Se chiamarla pubblicità progresso o no è una questione secondaria. Ciò che è importante sottolineare è l’aprirsi di uno spiraglio di luce nel mondo grigio della pubblicità. La comparsa di una campagna pubblicitaria contro la violenza domestica, realizzata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Finalmente una pubblicità non mendace contro la violenza sulle donne. Una pubblicità che fa riflettere.Nello spot televisivo di questi giorni contro la violenza domestica, non si propone di mettere i lavavetri fuori legge o di segregare i rom in lager post-moderni “per la sicurezza delle donne”. Si cerca piuttosto di {{sfatare la convinzione che i luoghi pubblici siano meno sicuri delle proprie case}}, dove in realtà avvengono la maggior parte delle violenze sulle donne.

Spesso, troppo spesso, si cerca di far apparire il discorso sulle città più sicure come una battaglia contro la violenza sulle donne. Tanto per dare, come dire, una botta al cerchio e una alla botte. Nei dibattiti politici più recenti è stato “democraticamente” mescolato tutto in un unico calderone – povertà, disagio sociale, delinquenza, violenza, micro-criminalità – per accontentare un po’ tutti: donne, uomini e bambini e risultare politically correct.

Questo spot mostra la stazione di una metro in cui una donna sola sembra essere in una situazione di pericolo. La voce guida chiede al telespettatore se pensa che quello sia un posto poco sicuro per una donna. La scena cambia: la stessa donna torna a casa e ci si aspetterebbe di vederla finalmente sana e salva, fuori pericolo, ma alla vista di {{un uomo che le apre la porta di casa}}, la protagonista dello spot mostra un’espressione di paura. Paura di quella casa che non sente sua, in cui nessuno può sapere cosa le aspetta.

Le mura domestiche purtroppo rappresentano lo scenario principe della maggior parte delle violenze sulle donne. Prima di giudicare pericoloso lo spazio pubblico ricordiamoci che la maggior parte degli stupri, delle violenze fisiche e dei delitti avviene per mano di fidanzati, padri e mariti. Nell’ambito familiare, dove ogni anno in Italia subiscono violenza sei milioni di donne, è più difficile legiferare. È più facile arrestare “drogati, vagabondi e zingari” che padri di famiglia e uomini ben pensanti.

Una pubblicità televisiva penetra al di là delle mura domestiche, {{infrange i confini tra pubblico e privato}} e può arrivare anche in quelle case in cui è necessario trovare il coraggio di denunciare. La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha dato un segnale molto positivo mettendo in atto una campagna pubblicitaria contro la violenza sulle donne, ma il suo{{ intervento non deve limitarsi a uno spot intelligente}} per combattere l’efferatezza dei maltrattamenti perpetuati ogni giorno dai tanti padri-padroni contro le donne. La sensibilizzazione aiuta, l’azione risolve.