“La Sicilia ha bisogno di una svolta radicale.” All’insegna di questa esigenza, dopo le dimissioni del governatore Cuffaro, un appello di intellettuali ed artisti/e – della Sicilia e non solo – invitava il centrosinistra a “voltare pagina”, a “guardare con occhi attenti a cosa accade fuori dai palazzi e alla storia di questa terra”
L’appello invitava quindi a scegliere come candidata alla presidenza dell’isola “chi per storia e identità personale possa raccogliere e attrarre attorno a se le energie migliori della Sicilia al di là delle logiche di schieramento e di partito”, indicando Rita Borsellino come donna con queste caratteristiche. (www.ritaborsellino.it).

Sul nome di Rita Borsellino, come segnalato su questo sito, era già cominciata la campagna “for president” da parte di associazioni e movimenti, perché – come afferma {{Daniela Dioguardi}}, deputata siciliana al parlamento nazionale per Prc-Se, in un articolo su “Liberazione” del 20 febbraio – “ {{Rita rappresenta … l’altra politica}}: quella che si nutre di passione e di ragione, esige coerenza tra ciò che si è e ciò che si afferma, cerca il contatto diretto con le/i cittadine/i, è fuori dai giochi di palazzo, dai politicismi, ritiene alcuni valori non negoziabili, non demonizza i partiti, pur criticandoli costruttivamente e praticando forme e modalità nuove, più dirette, del fare politica. Per questi motivi non sempre è compresa dai partiti, soprattutto quelli più abituati a compromessi e più vicini al potere, che la vivono con fastidio e sospetto”.

Da parte sua {{Anna Finocchiaro}}, sciogliendo le riserve ad accettare la candidatura alla presidenza, ha dichiarato che avrebbe accettato solo con un accordo con Rita Borsellino, perché «a lei dobbiamo molto, le dobbiamo tanto tutti». Ora tutte e due, senza personalismi ma con la volontà di {{costruire una relazione efficace}}, danno una lezione di stile presentandosi in tandem.

Continua {{Daniela Dioguardi,}} nel suo articolo: “ Due donne che, diverse per carattere e storia, hanno in comune, pur non venendo dal femminismo, una fedeltà al proprio genere rintracciabile non solo nei comportamenti ma anche nelle dichiarazioni e nei loro interventi, in cui si fa spesso riferimento all’esperienza femminile come fonte da cui tutti dovrebbero attingere per una buona politica e un buon governo.

E’ straordinario e fa riflettere che {{in una regione appesantita da mali secolari,}} per molti versi arretrata, in cui le condizioni di vita delle donne sono più difficili, per mancanza di lavoro e carenza di servizi sociali, si produca uno scarto positivo in direzione dell’autorità femminile. Soprattutto in presenza nel nostro paese di un clima di caccia alle streghe e di vergognosi attacchi all’autodeterminazione della donna.

E’ in un certo qual modo la prova di come emancipazione e libertà femminile non necessariamente procedono insieme ma anche il risultato di una storia, spesso dimenticata, che ha visto{{ in Sicilia molte donne, nei partiti, nei sindacati, nel femminismo, protagoniste dagli anni del dopoguerra ad oggi di lotte per la democrazia e per la libertà}}.

Si profila quindi un tandem davvero eccezionale per la nostra regione in grado di ridare fiducia, vincere resistenze e rassegnazione, mobilitare energie. C’è la possibilità di voltare pagina davvero […]. La Sicilia ancora una volta si conferma{{ laboratorio e ago della bilancia della politica italiana.}} Ci piacerebbe che questa volta fosse nel segno della libertà femminile, della democrazia, della giustizia sociale e dell’onestà”.