Lo scambio tra sesso, potere e denaro, nel caso-Berlusconi, ci parla del degrado della cosa pubblica. Dell’uso privato delle istituzioni e del potere. Dell’asservimento dell’informazione – non tutta, ma la maggior parte -, con conseguente aggressione ai pochi spazi di libertà e di critica.
Ma resta oscurato, nella rappresentazione che ne è stata data, quello che è il cuore della vicenda: la sessualità maschile e il rapporto con le donne di un uomo di potere.Ci troviamo di fronte a una
sessualità e a un potere maschili che si esercitano su donne ridotte a corpi rifatti, per essere oggetti
compiacenti di consumo.
_ Nell’harem, a pagamento o meno, di Berlusconi la virilità è messa in
scena come protesi del mito del capo. E le donne sono disponibili, perché subalterne a quella messa
in scena. O al più interessate a uno scambio. Siamo all’eterno ritorno dei ruoli tradizionali? L’uomo
al centro, da vero protagonista, le donne intorno, interscambiabili, accomunate e confuse in una
stessa immagine? Noi pensiamo di no.

La vicenda sessuale e politica del premier e della sua corte ci parla, al contrario, del dopo-
patriarcato: intendendo con questo termine non la risoluzione, ma una nuova configurazione del
conflitto fra i sessi. La sessualità maschile è, in tutta evidenza, in crisi. Non (solo) di prestazione,
con relativo corredo di protesi tecnologiche e farmacologiche: bensì di desiderio, e di capacità di
relazione.

Gli uomini hanno ancora potere e lo usano nei rapporti con le donne. Ma è un potere
senza autorità: nudo, come è nuda la miseria di una virilità tradizionale che si tenta di ripristinare
contro la destabilizzazione dei ruoli sessuali provocata da quarant’anni di femminismo.

Quanto a noi donne. Siamo davvero tutte accomunate in quell’immagine del corpo femminile
plastificato, privo di cervello e oggetto del godimento maschile? O c’è uno scarto tra la fiction del
femminile allestita dal regime televisivo e politico berlusconiano e la realtà delle vite e dei
desideri delle donne?

Certamente, quella fiction produce effetti di realtà e ha un forte potere di
colonizzazione dell’immaginario e delle aspirazioni femminili. Tuttavia noi crediamo che fra quella
fiction e la realtà uno scarto resti, e che proprio questo scarto abbia reso possibili le parole e i gesti
di libertà di alcune donne coinvolte nella vicenda, prima tra tutte Veronica Lario, e di quante fra noi
hanno dato a quelle parole e a quei gesti rilevanza politica.

Si può dunque, e come, lavorare sullo scarto tra fiction e realtà? Spetta a noi leggere la condizione
femminile inforcando le lenti giuste per riconoscere tracce di libertà e forme di resistenza e
dissociazione che si sviluppano anche laddove la politica e l’informazione non le vedono. In donne
differenti tra loro, e anche in quelle in tutto dissimili dalle femministe di ieri e di oggi.

Vistoso è, nello scambio fra sesso, potere e denaro, il degrado della politica. Lo si denuncia sempre
oscurandone, però, il segno sessuato. Certo, non è di oggi la perfetta continuità fra le aziende-
spettacolo del presidente e il suo uso privato della cosa pubblica e delle istituzioni. Ma la novità è
che il premier-imprenditore dispensa, in cambio di sesso, un provino da velina o un posto da
parlamentare come fossero equivalenti.

E ancora: Berlusconi si appella al “gradimento degli
italiani” pubblico (l’audience) e privato (la complicità sulla sua presunta prestanza sessuale) per
sottrarsi a qualsiasi regola di democrazia e di trasparenza. Di più: il “gradimento” legittima la
menzogna, o meglio crea la verità di regime “della maggioranza”.

Ma la politica così degradata perde ogni residua autorevolezza. Lo conferma il modo in cui tutta
questa vicenda (non) è stata affrontata nelle istituzioni politiche. Per mesi, uomini e donne della
maggioranza, ma anche dell’opposizione, si sono attestati sulla linea Maginot della distinzione fra il
pubblico e il sacro “privato dell’alcova”. Il disprezzo verso le donne è stato coperto con le accuse
al “moralismo dei parrucconi”.
_ E la manipolazione della verità ad opera dei media controllati dal
premier con il rifiuto del gossip. Anche negli appelli alla mobilitazione in nome della democrazia e
dei diritti, però, la questione sesso e potere resta opaca.

Perché oggi, come e diversamente dagli
anni ’70, quell’intreccio chiama in causa una trasformazione radicale della politica, e un’autocritica
ruvida delle connivenze culturali dell’opposizione con il berlusconismo. Ed è troppo scomodo per i
partiti di opposizione, presenti in Parlamento e non, perché mette in questione il patto a cui tutti si
attengono nella selezione e cooptazione del ceto politico, femminile e maschile.

Mai come oggi i rapporti tra i sessi sono il cuore della politica. Dopo la rivoluzione femminile, nel
disordine del presente, si può e come riprendere parola su sessualità e politica?
_ A partire da quali
esperienze di relazione (o non) con gli uomini? Da quale desiderio? C’è da confrontarsi sui
mutamenti del presente. Sono molte le donne che oggi si sentono schiacciate dalla suddetta fiction
del femminile, e invocano una nuova stagione di lotte femministe.

Ma c’è da chiedersi quanto
siamo state disposte a rischiare, ciascuna nel suo contesto, perché “il modello dominante” fosse
meno visibile o meno coccolato, e di converso il pensiero femminista fosse registrato, la parola
femminile diventasse più autorevole, la bellezza femminile non venisse colonizzata.

La questione dirimente è quella delle pratiche femminili quotidiane di resistenza, conflitto,
secessione, autonomia, libertà. Sono queste le pratiche che hanno reso forte il femminismo in Italia
e altrove, e molecolare la trasformazione dei rapporti fra i sessi che la fiction berlusconiana
combatte e occulta, ma non vanifica.

Come valorizzare queste pratiche, sottraendole
all’occultamento? Come rilanciare il senso politico della libertà femminile, strappandola al suo
stravolgimento in libertà di competere sul mercato del corpo? Come dare alla parola femminile una
forza più duratura dell’indignazione?

Di tutto questo invitiamo a discutere donne e uomini il {{10 ottobre dalle ore 10}} alla Casa
internazionale delle donne di Roma, Via della Lungara 19.

{{ {Maria luisa Boccia, Ida Dominijanni, Tamar Pitch, Bianca Pomeranzi, Grazia Zuffa} }}