Dopo alcuni recenti fatti che oggi riaccendono il dibattito sul funzionamento del sistema nazionale sanitario, sul rapporto fra ricerca scientifica e clinica medica, sulle sorti della legge 194 e sulle possibilità di modifica della legge 40: intervista a Maura Cossutta, consigliera della ministra per la salute Livia Turco, La tua carica attuale, ma soprattutto il tuo ininterrotto impegno in genere sui temi della salute e in particolare sulla salute e l’autodeterminazione delle donne, ci consentono domande difficili, a cui non sei abituata a sottrarti….

{{Tre gravi episodi avvenuti ultimamente in campo sanitario, due a Firenze presso l’ospedale Careggi: trapianto di organi infetti da virus HIV, un aborto terapeutico alla 22 settimana, dopo numerose ecografie, per sospetta malformazione del feto allo stomaco, risultata poi infondata; uno al S. Giovanni di Roma: morte di una donna per epatite B, in seguito ad autotrapianto di cellule staminali, non possono essere superficialmente accomunati in una critica sommaria o al sistema sanitario o alla ricerca scientifica. Possiamo però parlare di informazione scorretta sia da parte dei medici verso i pazienti, per esempio circa la validità predittiva dell’ecografia, sia da parte della ricerca scientifica e dei mass media, circa lo spazio che intercorre tra la ricerca scientifica e la clinica medica?}}

I tre episodi che tu ricordi sono fatti drammatici, certo diversi tra loro, ma comunque tutti drammatici. E che impongono una riflessione seria, non di propaganda o di qualunquismo, ma appunto seria, rigorosa. Mentre difendiamo (e non è cosa banale visto l’attacco delle destre di questi ultimi anni) il modello pubblico e universalistico del nostro Sistema sanitario nazionale, proprio perché lo difendiamo, non dobbiamo sottrarci all’analisi delle sue criticità. Vi è, ritengo, un rischio grave, che riguarda la organizzazione dei servizi, rispetto alla perdita della loro “mission”. Al centro deve restare la persona, non la prestazione! Le professionalità devono esprimere competenze, qualità, ma anche umanità, empatia. Questo non è “altro” rispetto alla professionalità degli operatori.
_ La presa in carico della persona non riguarda solo gli aspetti fisici della malattia, ma anche quelli emotivi, psicologici. L’estrema medicalizzazione rischia di produrre lo spezzettamento delle professionalità e di separarle dalla visione solistica della persona; gli eccessi della medicalizzazione non solo aumentano i rischi e i costi, ma anche diminuiscono l’empowerment delle persone. Occorre una informazione corretta, soprattutto di fronte alle nuove scoperte tecnologiche e scientifiche, di fronte allo sviluppo della diagnostica strumentale, i cui responsi sono il momento più drammatico per una persona.
_ Occorre una corretta formazione degli operatori, che devono saper gestire l’uso delle tecniche, che non danno “certezze” assolute, ma anzi che hanno in sé (come per esempio l’ecografia in gravidanza) rischi di falsi positivi. Questi fatti drammatici non devono essere archiviati, ma devono servire a correggere, a cambiare, a migliorare: tutto il sistema deve essere pronto a rispondere.

{{Ogni occasione, anche quella dei feti nati vivi di 22 settimane, è buona per attaccare la legge 194. Noi donne che l’abbiamo voluta, ci siamo impegnate per la sua applicazione e, dal referendum confermativo ad oggi, ci siamo sempre più chiuse in difesa, possiamo finalmente affrontare, senza dipendere continuamente dall’ultimo fatto di cronaca, la riflessione sull’interruzione volontaria di gravidanza alla luce dell’evoluzione della ricerca scientifica, delle biotecnologie, avvenuta dagli anni ’70 ad oggi?}}

