“L’opposizione è nelle nostre mani – Un’altra politica per un’altra Italia” è lo slogan della mobilitazione dell’11 ottobre, che vuole essere un primo momento di mobilitazione dell’insieme della sinistra contro governo e Confindustria e contro indirizzi politici che appaiono tali da configurare, nel loro insieme, un vero e proprio cambiamento della costituzione materiale del Paese. {{{L’origine}}}

La mobilitazione sull’11 ottobre non ci sarebbe stata senza l’appello – con un primo manipolo di coraggiosi firmatari – pubblicato su Il Manifesto di martedì 29 luglio.

La sinistra deve fare la sua parte nella costruzione dell’opposizione contro il governo Berlusconi. Se la sinistra venisse meno a questo suo elementare compito non vi sarebbe nessuna efficace azione di contrasto alle politiche della destra oggi al comando del paese.

Nel Seminario di Firenze dello scorso 5 luglio “{Di chi è la politica? Le diverse forme e modi dell’agire politico}” è stata esplorata, da tante e tanti, la questione complessa del rinnovamento delle modalità e dei meccanismi di azione della politica, indispensabile alla ricostituzione di una sinistra unita e plurale nel nostro paese.
_ Si è assunto l’impegno di pubblicare i contributi alla discussione il più presto possibile.

Ma altrettanto vitale è{{ innescare in questo momento drammatico nuove capacità di coordinamento e di lotta}}, attivando processi di mobilitazione e dando il nostro contributo a quelli che sorgono spontaneamente, rafforzando la loro unitarietà. In pochi mesi di attività il {{governo Berlusconi sta erodendo gravemente alcuni dei pilastri fondamentali della democrazia}}: le schedature e le impronte ai rom adulti e bambini e l’introduzione del reato di immigrazione clandestina alimentano direttamente un’ondata di razzismo e di xenofobia.

{{L’uso dell’esercito in compiti di ordine pubblico}} e antisommossa rende esplicite le pulsioni autoritarie del governo. Vengono definitivamente meno l’universalità dei diritti, il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, il carattere personale della responsabilità giuridica, l’obbligatorietà dell’azione penale.

Nel mordere della crisi economica che allarga la forbice fra inflazione e retribuzioni il Decreto legge 112 (“manovra finanziaria”) aggrava le condizioni materiali di vita delle persone e lede ulteriormente i diritti del lavoro, mentre fasce crescenti di popolazione sono colpite da pesanti difficoltà economiche che alimentano un senso di rabbia ma anche di isolamento. {{Si approfondisce la precarietà e l’insicurezza nel lavoro}} e si attaccano i diritti sindacali.
_ {{L’ambiente è minacciato dal ritorno di un nucleare}} pericoloso quanto impotente, i beni pubblici – l’università statale, i servizi sanitari, la scuola pubblica, la tutela dei beni culturali del territorio e del paesaggio – sono minacciati a morte. Si tolgono risorse ai Comuni spingendoli a tagliare i servizi sociali, a privatizzare le municipalizzate ed alienare il patrimonio pubblico senza più alcun controllo urbanistico da parte delle regioni.

Di fronte a tutto questo{{ la sinistra è frantumata e silenziosa, consumata da faide interne}}. Più si prolunga il silenzio e più l’effetto è devastante e la disgregazione si fa inarrestabile.
_ Per contrastare questa deriva noi proponiamo l’avvio fin da ora, nel corso dell’estate, di un percorso di estesa attivazione delle forze e delle coscienze, che miri alla ripresa su basi nuove dell’opposizione al governo Berlusconi e al berlusconismo.

Il primo passaggio necessario è proprio costituito dall’opposizione diffusa alla manovra finanziaria (DL 112), con l’impegno a farne scaturire dopo l’estate una grande mobilitazione unitaria della sinistra in tutte le sue varie componenti e sfaccettature.

