Negli ultimi giorni, in Spagna, sono in corso proteste per la sentenza dalla Corte di Navarra nei confronti di 5 uomini condannati per abusi sessuali e non per violenza sessuale, dopo lo stupro di gruppo, due anni fa, di una ragazza di 18 anni. Durante le proteste molte donne indossano guanti rossi

Articolo di Penny*

— Io sì che ti credo. Ti credo anche se avessi portato i pantaloni corti e le gambe scoperte. Quel giorno. Ti credo anche se avessi avuto la maglietta attillata. Ti credo anche se fossi uscita per divertirti. Come non ci fosse niente di male. Io ti credo. Perché sono stata, e sono come te. Perché sono donna. Sono madre. Perché esiste il diritto di scegliere la vita che ci appartiene. Di essere felici. Di guardare al futuro. Di fidarci. Di partecipare a una festa senza pensare che cinque uomini facciano di noi quello che vogliono.

— Io sì che ti credo. Immobile. Silente. Filmata come orrore da mostrare. Con gli occhi chiusi per non vedere. La faccia bloccata dentro alla paura. Con la speranza di rimanere viva.

— Io sì che ti credo. Ti credo quando hai il coraggio di denunciare. Ti credo dentro alla delusione della sentenza. Al bisogno della verità. Io ti credo. Come le altre donne. Che lottano con te. Oggi.

— Io sì che ti credo. Alzo i miei guanti rossi. Contro l’orrore. La prepotenza. La violenza. Lo stupro che si rinnova nella condanna.

— Io sì che ti credo. Credo nel diritto di tutte le donne a essere libere. Libere. Libere. Senza per questo essere violentate. Uccise. Massacrate.  Alzo i miei guanti rossi. Insieme a te.

— Io sì che ti credo. Noi qui ti crediamo. Insieme ce la faremo a cambiare le cose. Se nessuna si tira indietro. Ce la faremo. Per le nostre figlie, le donne che verranno, per noi.

* Penny  è insegnante, scrittrice e madre di due ragazze adolescenti. Sul sul suo blog sosdonne.com dice di scrivere “per necessità” e che la sua ragazza quindicenne fa i disegni (davvero belli, come quello di questo articolo). Il suo primo romanzo si intitola Il matrimonio di mia sorella. Ha autorizzato con piacere Comune a pubblicare i suoi articoli e ha aderito alla campagna Un mondo nuovo comincia da qui scrivendo: Se c’è una libertà che abbiamo ancora, è quella di poter utilizzare le parole. Le parole sono potenti. Hanno la presunzione di cambiare le cose. Distruggere muri e creare ponti. Comune dona una possibilità alle parole, come quella di avvicinarsi alla verità, anche se scomoda. E lo fa nell’unico modo possibile, mettendo insieme e interrogandosi. Noi possiamo esserci. E farlo insieme in un progetto che unisce. Dicendo no a una società che divide.