La fine del governo Berlusconi è per noi un obiettivo fondamentale poiché viviamo una vera e propria emergenza democratica. Ma sappiamo che la fine del governo Berlusconi non sarà automaticamente la fine del berlusconismo. Rappresentante volgare del neoliberismo autoritario, il videocrate Berlusconi è anche {{icona di un senso comune maschilista e di una reazione patriarcale }} diffusa, forma nuova del dominio maschile, appunto autoritario, violento perché non più egemone. Un dominio maschile che ingloba anche i corpi delle donne nell’onnivoro processo di mercificazione e li imprigiona nei flussi della video-comunicazione.

Per questo motivo conduciamo una battaglia molecolare al berlusconismo e ad ogni forma di sessimo agendo una critica politica e culturale nella società, nei luoghi di lavoro e di studio, nella famiglia, nei partiti, nei movimenti, nelle istituzioni. Vogliamo {{bloccare i flussi di una comunicazione oscena,}} che riduce le relazioni tra “uomini e donne” alla seduzione del tronista, o del Presidente.

Sentiamo oggi {{l’importanza di una presa collettiva di parola delle donne}}. Siamo qui, come donne e con le donne di tutte le piazze d’Italia, non solo per esprimere la nostra indignazione e la nostra rabbia, ma perché pensiamo sia possibile una trasformazione della società e della politica a partire dalla soggettività delle donne, da un movimento femminista che riprenda il filo della “rivoluzione più lunga”.

Vogliamo esprimere qui la gioia di essere donne, di praticare desideri, di vivere la nostra sessualità in maniera indecorosa e libera. {{A salvarci non sarà un familismo di ritorno, né un bigottismo che pretende “decoro” nel privato degli uomini pubblici}}, senza cogliere il nesso inestricabile tra personale e politico, tra sessualità maschile e potere. Per noi la questione morale è, in primo luogo, critica del potere.

Siamo donne che lottano contro la precarietà e per i diritti del lavoro; che vanno a letto tardi e che si alzano presto; difendiamo il nostro diritto a vivere felicemente contro ogni forma di oppressione materiale, di sottrazione di reddito, di violenza domestica, di violenza vaticana; siamo donne che difendono i loro diritti, in primo luogo quello all’autodeterminazione; siamo donne che studiano, che accudiscono e che non accudiscono, siamo prostitute e missionarie, siamo lesbiche e madri: siamo tutte egiziane, in lotta per la nostra libertà. E {{non lasceremo sola nessuna, neanche la nipote di Mubarak.}}

{Volantino per la mobilitazione del 13 febbraio}