il #wetoo #oraomaipiù.