Crediamo che una simile mobilitazione sia anche il miglior strumento per riprendere il cammino reale del processo costituente dal basso di una sinistra nuova, unita e plurale, che sperimenti un lavoro capillare, decentrato e democratico, in modo che la fiducia di persone provenienti da tradizioni e esperienze diverse cresca insieme con il lavoro comune in un sistema di “autonomie confederate” come forme di associazione e coordinamento, anche ambiziose, fra soggetti differenti, dando voce e casa alle sue tante espressioni diverse tuttora attive sul territorio nazionale – associazioni, partiti, movimenti, singoli individui – che non si rassegnano a sentirsi “esuli in patria” e che ancora (ma per quanto?) rappresentano le forze vive di un’altra Italia.

{Anna Picciolini, Massimo Torelli, Andrea Alzetta, Andrea Bagni, Fulvia Bandoli, Maria Luisa Boccia, Elio Bonfanti, Paolo Cacciari, Maria Grazia Campus, Giuseppe Chiarante, Stefano Ciccone, Paolo Ciofi, Piero Di Siena, Antonello Falomi, Pietro Folena, Paul Ginsborg, Chiara Giunti, Siliano Mollitti,Andrea Montagni, Fabrizio Nizi, Niccolò Pecorini, Ciro Pesacane, Marina Pivetta, Bianca Pomeranzi, Tiziano Rinaldini, Ersilia Salvato, Mario Sai, Bia Sarasini, Anita Sonego, Aldo Tortorella}

{{{La petizione}}}

Le politiche aggressive del Governo di centrodestra, sostenute in primo luogo da Confindustria, disegnano il quadro di un’Italia ripiegata su se stessa e che guarda con paura al futuro, un Paese dove pochi comandano, in cui il lavoro viene continuamente umiliato e mortificato, nel quale l’emergenza è evocata costantemente per giustificare la restaurazione di una società classista razzista e sessista.
_ Che vede nei poveri, nei marginali e nei differenti, i suoi principali nemici. Che nega, specie nei migranti, il riconoscimento di diritti di cittadinanza con leggi come la Bossi Fini che non solo generano clandestinità e lavoro nero, ma calpestano fondamentali valori di umanità.

Questa è la risposta delle destre alla crisi profonda, di cui quella finanziaria è solo un aspetto, che attraversa il processo di globalizzazione e le teorie liberiste che l’hanno sostenuto. Una risposta che, naturalmente, ignora il fatto che solo un deciso mutamento del modello economico oggi operante può risolvere problemi drammatici, dei quali il più grave è la crisi ecologica planetaria.

{{Spetta alla sinistra}} contrapporre un’altra idea di società e un coerente programma in difesa della democrazia e delle condizioni di vita delle persone. E’ una risposta che non può tardare ed è l’unico modo per superare le conseguenze della sconfitta elettorale e politica.
Ci proponiamo perciò di contribuire alla costruzione di un’opposizione che sappia parlare al Paese a partire dai seguenti obiettivi :

1) {{riprendere un’azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso}}. La scommessa è ridare prospettiva a un ruolo dell’Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all’unilateralismo dell’amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all’occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin;

2) {{imporre su larga scala un’azione di difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita}}, il quale causa un malessere che la destra tenta di trasformare in egoismo sociale, guerra tra poveri, in un protezionismo economico del tutto insensibile al permanere di gravi squilibri tra il Nord e il Sud del mondo.
_ Di fronte alla {{piaga degli “omicidi bianchi”}} è necessario intensificare i controlli e imporre l’applicazione delle sanzioni alle imprese. Si tratta inoltre di valorizzare tutte le forme di lavoro: lottando contro precariato e lavoro nero, anche attraverso la determinazione di un nuovo quadro legislativo; sostenendo il reddito dei disoccupati e dei giovani inoccupati; ottenendo il riconoscimento di forme di lavoro informale e di economia solidale;

3) {{respingere l’attacco alla scuola pubblica, all’Università e alla ricerca}}, alla cultura, al servizio sanitario nazionale, ai diritti dei lavoratori e alla contrattazione collettiva. E’ una vera e propria demolizione attuata attraverso un’azione di tagli indiscriminati e di licenziamenti, l’introduzione di processi di privatizzazione, e un’offensiva ideologica improntata a un ritorno al passato di chiaro stampo reazionario (maestro unico, ecc.).
_ L’obiettivo della destra al governo è colpire al cuore le istituzioni del welfare che garantiscono l’esercizio dei diritti di cittadinanza. L’affondo è costituito da un’ipotesi di federalismo fiscale deprivato di ogni principio di mutua solidarietà;

