Riprendiamo da “Noi Europa, newsletter del sito www.patriziatoia.it” dell’onorevole Patrizia Toia, deputata al parlamento europeo per il gruppo Alleanza progressita dei socialisti&democratici, questa nota sulla conferenza internazionale per il clima.
E’ un accordo molto deludente quello che si è concluso a Copenaghen venerdì scorso, al termine della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico.

In un momento di grandissimo bisogno di interventi volti a ridurre le emissioni di CO2 a livello globale i grandi leader mondiali, capeggiati da Obama e Hu Jintao, {{hanno deciso invece di non prendere impegni vincolanti}} ma soluzioni generiche e priva di quell’efficacia urgente, che avremmo invece voluto.

Un’azione internazionale è oggi urgente ed essenziale per fare fronte al cambiamento climatico e qualcuno dice “il mondo non può più aspettare”, ma invece {{a Copenhagen si è deciso di attendere ancora}}.

Cambiamenti si producono al livello della ripartizione delle precipitazioni, segnati da una tendenza in aumento nelle latitudini superiori ed al ribasso in alcune zone subtropicali e tropicali, come pure nel bacino mediterraneo. Inoltre, il numero di episodi di precipitazioni estreme – sempre più diffusi – aumenta, come la frequenza e l’intensità delle onde di calore, inondazioni e siccità. Quest’evoluzione del volume e della ripartizione delle precipitazioni ha gravi conseguenze su un gran numero di attività economiche e sulla capacità dei paesi di reagire alle situazioni di urgenze come le grandi inondazioni costiere o le forti cadute di neve.

{{Alcune regioni sono più vulnerabili di altre a questi cambiamenti e di solito le regioni più vulnerabili sono quelle in cui questa vulnerabilità climatica-ambientale si somma ad altri problemi più strutturali.}} Queste paesi sono quelli che chiamiamo Paesi in Via di Sviluppo.
Fra gli altri effetti negativi del cambiamento climatico, vi sono le diminuzioni dei raccolti agricoli. In alcuni paesi africani, ad esempio, i raccolti potrebbero anche abbassarsi del 50% da qui a 2020. l’evoluzione climatica rischia anche di scavare il deficit idrico, che potrebbe toccare, nel 2020, dai 75 alle 250 milioni di persone solo in Africa.
Nell’insieme, si prevede un aumento delle temperature da 1,1 a 6,4C da qui a 2100.

{{L’Unione Europea}} dal canto suo si sta impegnando a contenere l’innalzamento delle temperature all’interno dei 2C da qui al 2050. Inoltre l’UE si impegna a ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020 (prendendo come punto di riferimento il 1990). L’Europa ha anche approvato recentemente un regolamento che a partire dal 2012 obbliga i costruttori a produrre macchine che non emettano più di 130 g di CO2 al km, e di avviare misure per un’ulteriore riduzione di 10 g/km ulteriori. Anche dal punto di vista delle energie rinnovabili l’impegno dell’UE è forte: entro il 2020 almeno il 20% dell’energia prodotta dovrà venire da fonti rinnovabili, quindi da fonti non fossili. Altri interventi mirano a migliorare l’eco-efficienza degli edifici, così come l’impatto ambientale di elettrodomestici.

{{Ma questo ancora non basta.}} Siccome l’evoluzione climatica ha un impatto mondiale, è essenziale che le misure speciali per fare fronte alla situazione siano globali.