Istallazione di MARIA CRISTINA FINUCCI nell’isola di Mozia per protestare contro l’inquinamento da plastica.

Nei prossimi mesi in Europa si discuteranno le nuove Direttive comunitarie sui rifiuti, così Serena Maso  di Greenpeace Italia, responsabile della Campagna contro le plastiche inquinanti, scrive:

il mare è diventato un’enorme discarica: inquinato da rifiuti di ogni genere, ma soprattutto dalla plastica, che persiste nell’ambiente per centinaia di anni, uccidendo la fauna marina e contaminando la catena alimentare. Ogni anno in mare finiscono in media 8 tonnellate di rifiuti di plastica. Ti sembra incredibile? Pensate a quanta se ne usa ogni giorno, e a quanta se ne getta nella spazzatura.

Moltissimi prodotti monouso -come ad esempio stoviglie e imballaggi- sono fatti di plastica; tanto che metà della produzione industriale di plastica serve proprio a realizzare questi prodotti usa e getta. Possiamo farne a meno e sostituirli con altro? Noi pensiamo di sì.

L’appuntamento europeo è una grande occasione per far pressione sui Ministri dell’Ambiente affinché in Europa si prendano provvedimenti restrittivi sul mercato della plastica e promuovendo l’innovazione e le buone pratiche.

L’Europa può fare la differenza perché è il secondo produttore al mondo di plastica e quasi la metà di quella che produce è destinata al mercato degli oggetti monouso.

Tutt* noi possiamo scrivere AL MINISTRO DELL’AMBIENTE GALLETTI per chiedergli di FERMARE L’INVASIONE DELLA PLASTICA.   Nel frattempo, continueremo a riciclare e riutilizzare il più possibile la plastica, ma con leggi adeguate il problema potrà essere risolto alla fonte!

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l’stallazione a Mozia di maria Cristina Finucci  rimossa ai primi di gennaio 2017

ANCHE LE ARTISTE COME MARIA CRISTINA FINUCCI STANNO FACENDO LA LORO PARTE. 

Infatti fino all’8 gennaio di quest’anno sull’Isola di Mozia è stato possibile percorrere e inoltrarsi in stretti passaggi labirintici, formati da enormi cubi colorati. Si trattava di una installazione  realizzata con circa cinque milioni di tappi di plastica colorati e usati, racchiusi in gabbioni metallici. Alcune strutture erano alte fino a 4 metri e viste dall’alto componevano  la metaforica parola “Help” che dà il nome all’installazione.

E’ stata costruita un’isola di plastica sull’Isola di Mozia, che purtroppo di plastica è circondata.

Finucci continua la sua opera di denuncia al distruttivo fenomeno di inquinamento ambientale causato dalla plastica, in particolar modo da quella dispersa in mare, che prende il nome di Garbage Patch. Così questa artista ha pensato bene di far nascere Il “Garbage Patch State”, cioè uno Stato Nazionale della plastica che  si inserisce nell’ambito del progetto Wasteland avviato nel 2013. uno stato i cui confini continuano ad allargarsi perché  sempre più è la plastica che inquina.

Gianna Panicola scrive: Era il 1922 quando Eliot scrisse la sua “The Waste Land” (La terra desolata), poema al quale il progetto della Finucci fa riferimento, descrivendo la sua visione di desolazione e di aridità spirituale dell’uomo. Oggi l’uomo non solo è arido e desolato spiritualmente, sempre più triste e abbandonato, ma non “vede” e maltratta se stesso e la sua terra che lo ha generato. Le campagne di sensibilizzazione ambientale sono in atto da tempo, si dovrebbero attuare quelle di “sensibilizzazione dell’uomo” e l’arte è sempre più sensibile a tale mancanza.

Nel 2013 la Finucci è stata presente alla Biennale di Venezia nella sede dell’Università Cà Foscari, con la sua installazione di tappi di plastica usata e colorata, racchiusi da rete rossa, a formare un “serpentone invadente”. L’ateneo è, infatti, un punto di riferimento a livello universitario per quanto concerne le politiche ambientali e riconosciuta come università sostenibile.

L’artista Enrica Borghi costruisce opere d’arte riciclando le plastiche

Installazioni ecologiste, realizzati con scarti di plastica sono anche quelle di Enrica Borghi, i suoi abiti da Cenerentola creati con 20.000 bottiglie di plastica, con un immenso strascico, il “serpentone” che ritorna e invade lo spazio. Ideati come “invasori”, queste opere desiderano dominare il nostro spazio e assumere una presenza fisica imponente per farsi notare a tutti i costi. Gli scarti della nostra società diventano elementi costitutivi di un’opera dove l’aspetto estetico, nella Borghi, tende ad essere conservato ed enfatizzato. Il risultato è estremamente decorativo. Nei lavori della Finucci, invece, predomina la componente simbolica.

Romuald Hazoumé, «Nana Wax», 2009, Plastica, tessuto, photo Florian Kleinefenn.

Componente simbolica, messaggio forte e potente, di denuncia sociale si trovano anche nelle opere di Romuald Hazoumè, l’artista beniniano conosciuto per le sue maschere realizzate con taniche di plastica e capelli finti. Chiara allusione alle maschere tradizionali tanto care ai musei e ai collezionisti occidentali, fatte con gli avanzi del nostro mondo. Perché, come afferma lo stesso Hazoumé: “La mia arte è un modo di ridarvi le vostre immondizie”. Rabbia, tristezza in Hazoumé, disperazione e coraggio nella Finucci che sull’Isola fenicia ha costruito le sue mura e invocato aiuto non privo di speranza.