Alla vigilia del summit dei leader mondiali di New York, in cui si
discutera’ sull’aumento dei finanziamenti delle cure mediche nei Paesi in
via di sviluppo, la Segretaria generale di Amnesty International, Irene
Khan, ha lanciato oggi a Freetown, la capitale della Sierra Leone, una
campagna per ridurre la mortalita’ materna nel paese africano. Il rapporto presentato oggi, dal titolo ‘[Fuori dalla portata: il costo
della mortalita’ materna in Sierra Leone->http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/D.5ec33b8562cb82a7ed73/P/BLOB%3AID%3D2594]’, (in inglese) contiene dati e testimonianze
personali che mostrano come le donne adulte e le ragazze spesso non siano
in grado di accedere a cure mediche vitali perche’ sono troppo povere per
pagarle. In Sierra Leone una donna su otto rischia di morire durante la
gravidanza o il parto, uno dei piu’ alti tassi di mortalita’ materna del
mondo.

{{Migliaia di donne hanno emorragie mortali dopo il parto}}: la maggior parte
di esse muore in casa, altre mentre cercano di raggiungere un ospedale in
taxi, in motocicletta o a piedi. In Sierra Leone meno della meta’ dei
parti sono assistiti da personale medico competente e neanche uno su
cinque viene eseguito in strutture sanitarie.

‘Questi dati raccapriccianti testimoniano che la mortalita’ materna e’
un’emergenza dei diritti umani in Sierra Leone’ – ha commentato Irene
Khan. ‘Migliaia di donne adulte e ragazze muoiono perche’ viene negato
loro il diritto alla vita e alla salute, nonostante il governo abbia
promesso di fornire cure mediche gratuite a tutte le donne in gravidanza’.

L’accesso alle cure nei Paesi in via di sviluppo sara’ al centro
dell’incontro che si terra’ il 23 settembre, all’Assemblea
generale delle Nazioni Unite. Il primo ministro britannico Gordon Brown
dovrebbe annunciare una serie di nuove misure finanziarie destinate a
migliorare le cure mediche nei Paesi in via di sviluppo, in particolare
quelle relative alla salute infantile e materna. La Sierra Leone dovrebbe
essere tra i paesi destinatari dei finanziamenti.

‘Questi ulteriori fondi, di cui in Sierra Leone c’e’ un disperato bisogno,
non arriveranno alle donne e alle bambine che si trovano nelle zone piu’
interne del paese e che rischiano la morte piu’ di tutte. Le loro vite
saranno salvate solo se il sistema sanitario sara’ guidato in modo
adeguato e se il governo sara’ chiamato a rispondere del proprio operato’
– ha sottolineato Khan.

{{
‘I finanziamenti, da soli, non risolveranno il problema}}. La profonda
discriminazione e il basso status sociale delle donne sono alla base della
terribile tragedia della mortalita’ materna.

_ La Sierra Leone e’ un paese
in cui le bambine sono costrette ad accettare matrimoni precoci, vengono
escluse dalla scuola e sono esposte alla violenza sessuale. I bisogni
delle donne in termini di salute, ricevono scarsa considerazione da parte
delle famiglie, dei leader delle comunita’ locali e del governo’ – ha
aggiunto Khan.

La visita della Segretaria generale di Amnesty International in Sierra
Leone ha dato il via a una serie di azioni sul tema della mortalita’
materna. Nelle prossime settimane, un caravan percorrera’ tutto il paese,
per fornire informazioni e discutere sul tema della mortalita’ materna.

In Sierra Leone, Irene Khan ha avuto colloqui con la first lady Sia Koroma
e altri rappresentanti del governo, ha visitato diverse strutture mediche
e insediamenti abitativi precari e ha incontrato gruppi di donne per
ascoltare la voce di coloro che vivono quotidianamente la realta’ della
mortalita’ materna.

{{Amnesty International ritiene che la poverta’ sia una questione di diritti
umani}} e ha lanciato, nel maggio di quest’anno, una campagna dal titolo ‘Io
pretendo dignita”, per chiedere la fine delle violazioni dei diritti
umani che creano e acuiscono la poverta’. La mortalita’ materna e’ un
tema-chiave della campagna, che mobilitera’ persone di ogni parte del
mondo per pretendere che i governi e le aziende ascoltino la voce di
coloro che vivono in poverta’ e rispettino i loro diritti.

– F{oto: Sierra Leone, febbraio 2009: Binta Barrie, che ha rischiato la vita durante il parto, insieme al suo bambino Amnesty International}