Il nuovo numero di Marea, il primo del 2014 in uscita a metà febbraio ha per tema: 
“Sotto attacco in europa a rischio libertà riproduttive e autodeterminazione: perchè?
Che fare?” Pubblichiamo l’editoriale della rivista.Quante volte, nell’ultimo decennio, a partire dal 2001, (l’anno fatale per l’Italia, con la ferita di Genova e l’apertura del dibattito sulla globalizzazione) abbiamo scritto, o letto, della necessità di costruire ‘un’altra Europa, laica e dei diritti’?

Molte, troppe volte: ma raramente il monito comprendeva in modo preciso i diritti delle donne, che non sono quasi mai considerati come diritti principali e universali, sia dalla politica tradizionale come dai movimenti per il cambiamento.

Sembra un destino, ma è proprio sul tema dei diritti riproduttivi e della giustizia che in Europa si sta aprendo un fronte inquietante sul tema dell’autodeterminazione femminile: con l’involuzione spagnola sulla legge sull’interruzione di gravidanza, e poco dopo la bocciatura della risoluzione Estrela, che prendeva il nome dalla deputata socialista portoghese che al Parlamento Europeo aveva proposto un testo nel quale si parlava di “salute e diritti sessuali e riproduttivi” e si stabiliva il diritto “all’aborto sicuro e legale” in Europa le donne del vecchio continente rischiano di essere più fragili e di vedere meno garantiti diritti che sono stati conquistati con lotte lunghe e articolate.

Nemmeno il fatto che la risoluzione fosse dettagliata e molta attenta alla promozione in tutti i paesi dell’Unione di educazione sessuale per bambine e bambini per prevenire gravidanze indesiderate e garantire accesso alla contraccezione ha fermato un voto negativo, frutto della vasta e potente offensiva delle formazioni della destra e delle frange fondamentaliste cattoliche.

E’ un allarme serio: come sappiamo ogni attacco ai diritti di libertà e scelta ottenuti dalle donne non sono solo dei vulnus diretti verso le donne ma sono un segnale di involuzione per i diritti in generale, un indicatore di contrazione della visione inclusiva e accogliente dei bisogni di cittadinanza e delle differenze.

Di fronte a questo pericolo molte donne in Europa hanno deciso di provare a costruire una rete, che rimetta al centro il tema dei diritti riproduttivi, per far pressione sulla politica nazionale ed europea affinchè non si cancellino i diritti acquisiti, si dia attuazione alla Convenzione di Istanbul, si coinvolgano finalmente gli uomini in una
storia, quella del mettere o non mettere al mondo, che deve vedere al centro libertà e responsabilità condivise.

Questa rete ha un nome: si chiama womenareurope, è nata da pochi giorni da una rete di associazioni di Firenze, che già lavorano insieme e si sta espandendo a macchia d’olio attraverso mailing list e internet.

Ha un sito, [http://womenareurope.wordpress.com/->http://womenareurope.wordpress.com/] e una pagina facebook, ed ha scelto, almeno per ora, di non puntare sul ‘chi’, ma di lavorare più sull’argomento e sulla sensibilizzazione piuttosto che sulla soggettività di chi ne fa parte.
Al sito si può aderire attraverso un semplice form, e si può essere inserite in una mailing list, che serve come strumento per comunicare e pensare, insieme, tante e diverse, italiane ed europee, il da farsi da qui a marzo, quando sono in programma diverse iniziative.

Il nostro continente, è bene ricordarlo, prende il nome di Europa, giovane principessa rapita da Zeus che se ne invaghì e le usò violenza. E’ un mito originario non certo propizio, e sembra che le donne vogliano rovesciare le ombre che un simile esordio reca con sé.

Il nimero contiene articoli di

– Ilaria Biagioli
– Rosangela Pesenti
– Rossana Piredda
– Giancarla Codrignani
– Chiara Lalli
– Sandra Morano
– Linda Ferrondi
– Lidia Menapace
– Daniela Rossi