4) {{rispondere con forza all’attacco contro le politiche volte a contrastare la violenza degli uomini contro le donne}}, riconoscendo il valore politico della lotta a tutte le forme di dominio patriarcale, dell’autodeterminazione delle donne e della libertà femminile nello spazio pubblico e nelle scelte personali;

5) {{sostenere il valore della laicità dello stato}} e riconoscere diritto di cittadinanza alle richieste dei movimenti per la libera scelta sessuale e per quelle relative al proprio destino biologico;

6) {{sostenere le vertenze territoriali (No Tav, No Dal Molin, ecc.) che intendono intervenire democraticamente su temi di grande valore}} per le comunità, a partire dalle decisioni collettive sui temi ambientali, sulla salute e sui beni comuni, {{prima fra tutti l’acqua}}. Quella che si sta affermando con la destra al governo è un’idea di comunità corporativa, egoista, rozza e cattiva, un’idea di società che rischia di trasformare le nostre città e le loro periferie nei luoghi dell’esclusione. Bisogna far crescere una capacità di cambiamento radicale delle politiche riguardanti la gestione dei rifiuti e il sistema energetico. Con al centro la massima efficienza nell’uso delle risorse e l’uso delle fonti rinnovabili. Superando la logica dei megaimpianti distruttivi dei territori, del clima e delle risorse in via di esaurimento. E’ fondamentale sostenere una forte ripresa del movimento antinuclearista che respinga la velleitaria politica del governo in campo energetico.

7) {{contrastare tutte le tentazioni autoritarie}} volte a negare o limitare fondamentali libertà democratiche e civili, a partire dalle scelte del governo dai temi della giustizia, della comunicazione e della libertà di stampa. O in tema di legge elettorale mettendo in questione diritti costituzionali di associazione e di rappresentanza.
_ Si tratta anche di affermare una cultura della legalità contro le tendenze a garantire l’immunità dei forti con leggi ad personam e a criminalizzare i deboli.

Per queste ragioni e con questi obiettivi vogliamo {{costruire insieme un percorso che dia voce ad un’opposizione efficace}}, che superi la delusione provocata in tanti dal fallimento del Governo Prodi e dalla contemporanea sconfitta della sinistra, e raccolga risorse e proposte per questo paese in affanno.
_ L’attuale minoranza parlamentare non è certo in grado di svolgere questo compito, e comunque non da sola, animata com’è da pulsioni consociative sul piano delle riforme istituzionali, e su alcuni aspetti delle politiche economiche e sociali (come tanti imbarazzati silenzi dimostrano, dal caso Alitalia all’attacco a cui è sottoposta la scuola, dalla militarizzazione della gestione dei rifiuti campani alle ordinanze di tante amministrazioni locali lesive degli stessi principi costituzionali).

Bisogna invece sapere {{cogliere il carattere sistematico dell’offensiva condotta dalle destre}}, sia sul terreno democratico, che su quelli civile e sociale, per potere generare un’opposizione politica e sociale che abbia l’ambizione di sconfiggere il Governo Berlusconi.

Quindi, {{proponiamo una mobilitazione a sinistra, per “fare insieme”}}, al fine di suscitare un fronte largo di opposizione che, pur in presenza di diverse prospettive di movimenti partiti, associazioni, comitati e singoli, sappia contribuire a contrastare in modo efficace le politiche di questo governo.

Al tal fine proponiamo la{{ convocazione per il 11 ottobre di un’iniziativa di massa, pubblica e unitaria}}, rivolgendoci a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un’iniziativa che non sia di una parte sola. Il nostro intento è contribuire all’avvio di una nuova stagione politica segnata da mobilitazioni, anche territorialmente articolate, sulle singole questioni e sui temi specifici sollevati.