Probabilmente la ministra Gelmini, avvocata, ha ancora l’idea che è sufficiente imporre le regole in nome dell’autorità per ottenere impegno, disciplina., dunque obbedienza. D’altronde il rinnovamento – in termini formativi psicopedagogici – degli insegnanti non è stato mai sentito neppure dalla sinistra partitica .Gli insegnanti non sono chiamati a stabilire una relazione che comporti anche il patto educativo; tanto meno uno stile cooperativo come, per esempio, insegna la Pedagogia Istituzionale; non devono faticare per formarsi psicologicamente (oltre che didatticamente) in quanto tra docenti e discenti sono i ruoli a determinare, a priori, il rapporto. Negli anni del dopoguerra le maestre possono ancora usare la canna sulle esili gambette da fame arretrata,o sbattere le teste dei chiacchieroni sui rigidi banchi di legno, oppure, a scelta, l’una contro l’altra.

C’è stata una stagione durante la quale un certo movimento di ricerca e discussione intorno alla necessità di formare gli insegnanti pedagogicamente e psicologicamente, ha portato a qualche cambiamento anche se più che altro spontaneo.
_ In Italia non è mai venuta meno l’idea che è in fondo sufficiente il titolo di studio in una o più materie per insegnare utilizzando l’imitazione dei propri insegnanti. Fatta eccezione per le maestre che una infarinatura pedagogica e didattica (ma non psicologica) la ricevevano all’Istituto Magistrale.

Probabilmente {{la ministra Gelmini}}, avvocata, ha ancora l’idea che è sufficiente imporre le regole in nome dell’autorità per ottenere impegno, disciplina., dunque obbedienza. D’altronde il rinnovamento – in termini formativi psicopedagogici – degli insegnanti non è stato mai sentito neppure dalla sinistra partitica.

{{Marino Niola}} in un articolo del 24 agosto su {La Repubblica} ({Le donne nel mirino}) scritto subito dopo la violenza sessuale contro la donna olandese consumata nelle vicinanze di Roma a opera di due pastori romeni, {{sostiene che permane un substrato tribale nella mentalità italiana}}.
_ Togliamoci dalla testa, scrive, che i barbari sono soltanto, o soprattutto, gli stranieri. Non dimentichiamoci che fino al 1981 nel nostro ordinamento giuridico veniva contemplato il delitto d’onore. No, la violenza dello stupro è “quasi un debito, una quota fissa che una cultura tribale e ripugnante esige dal secondo sesso ogni volta che se ne presenta l’occasione.”
_ Anzi, l’aumento vertiginoso della violenza contro le donne si spiega anche per il permanere, sotto, sotto, dell’idea che “le donne non siano veramente uguali. Che sono quasi colpevoli delle loro sacrosante conquiste. Al punto da scambiare troppo spesso la loro libertà, frutto di un trentennio di battaglie pubbliche e private, per una disinvolta disponibilità. O per una mancanza di tutela maschile che le rende facili, e legittime prede.”.
_ Ed è inutile nasconderci che “il nostro corpo sociale non è ancora del tutto emancipato da questa cultura tribale e ripugnante dalla quale nessuno può chiamarsi fuori.”
_ E che si aggrava per la coabitazione con culture, tradizione e religioni “che relegano la donna in un’incivile sudditanza e quasi automaticamente legittimano la violenza su quelle che non si adeguano ai modelli tradizionali”.
_ Quei modelli tradizionali che la scuola ancora trasmette.