In attesa della replica del Sindaco del Comune di Castello di Cistrna, pubblichiamo il testo di una lettera aperta inviata, al nostro giornale e alle Ministre Bindi e Pollastrini e ai ministri Amato e Mastella, da una madre lavoratrice assunta a tempo determinato e condannata a rimborsare gli stipendi percepiti durante il periodo di congedo per maternità. Il Tribunale di Nola (Na), con una sentenza del 29/06/07, ha sovvertito tutti i principi normativi che tutelano le donne lavoratrici, durante il periodo d’assenza dal lavoro per maternità. Il Giudice, sostenendo che la retribuzione complessiva da corrispondere durante tale periodo è “strettamente correlata allo svolgimento dell’attività di servizio” mi ha obbligato alla restituzione di parte della retribuzione corrispostami dal Comune di Castello di Cisterna, aggiungendo gli interessi, la rivalutazione monetaria e le spese di giudizio. Come dire, oltre al danno la beffa!.

La mia incredibile vicenda professionale ha avuto inizio con l’ assunzione di architetto al Comune di Castello di Cisterna (Na), a seguito di selezione pubblica che contemplava un contratto a termine, con decorrenza 1 giugno 2002 fino al 31 maggio 2004, prorogato dall’ente per altri dodici mesi e, quindi, fino al 31 maggio 2005. Successivamente a tale decisione, durante il periodo in cui ero in astensione obbligatoria dal lavoro per maternità, l’ente nel mese di luglio del 2004, ha deciso, con un provvedimento a dir poco discutibile, di ridurre la proroga del contratto a tempo determinato da 12 a 10 mesi, due mesi in meno del previsto, facendolo terminare il 31 marzo 2005.

Per tutto il periodo di durata contrattuale, (dal 01/06/2002 al 31/03/05, quindi anche durante il periodo di congedo per maternità, avuto inizio con l’astensione obbligatoria dal lavoro il 20 aprile 2004), il Comune di Castello di Cisterna mi ha corrisposto uno stipendio complessivo di circa € 1.300 (milletrecento), come stabilito dalla Giunta Comunale all’atto della mia assunzione.
_ Al mio rientro in servizio ho appreso che il Comune di Castello di Cisterna aveva deciso di rinnovare solo il contratto del geometra assunto insieme alla scrivente. Tale decisione non era suffragata da alcuna spiegazione. Alla mia richiesta di accesso agli atti mi si opponeva uno strumentale rifiuto, sostenendo che la mia istanza non era “sufficientemente motivata”. Ad una mia successiva richiesta il Comune, con lettera raccomandata (costo € 2.80 per l’erario) ha preteso l’esibizione della ricevuta di versamento di € 1,32 “quali costi di riproduzione”.

Nel maggio 2005, quando il mio rapporto di lavoro era già scaduto, il comune per mezzo di un avvocato mi ha intimato {{la restituzione di parte della retribuzione corrispostami}}, sostenendo che quest’ultima era collegata alla {{prestazione lavorativa, che non avevo svolto durante il periodo di maternità}}.

Pensavo, ad uno scherzo! Dopo qualche mese dalla lettera di diffida dell’avvocato mi è stato recapitato un atto di citazione da parte del Comune innanzi al giudice del lavoro del Tribunale di Nola. Sono stata costretta a rivolgermi ad un legale. E’ iniziata così la mia odissea. Ero tranquilla e serena ancor di più quando ho letto il testo della legge n. 1204/ del 1971, e dell’art. 17 CCNL del 14/09/2000, con il quale il legislatore ha inteso tutelare la donna in maternità, evitando nel frattempo che la stessa potesse essere discriminata sul lavoro durante tale periodo anche dal punto di vista economico , attraverso il trattamento di “miglior favore” cioè la retribuzione percepita dalla lavoratrice al 100% prima di fruire del periodo di maternità.
Per me non è stato così!

