“Promuovere dialogo e pace: costruire capacità e rafforzare la società civile”, con questo messaggio si è svolta a Roma, dal 5 all’8 febbraio con la partecipazione di rappresentanti della comunità internazionale, la prima conferenza della società civile somala organizzata da esponenti di associazioni, università, imprese somale e della diaspora con il supporto di Intersos che opera a nome della Associazione Ong italiane.
Somalia:{{ un paese da 17 anni in guerra}}, senza istituzioni statuali vere e proprie, dove si sta svolgendo una {{tragedia umanitaria}} che qualcuno definisce pià grande di quella del Darfur. “Rapito cooperante tedesco”, “Salta in aria un bus con 8 donne”, “Medecins sans frontières lascia la Somalia” sono solo le notizie degli ultimi dieci giorni che si leggono sul blog del giornalista Pino Scaccia http://somaliamia.blogspot.com/.

{{Eppure un paese “ancora in piedi ”,}} afferma Patrizia Sentinelli, viceministra agli esteri ancora in carica con la delega alla cooperazione e allo sviluppo; un paese in cui, fra mille difficoltà, sono aumentate le organizzazioni e le imprese, magari piccole, che hanno portato avanti esperienze vitali nella società civile, come hanno testimoniato 40 delegate/i alla conferenza riaffermando il ruolo fondamentale delle donne.

Certo c’è bisogno del sostegno della comunità internazionale ma ormai molte delle organizzazioni che ricevono fondi “non hanno dato delusioni”, sono “affidabili”, “mature per un rapporto responsabile con le organizzazioni internazionali”. Lo affermano con decisione molti interventi anche di {{donne le cui organizzazioni hanno raccolto in questi anni la sfida della vita quotidiana}}. Lo ribadisce la rappresentante del Cospe, ong italiana da più di dieci anni impegnata in progetti di genere. Dalla “diaspora” si riafferma la volontà di voler partecipare a un processo di ricostruzione di identità portato avanti attraverso azioni concrete.

I lavori della conferenza in tutto il suo svolgimento hanno confermato che la società civile somala esiste, {{“non c’è un vuoto politico}}”; alla comunità internazionale (Italia e Unione europea innanzitutto) si chiedono dunque inteventi concreti sul piano umanitario ma anche nel sostegno al processo partecipativo in atto per poter arrivare alle elezioni programmate per il 2009 con un dialogo e una capacità di gestire i conflitti, prendendo atto che le soluzioni militari non servono. Da parte della vice ministra, dell’inviato speciale del ministero degli Esteri in Somalia (ambasciatore Raffaelli), e del direttore generale per il settore Sviluppo della Commissione europea, viene ribadita l’importanza del processo in atto in un momento che appare essere di svolta nella situazione politica del paese.

Il processo partecipativo non comincia oggi grazie anche all’impegno delle Ong internazionali. Il Cospe – ad esempio – che dal 1997 sta accompagnando questo processo, supportando progetti che hanno principalmente l’obiettivo di rafforzare la società civile e rendere le donne protagoniste dello sviluppo e della politica del paese, è partner della {{Somali Women Agenda}}, piattaforma di azione delle donne somale. Alla SWA aderiscono 15 organizzazioni di donne, singole attiviste e donne della Diaspora e rappresenta circa 50.000 donne in Somalia e all’estero. La prima conferenza organizzativa della SWA si è tenuta lo scorso ottobre, a Nairobi: in quell’occasione è stato fatto un primo piano d’azione ed è stato eletto un Comitato Direttivo composto da 19 persone che rappresentano le associazioni che supportano la SWA.
Tra le cose che SWA chiede è che sia riconosciuto il ruolo fondamentale delle donne somale nel processo di pacificazione e il loro contributo per aver mandato avanti la gestione della vita familiare in Somalia durante gli anni del conflitto. SWA si propone inoltre di combattere l’attuale sistema di divisione di potere su base clanica riproposta anche all’interno dell’attuale Governo di transizione; chiede che sia garantita la rappresentanza femminile in Parlamento e pensa anche di costituirsi come vero e proprio partito politico a-clanico.

Una risposta a questi intenti sembra venire da questi quattro giorni di confronto che si sono conclusi con la presentazione della{{ “Dichiarazione di Roma”,}} documento che presenta le prese di posizione della conferenza per quel che riguarda sei diversi temi: la crisi umanitaria, il dialogo e la riconciliazione, i diritti umani, il ruolo della società civile, il suo rafforzamento e il rapporto che deve avere con la comunità internazionale per essere sostenuta nella promozione del dialogo. Destinatari: la comunità internazionale, comunità somala in diaspora, comunità imprenditoriale somala. La Dichiarazione è recuperabile dal sito Intersos.