Il 28 Maggio, presso la sede dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) a Roma, ha avuto luogo il convegno “Un giorno dedicato alla salute della donna”, promosso dall’ISS in collaborazione con il Ministero della Salute. Abbiamo intervistato la farmacologa Flavia Franconi, professora ordinaria presso l’università di Sassari e relatrice del convegno.{{Prima di tutto su chi vengono sperimentati i farmaci che tutti/e utilizziamo? Qual è il soggetto su cui vengono sperimentati i farmaci?}}

Allora, ci sono degli individui su cui i farmaci sono poco sperimentati. Quelli su cui sono poco sperimentati sono gli anziani.
_ Esistono pochissimi studi: ancora, ovviamente, sono talmente pochi che non è possibile fare una differenza di genere. Poi sono stati studiati poco, fino ad ora – i farmaci sui bambini.
_ Però adesso è cambiata la legislazione per cui da qui in avanti, con la nuova direttiva europea, i farmaci devono essere studiati anche nei bambini.
_ I farmaci sono, poi, poco studiati nelle donne. Anche qui la situazione sta un pochino cambiando perché per quanto riguarda la fase precedente la messa in commercio, gli arruolamenti sono fatti. Le donne sono incluse nella fase tre dei farmaci ma mancano nella fase uno e nella fase due, che servono per stabilire il dosaggio e la sicurezza. E per quanto riguarda le donne ci sono delle classi di donne su cui non vengono studiati farmaci. Per esempio le donne in gravidanza, nel puerperio. E c’è da dire un’altra cosa: la donna viene considerata unica, non si considerano tutte le variazioni che ci sono nella sua vita riproduttiva.
_ Perché la donna ha un ciclo mensile con variazioni ormonali che portano a variazioni anche nel metabolismo dei farmaci e quindi, ovviamente, queste cose dovrebbero essere considerate. Inoltre anche in età fertile abbiamo sicuramente delle variazioni, al di là delle variazioni fisiologiche nella vita di ogni donna. La farmacologia ha introdotto per lo meno due categorie di donne: quelle che prendono gli anticoncezionali orali e quelle che non li prendono.
_ Perché gli anticoncezionali orali sono fatti di estrogeni e progestinici, che sicuramente modificano il metabolismo di molti farmaci, così come molti farmaci modificano il metabolismo degli estrogeni e dei progestinici. Non solo si hanno variazioni farmacinetiche, ma è ipotizzabile che si abbiano anche variazioni farmacodinamiche, diciamo sul target, perché gli estrogeni, oltre ad essere gli ormoni della femminilità, sono sostanze che influenzano il modo con cui funzionano i nostri geni, e non solo quelli implicati nella funzione sessuale. Quindi ovviamente c’è una complessità enorme. E quindi ogni categoria dovrebbe avere un farmaco a sé, cioè ogni farmaco dovrebbe essere studiato in tutti questi sottogruppi. D’altra parte si parla di terapia personalizzata, credo che sia giusto per lo meno personalizzarla sul sesso, o sul genere: io preferisco usare la parola genere rispetto al sesso perché nella parola genere è contenuta anche l’importanza del sociale nella risposta ai farmaci e io credo che ognuno di noi lo debba tenere presente. Le interazioni che una persona ha nel mondo sociale possono modificare la risposta biologica di queste persone quindi anche la risposta ai farmaci.

{{Si conoscono gli effetti del fatto che i farmaci vengono sperimentati soltanto su categorie ristrette?}}

Si, qualche cosa si comincia a conoscere da quando ci si è cominciato a fare attenzione. Intanto possiamo dire che le donne hanno più effetti collaterali. Perché? Questo nessuno lo sa, io dico perché i farmaci sono stati studiati poco nelle donne, quindi questa è una conseguenza. Non solo gli effetti collaterali sono più frequenti nelle donne, ma in loro sono più gravi rispetto agli uomini. Un altro problema colossale, e su questo bisogna iniziare a pensare, è il dosaggio dei farmaci. Il dosaggio dei farmaci è fatto per un uomo di 70 Kg quindi è ovvio che una donna se non ha variazioni di metabolismo viene trattata sempre con un dosaggio superiore alle sue necessità, perché è molto più facile trovare un uomo adulto di 70 Kg piuttosto che una donna.

{{Eppure le donne sono le maggiori consumatrici di farmaci..}}

Esatto, le donne sono le maggiori consumatrici di farmaci quindi è come l’uovo di colombo: la classe che usa più farmaci è la meno studiata.

