Una sentenza della Suprema Corte contribuisce a fare un passo in più nel riconoscimento del lavoro domestico. La
sentenza ha riconosciuto un compenso di 108.000 € ad una donna dopo
quindici anni di matrimonio in regime di separazione dei beni, per i
lavori svolti in casa.La Corte ha accettato la
decisione del Tribunale di primo grado di Móstoles, successivamente
revocata del Tribunale Provinciale di Madrid, con la quale Maria Piedad
Fa sarà ricompensata con 108.000 euro, dopo il suo divorzio per aver
contribuito per quindici anni in regime di separazione dei beni alle
spese familiari, con i lavori domestici e la cura della figlia.

La sentenza chiarisce che “il lavoro domestico non solo è una forma di
contributo, ma costituisce titolo per ottenere un risarcimento nel
momento della fine del regime”.

Per la quantificazione si è fatto ricorso al salario di una lavoratrice domestica moltiplicato per
gli anni di matrimonio. In questo caso la cifra è stata quantificata in
600 euro mensili. Maria Piedad Fa, laureata in legge, non ha mai
esercitato una professione o qualsiasi altro lavoro durante i quindici
anni di matrimonio, dedicandosi esclusivamente alle faccende domestiche e
alla cura della figlia.

Il riconoscimento della Corte non
crea giurisprudenza, perché occorrono ancora due decisioni in questa
direzione, ma serve affinché “sia riconosciuto il lavoro svolto in casa.
Un lavoro molto dimenticato” ha commentato l’avvocata Themis. Non sono
mancati su Internet sprezzanti commenti a questa sentenza.

Villar-Pérez ricorda però, che il lavoro domestico è molto di più che “lavare una tazza o stirare una camicia”.
_ Si tratta di una serie di compiti in aggiunta alla rinuncia di un’aspettativa
professionale e di carriera.

– {{Fonte}}: [http://www.amecopress.net/spip.php?article7450
->http://www.amecopress.net/spip.php?article7450]