Un giudice, sentenziando che la retribuzione è “strettamente correlata allo svolgimento dell’attività di servizio”, mi ha condannato alla restituzione in favore del Comune di Castello di Cisterna della somma di € 5.853,21 (percepita durante il periodo di assenza dal lavoro per maternità), oltre interessi legali dal 24/05/2005 fino al soddisfo, più le spese di lite quantizzate in € 600,00.

Egregio Signor Ministro, Le sottopongo il mio caso, e scrivendole evidenzio anche la palese ingiustizia di cui sono stata vittima, sperando che la mia vicenda non tocchi altre donne lavoratrici che decidono di mettere al mondo un figlio.
_ In questi giorni, insieme a mio marito, mi sono chiesta quali fossero state le mie responsabilità e, in particolare, qual’ è il costo da me pagato per avere un figlio. Ne consegue che ho dovuto notevolmente limitare la mia carriera professionale, mi sono visto, con un atto discutibile, ridurre di due mesi il mio rapporto di lavoro con il Comune mentre ero in maternità. Ma la cosa più grave è che {{non mi è stato rinnovato il rapporto di lavoro a tempo determinato}} senza alcuna motivazione, mentre il Comune di Castello di Cisterna lo ha rinnovato “regolarmente” ad altri.
_ Dulcis in fundo, un giudice di un tribunale della Repubblica Italiana, mi ha condannato al {{pagamento di circa € 7.000,00 per una prestazione lavorativa non svolta in detto periodo}}.
_ Il messaggio che scaturisce dal provvedimento del giudice di Nola (peraltro una donna) è a dir poco sconcertante.
_ Chi donna lavoratrice deciderebbe di mettere al mondo un figlio sapendo che la sua retribuzione sarà decurtata a causa dell’impossibilità di effettuare la prestazione lavorativa?

Sono forse questi i principi tutelati dalla legge n. 1204/ del 1971, frutto di tante battaglie delle donne e della forze politiche e sindacali di tutti gli schieramenti?
Il giudice di Nola ha cancellato, con una sentenza allucinante, un principio di civiltà giuridica che ha sancito da anni una grande conquista sociale delle donne.
Viviamo in un’ epoca nella quale le conquiste sociali rischiano di appannarsi sotto l’incalzare di una cultura dell’efficientismo che coniuga solo aspetti economici, evitando di tutelare la dignità della persona umana.
Signor ministro, da donna e madre le rivolgo un appello: faccia in modo che questo non accada.

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Abbiamo chiesto al Sindaco di Castello di Cisterna un suo commento, e abbiamo ricevuto questa precisazione:

In merito alla vicenda dell’arch. Stabile che denuncia una discriminazione
sul lavoro è doveroso precisare che l’arch. Francesca Stabile fu assunta
con contratto a termine per anni due per sistemazione pratiche ex Legge
n.219/81.
_ In seguito il contratto fu prorogato per un anno , ridotto poi a dieci mesi
per mancanza di copertura finanziaria (senza contratto quindi rapporto
nullo).
_ La mamma in questione ha fatto ricorso presso il Tribunale di Nola ex
art.700 CPC.
_ Il Giudice del Tribunale di Nola con Ordinanza n.88 del 10/2/2005 rigettava
il ricorso.
_ Contro questo provvedimento non è stato fatto alcun ricorso per cui è
definitivo. La mamma aveva incassato competenze accessorie durante i dieci mesi di
assenza non dovuti in quanto non era in prestazione effettiva.
_ Lo stipendio la mamma lo ha sempre percepito come giusto che lo fosse.

L’Amministrazione Comunale o il Sindaco pro-tempore per non incorrere in responsabilità patrimoniali da parte della Corte dei Conti, ha attivato
procedimento per recupero crediti che il giudice del Tribunale di Nola ha
accolto disponendo la restituzione delle somme impropriamente o
indebitamente percepite con Ord. N.2425 del 2007.

{Il Sindaco del Comune di Castello di Cisterna (Na) – Dott. Rega Aniello}