Vorrei innanzitutto dire che la legge 194 è una legge che ha cambiato la vita delle donne nel nostro paese. Prima, non solo gli aborti erano di più, ma soprattutto le donne morivano. Anche oggi, nei paesi dove la legalizzazione non c’è o è molto vincolata, gli aborti non diminuiscono e cresce la mortalità materna. Questo, non lo si dovrebbe davvero dimenticare mai!
_ Poi, la seconda cosa che vorrei dire è che oggi l’attacco alla legge 194 è una cosa seria. Vi è una strategia vera, che si è apertamente palesata con la legge sulla procreazione assistita, che mira a mettere in discussione tutta la legislazione sui diritti, a partire da quelli delle donne. L’attacco è alla legge 194, ma vi è anche molto di più. Il dibattito pubblico sui temi etici, guidato dalle gerarchie della Chiesa (l’ultimo atto è la “Nota pastorale ai politici” contro i DICO), sta scomponendo e ricomponendo schieramenti politici, costruendo alleanze. Sulla legge 194 si stanno giocando prove di egemonia. Dobbiamo esser consapevoli che oggi è apertamente in discussione la laicità dello stato e l’autonomia della politica.
_ Detto questo, nel merito della 194, ritengo che non dobbiamo restare sulla difensiva. Dobbiamo parlare dei numeri, della riduzione degli aborti che la legge ha determinato, ma anche dobbiamo riparlare delle idee, dei valori che questa legge conteneva e contiene. La cultura della nascita è la cultura delle donne, non del “Movimento per la vita”!
_ Maternità libera e responsabile, contraccezione, sessualità: sono grandi temi, che riguardano non solo la vita delle donne, ma di tutti. Siamo per ribadire il valore sociale della maternità, ma per respingere il controllo sociale sulle scelte delle donne! Inoltre (l’ho ripetuto l’anno scorso alla Camera dei Deputati quando le destre hanno voluto l’indagine conoscitiva sulla 194) non abbiamo nessun scheletro nell’armadio: siamo noi che vogliamo mettere al centro delle politiche il tema della maternità, consapevoli che questa sarebbe davvero una gigantesca e straordinaria rivoluzione, capace di mettere in discussione l’organizzazione del mercato del lavoro, di imporre il primato di politiche sociali di welfare, contro il primato del profitto.
_ Ma la 194 che c’entra con le politiche per le famiglie, con le politiche per la natalità? Assolutamente nulla. Infine, sulla questione dei feti nati vivi dopo un aborto terapeutico: la legge è stata lungimirante, perché aveva previsto che i progressi della medicina avrebbero permesso la sopravvivenza dei feti in tempi di gestazione più anticipati. Oggi non si tratta di modificare la legge alla luce di questi traguardi fino a ieri inimmaginabili, ma piuttosto (ed è questo che Livia Turco sta facendo) di costruire delle “Linee Guida sull’assistenza perinatale per le età gestazionali estremamente basse”.
_ Incontreremo le Società scientifiche, i neonatologi, ginecologi, i professionisti delle indagini strumentali in gravidanza, gli esperti di medicina legale, insomma tutti quelli che lavorano su questi problemi, per dare indicazioni, per applicare nel modo più giusto una legge che, ricordiamolo, deve aiutare le donne, non condannarle.

{{Quale reale possibilità esiste nell’attuale governo di riprendere il discorso sulla revisione della legge 40 circa la procreazione assistita?}}

Sono state tra quelle e quelli che hanno combattuto in Parlamento contro la legge 40 e che hanno promosso il referendum. Resto quindi convinta che questa legge è sbagliata, crudele, pericolosa e che dovrebbe essere cambiata. {{Il governo ha detto che è compito del Parlamento prendere l’iniziativa e quindi spetta ai parlamentari rilanciare la questione.}}
_ Come Ministero della Salute stiamo invece lavorando sulla revisione delle Linee Guida ed è intenzione del Ministro rispettare il termine previsto dalla stessa legge, cioè luglio del 2007.