Immagine manifesto del 16° Congresso dell'UDI
Immagine manifesto del 16° Congresso dell’UDI

Oggi 8 maggio 2016 si concludono alla casa Internazionale delle Donne a Roma i lavori del 16° Congresso dell’UDI (Unione Donne in Italia). Due giorni di dibattito che hanno visto affrontare a 360° tutte le problematiche che in questo momento investono la vita di donne e uomini non solo nel nostro Paese ma a livello planetario.

In tutti gli interventi si è sottolineata la necessità di  un agire politico capace di tener conto della  cultura femminista.
Quella cultura che ha segnato questa organizzazione nei 70 anni della sua esistenza. Una sapienza che ha permeato, anche quando non si autodefiniva femminista, l’agire di migliaia di donne che, in tutta Italia,  nelle loro realtà hanno continuato a fare politica.
Le donne dell’UDI hanno operato con responsabilità e in piena autonomia dando vita ad una soggettività politica che le ha rese e, tutt’ora le rende, punto di riferimento.
Molti gli interventi di rappresentanti di altre associazioni che hanno sottolineato l’importanza di interloquire con l’UDI: si vince solo con una unità di azione che dia forza all’agire delle donne in tutti i luoghi dove c’è bisogno di modificare l’esistente.
Un interrogativo ha accumunato molti interventi: come contaminare i comportamenti politici tradizionalmente, quelli neutri? Come avere quel riconoscimento necessario per far sapere ad un numero sempre maggiore di donne e di uomini modi da far politica diversi? Una cosa va riconosciuta all’UDI in questi 70 anni:  ha nuotato in acque non certo calme e, con una abilità che è propria della sapienza femminile, è riuscita a cambiarsi rimanendo se stessa.  Ha modificato non solo i linguaggi della politica ma anche le sue forme organizzative. Da solida si è fatta liquida, senza disperdersi tanto da poter riproporsi con forme nuove in una pressante e tecnologica contemporaneità.
Nel pomeriggio di ieri è stata votata per acclamazione anche una mozione sulle problematiche che stanno investendo l’ISTAT e che hanno allontanato dal suo lavoro Linda Laura sabbadini.
Questa la mozione
Il XVI congresso nazionale Udi, riunito a Roma il 6 – 7 – 8  maggio 2016 esprime profonda preoccupazione pe le vicende che attraversano in questa fase il mondo della ricerca statistica e demografica in Italia.
Tre fatti stanno alla base di questa preoccupazione:
— la riforma dell’Istat, che ha ridotto considerevolmente il peso delle indagini campionarie e qualitative, a vantaggio della mera elaborazione dei dati esistenti nelle pubbliche amministrazioni e degli stessi dati Istat ricavati da rilevazioni a carattere universale (censimenti ecc.);
—la rimozione di Linda Laura Sabbadini dal ruolo dirigente finora ricoperto, presentata come conseguenza della suddetta riorganizzazione, ma che di fatto ha compromesso decenni di lavoro, segnato dall’attenzione costante alla lettura e analisi di genere dei dati, fossero essi relativi ai tempi di vita e di lavoro, alla salute, alla scolarizzazione, ecc.;
—il silenzio che continua a circondare la proposta di legge sugli studi e le statistiche di genere, che, presentata per l’ennesima volta il 16 luglio 2013 (prime firmatarie le onorevoli Fedeli, Ghedini e Finocchiaro) non è ancora stata inserita nel calendario dei lavori parlamentari e rischia di fare la fine delle precedenti proposte presentate negli ultimi 30 anni.
Tutto questo in contrasto con le dichiarazioni ufficiali di governi e parlamenti che, almeno a partire dalla Conferenza di Pechino, cioè da più di 20 anni, continuano formalmente a sostenere la necessità di politiche di genere e il proposito di attuarle.
Conoscere per deliberare non è certo un principio innovativo e forse per questo poco interessa a chi nell’innovazione vede un obiettivo che prescinde dai contenuti: è semplicemente il principio base di ogni politica, sia essa sociale, ambientale, sanitaria o altro, che voglia essere efficace. E che nei processi conoscitivi sia costantemente adottata un’ottica di genere è un prerequisito minimo per garantire tale efficacia.
Il XVI Congresso dell’UDI  chiede quindi:
—che la legge sulle statistiche di genere sia rapidamente calendarizzata e approvata;
—che la riorganizzazione dell’Istat sia oggetto di una riflessione attenta che coinvolga non solo gli addetti ai lavori, ma tutti i soggetti sociali la cui visibilità può dipendere dalla metodologia seguita nelle ricerche (che come sappiamo non è mai neutra);
—che i meriti, cioè le competenze e le esperienze professionali di Linda Laura Sabbadini e di tutte le persone che con lei hanno collaborato siano riconosciute e valorizzate. A Linda Laura Sabbadini deve essere restituito il ruolo da lei ricoperto per tanti anni.