Pia Covre non ha dubbi: «Se il governo non farà delle politiche sociali le strade si riempiranno di prostitute». E questo nonostante gli sforzi della ministra Carfagna, firmataria di un disegno di legge che vieta la prostituzione nei luoghi pubblici («proprio lei!» allude pesantemente Franco Grillini) e che consentirà il mercato del sesso soltanto negli appartamenti.

«In questo modo le vittime della tratta saranno irraggiungibili dalla polizia e dalle organizzazioni che si occupano dei diritti dei sex workers. Insomma, questa legge viola i diritti umani» commenta {{Francesca Nicodemi}} dell’Asgi, tra le associazioni che hanno promosso la manifestazione nazionale di piazza Farnese (Roma) in questo sabato pomeriggio nuvoloso e poi piovoso.

«Adeschiamo i diritti» è lo slogan scelto per l’iniziativa che coinvolge il Comitato per i diritti civili delle prostitute di Pordenone, Arci, Movimento transessuale italiano (Mit) con la portavoce Porpora Marcasciano, Circolo Mario Mieli, Gruppo Abele e decine di associazioni laiche e cattoliche impegnate ogni giorno e notte nelle strade per offrire assistenza sanitaria e legale alle donne sfruttate dando loro la possibilità di sottrarsi alla criminalità organizzata attraverso un percorso di reinserimento sociale garantito da una legge invidiata a livello internazionale. Se la nuova normativa Carfagna dovesse entrare in vigore stravolgendo l’impianto della legge Merlin, clienti e prostitute verrebbero multati e incarcerati con poco o nessuno effetto sulla tratta delle schiave del sesso.

Dal palco allestito come un appartamento viene ricordata la sindacalista delle prostitute romane {{Maria Ornella Serpa}}, scomparsa nel maggio scorso a soli quarant’anni, mentre un volantino dell’associazione “Luna e le altre” chiarisce che l’unico obiettivo del disegno di legge «è mostrare strade sgombre e pulite» con l’effetto di criminalizzare i soggetti più deboli come le migranti e le prostitute. E difatti uno striscione prende di mira il perbenismo della destra “Berlusconi, Alemanno: è la vostra doppia morale che inquina le strade”. Che non sia soltanto un problema delle settantamila sex worker lo evidenzia la scritta {{“Ci riguarda tutte”.}} Che vuol dire: le politiche sulla sicurezza stanno diventando «l’abbaglio e il pretesto per escludere ed eliminare i più deboli».

Nonostante il maltempo, che costringe ad aprire gli ombrellini rossi simbolo della lotta per i diritti delle prostitute, la piazza conta qualche centinaio di persone. Certo, non molte, anche se spicca una marcata partecipazione maschile accanto alle lavoratrici del sesso, trans e omosessuali impegnate a distribuire la spilletta “Anche io sono una puttana” e l’adesivo “Difendi la tua lucciola di quartiere”. Il collettivo Amatrix fa circolare una sorta di gioco-provocazione, carte da ritagliare che raffigurano i vari soggetti sociali perseguiti dal governo Berlusconi, dai migranti alle lucciole, invitando a gettarli via come si fa con i rifiuti. Qualcuno indossa una maglietta invidiatissima con la foto di Carfagna mentre posa per un calendario e la citazione di una frase dell’attuale ministra: “Che orrore vendere il proprio corpo”.

Presa di mira naturalmente l’ordinanza del sindaco Gianni Alemanno che multa le donne vestite in maniera discinta, ovvero minigonne inguinali e cosce al vento. Decoro urbano e lotta all’adescamento, dice il primo cittadino. «Questo riguarda tutte le donne, ci hanno sempre divise tra puttane e donne perbene e invece noi diciamo che non c’è confine» argomenta una rappresentante delle Sexishock di Bologna. Pochissimi volti noti della politica, questa è una piazza del movimento.

L’europarlamentare Vittorio Agnoletto è l’unico nome di spicco per Rifondazione, e la sua presenza non è casuale visto che per 15 anni ha svolto attività di strada per la Lila: «Il Parlamento italiano dovrebbe aprire l’aula per un convegno nazionale delle sex workers. Purtroppo noi scontiamo un grosso pregiudizio sul fenomeno, a causa anche del cattolicesimo». Grillini avverte, in effetti, che consentire la prostituzione al chiuso significa legittimarla «e il Vaticano questo non lo vuole».

Dunque il pericolo è che si prenda {{la strada della Svezia}}, dove la prostituzione è vietata tout court con pesanti sanzioni per sex workers e clienti. Una strada che non piace al movimento italiano, che propone naturalmente la cancellazione del disegno di legge della ministra e delle ordinanze anti-lucciole sbocciate come fiori negli ultimi mesi, e stila una serie di proposte: l’attivazione di una mediazione sociale nei quartieri dove la presenza della prostituzione causa effettivi disagi ai residenti; proporre una alternativa reale a coloro che intendono abbandonare la prostituzione; garantire l’applicazione completa dell’art. 18 e cioè permesso di soggiorno e assistenza per le vittime della tratta; formare le forze dell’ordine e sensibilizzarle sul fenomeno prostituzione. Non solo: abolire il reato di adescamento e favoreggiamento, inserite nella legge Merlin che abolì le case chiuse nel 1958, comporterebbe un vantaggio per quei sex worker che scelgono volontariamente di fare questo mestiere in quanto potrebbero finalmente creare delle cooperative di sostegno, mandando a quel paese i protettori.

Molte delle associazioni promotrici della manifestazione erano state coinvolte nell’Osservatorio nazionale sulla prostituzione promosso dal ministro dell’Interno Giuliano Amato, durante il governo Prodi. Quella esperienza ha cementato la lotta delle lavoratrici del sesso, eppure non ha prodotto risultati tangibili sulla legislazione nazionale. «Carfagna dovrebbe smetterla di fare solo cose di facciata» conclude Paola Concia del Partito democratico.