{{Le donne sono quelle che usano più farmaci: perché? E come mai sono le meno studiate?}}

Intanto, pensi, gli anticoncezionali orali sono farmaci: il 16% delle donne in età fertile li usa o poi c’è un 11% che usa gli estroprogestinici come terapia sostitutiva. Le donne soffrono di più di sindromi osteoarticolari, di sindromi dolorose e quindi fanno maggior uso di farmaci antinfiammatori. E questo è uno dei motivi. Le mestruazioni sono un’altra cosa che fa aumentare il consumo dei farmaci. Poi c’è una maggiore attenzione della donna alla propria salute e c’è una maggior tendenza delle donne ad usare i farmaci che si trovano in libera vendita, supplementi alimentari,vitamine, e anche questi portano il problema dell’interazione. Poi c’è da dire un’altra cosa, le donne hanno un’aspettativa di vita più lunga rispetto agli uomini e gli ultimi 10 anni di vita di una persona sono 10 anni di malattie: è difficile trovare un’ottantenne che non prenda nulla, quindi chiaramente il consumo di farmaci è aumentato da questo fattore. C’è da dire però che il consumo è maggiore nelle donne di tutte le fasce di età, non solo nelle donne anziane.

{{Nel maggior consumo di farmaci da parte delle donne entra in gioco anche un fattore culturale?}}

C’è anche un fattore culturale: siccome le donne non hanno tempo di fare attività fisica, vedono nella compressa e nello sciroppo, come si suol dire, una consolazione, un confort. E poi c’è da dire che vi sono malattie ad alta incidenza che sono tipicamente femminili, ad esempio la depressione e la cefalea.

{{Come mai le case farmaceutiche non hanno ancora avviato una sperimentazione sulle donne dato che questi dati sono noti?}}

Ci sono vari motivi. Noi veniamo da due grandi tragedie: quella del talidomide e quella dell’etinol-dietistilvestrolo, che sono stati farmaci dati a donne in gravidanza che hanno fatto delle tragedie. Per questa ragione c’è stato un certo periodo in cui è stato vietato fare sperimentazioni sulle donne. Solo dal 1993, quindi 14 anni, si è ripresa coscienza della diversità femminile. E questo è un motivo culturale. Poi ci sono motivi assicurativi: somministrando per la prima volta un farmaco in studio ad una donna si corre il rischio che questa resti incinta e che si possano avere alterazioni sul feto. Questo è un problema reale. Però, come dico io, se non si studiano i farmaci sulle donne in gravidanza non sapremo mai se questi sono efficaci. Dobbiamo trovare delle soluzioni alternative. L’altra cosa importante è che le donne hanno maggiori difficoltà ad entrare negli studi clinici: non hanno tempo di farsi seguire perché devono curare anche la salute di tutta la casa.
_ Quindi diciamo che da una parte ci sono problemi culturali, dall’altra problemi sociali legati al troppo lavoro delle donne che le rendono poco disponibili ad entrare in un trial clinico. D’altra parte c’è un problema di sicurezza per quello che le ho detto sulla gravidanza. C’è n quarto punto: fare una sperimentazione di genere costa di più perché non significa solo reclutare donne e uomini, ma anche fare le differenze in funzione del sesso, quindi probabilmente non basta raddoppiare il numero dei pazienti, che già è un costo enorme, ma probabilmente significa quadruplicarlo altrimenti le differenze non si vedono.

{{Cosa si sta facendo oggi? So che lei dirige un dottorato in medicina di genere.}}

Sì, sto cercando di formare degli esperti. C’è stata questa riunione a Maastricht alla fine di gennaio di quest’anno. C’erano riuniti gli esperti europei sull’argomento: ci siamo accorti che ci sono pochissimi esperti! E sopratutto bisogna formare anche i medici, i quali non sono consapevoli delle differenze. La cosa può anche meravigliare, ma anche le donne medico, che ormai sono tante non sono consapevoli di queste differenze. Quindi bisogna formare gli esperti, educare la popolazione e fare della ricerca di genere effettiva, vera incominciando a studiare le differenze: non vengono fatti nemmeno studi sugli animali femmina, perché bisogna fare il quadruplo degli esperimenti! Non è redditizio perché ci vuole più tempo e quindi non si pubblica il lavoro, o lo si pubblica dopo due anni invece se lo si fa solo sui maschi ci vuole un anno. E poi costa il quadruplo.
_ Quindi è il settore pubblico che deve incentivare questa ricerca, la ricerca di genere deve avere incentivi.