Pubblichiamo il testo di una lettera aperta indirizzata al prete di Pollena Trocchia, che ha minacciato barricate e occupazione dell’ospedale Apicelli di Pollena Trocchia (Napoli), definendolo “mattatoio” ed etichettando i medici abortisti come “macellai”. A Don Giuseppe Cozzolino, parroco della Chiesa di S. Giacomo Apostolo
Pollena Trocchia (Na).

Egregio Don Giuseppe,

Le scrive una prof.ssa di Lettere Classiche che ha operato, l’anno scorso, sul suo stesso territorio, del quale serba caro ricordo.
_ Come Lei, anche la sottoscritta ha scelto di educare, di istruire, di nutrire le menti e le anime, liberandole dai pregiudizi – tramite la riflessione e la dialettica -, dall’odio e dalla violenza – tramite la ricognizione storica degli eventi passati, alla luce dei quali inquadrare quelli presenti – e dall’indifferenza qualunquistica – tramite il riconoscimento e la contemplazione del Bello e del Sublime.

{{Tra i pregiudizi più radicati da estirpare}}, c’è sempre, patente o strisciante, nelle aule come nella società, ancora purtroppo legata a modelli patriarcali di pensiero e di comportamento, quello relativo al minus esse della donna, umiliante e dolorosissimo, feroce e violentemente anticristiano, contro il quale la Chiesa e la Scuola dovrebbero lavorare in concordia e con lena, consapevoli
del fatto che è proprio dalla sperequazione di trattamento riservata ai due sessi che procedono i
tre quarti delle storture che affliggono il mondo intero, come unanimemente riconosciuto da
quanti hanno imparato a patire nella propria carne le sofferenze di tutti gli offesi.

{{Mi hanno terribilmente ferito ed allarmato le [parole violentissime e impietose da Lei adoperate->http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/03/21/visualizza_new.html_1735699633.html]}}
nel proscrivere una pratica legittima e legale quale quella dell’aborto, una mutilazione cui nessuna donna si risolve con facilità e leggerezza, e che non può in nessun caso essere paragonato ad un omicidio, sia considerando la scienza medica, sia la logica e sia la misericordia.
{{
Per quanto riguarda la scienza medica}}, siamo ormai tutti scolarizzati ed informati quanto basta
per sapere che ogni donna in età fertile espelle, nella sua vita, senza neppure accorgersene, dai 10
ai 30 ovuli già fecondati, i quali, per motivi diversi e del tutto naturali, non riescono ad attecchire alle pareti dell’utero. Qualunque ginecologo potrà confermarglieLo: dobbiamo dunque ritenere che
ogni donna sia {naturaliter} un’assassina?
_ Si rende conto della follia e dell’assurdità insite in
una simile deduzione, e della conseguente mostruosità della Sua inaccettabile oltranza verbale, che si spinge a parlare di “mattatoi” e di “macellai” ?

{{Passiamo ora alla logica}}: Lei parla di “bambini” riferendosi a quelle che, al momento dell’aborto, sono parti del corpo della madre, progetti di esseri umani non ancora dotati di sistema nervoso, incapaci di ogni percezione, che senza il corpo materno non sopravviverebbero.
_ La Chiesa ha fatto dell’aristotelismo, filtrato attraverso il tomismo, la base teoretica dei suoi
assetti dottrinali: {{in base a quale logica, dunque, si pretende di considerare la potenza più rilevante dell’atto?}} Se a partorire fossero gli uomini, varrebbe sempre l’assioma che la madre è solo un
mero “contenitore” di sperma che DEVE figliare anche sotto violenza, anche quando il parto determini la sua morte o un trauma psico-fisico irreversibile, che verrà scontato pure dal nato?

E se, poi, figliare in qualsivoglia condizione, anche dopo l’orrore di un annichilante stupro, significasse raggiungere la “santità”, ebbene: chi è che può estorcere la santità o imporla a qualcuno come traguardo esistenziale e morale? {{Cassiodoro}} diceva, invitando i cattolici del VI secolo a rispettare gli Ebrei: “{Religionem imperare non possumus, quia nemo cogitur ut credat invitus…}
_ {{Se non si può estorcere la fede, come si può estorcere a una donna il senso dell’essere madre?}}
_ Inoltre: Lei davvero crede che esista qualche creatura al mondo che più di una donna comprenda intimamente cosa significhi dare la vita?
Potrà dirmi che la Chiesa ({{contro S. Tommaso}}, peraltro, il quale diceva che l’anima viene infusa
da Dio solo al 40° giorno dal concepimento) considera l’ovulo fecondato come una vita già in atto… ma – Le chiedo – la vita della madre non è forse una vita? {{Con che criterio si sceglie di macellare la donna per salvare un ovulo fecondato}}, magari mercé un atto di violenza barbarica
e mostruosa che uccide la dignità, la fede, la speranza, l’amore e l’essenza stessa della vita della donna?

{{E veniamo alla misericordia}}: come questo strano governo che ci ritroviamo, che scende in piazza contro i magistrati antimafia, contro chi lavora per la giustizia e il bene della società, Lei ha minacciato le barricate contro le vittime di violenze che sono oggetto di collettiva rimozione, di
cui nessuno vuole udire il raccapricciante racconto, ovvero contro disgraziate che per motivi serissimi (che nessun prete sa o desidera ascoltare) decidono di interrompere una gravidanza…
_ {{Come mai nessun prete minaccia mai, invece, di chiudere le porte del tempio a chi stupra e devasta
i corpi, le menti e le anime delle donne?}} (come lei sai, a parte le 2000 morte ammazzate all’anno, sono 6 milioni e mezzo le donne violentate, in Italia, quasi sempre da mariti, padri e fidanzati,
per non parlare di quanti vanno a comprare e stuprare corpi di bambine rapite con l’inganno e costrette alla prostituzione sulle nostre tristissime strade!).
_ {{Come mai Lei non indíce crociate contro i padri di questi figli non nati}}, sempre sfuggenti
e inesistenti, che lasciano le donne in perfetta solitudine a gestire situazioni drammatiche?
_ {{Come mai la donna e solo la donna, insieme al medico che applica la legge in scienza e coscienza, viene ritenuta dalla Chiesa responsabiledella “tenuta morale” della società}} , mentre lo stupratore, ovvero il maschio fecondatore, ha sempre diritto a lasciare la scena indisturbato, nonché a essere perdonato settanta volte sette?

Lei avrà sicuramente letto dell’orrendo [caso della bambina latinoamericana di 9 anni stuprata dal patrigno->http://www.uaar.it/news/2009/03/05/brasile-bambina-nove-anni-stuprata-vescovo-scomunica-chi-ha-aiutata-abortire/] e rimasta incinta. La decisione di farla abortire per evitare che il parto squartasse il suo corpicino violato e segnato per sempre, poco più di 30 kg in tutto, ha indotto il vescovo
brasiliano Josè Cardoso Sobrinho a scomunicare la madre, il medico e la bimba stessa, {{ma
non lo stupratore, che potrà continuare ad accostarsi tranquillamente ai sacramenti!}}

Non è forse un abuso della misericordia, questo? A Lei pare che Cristo, che sta dalla parte delle
vittime e degli ultimi, cioè di chi la violenza la subisce, possa aver avallato e possa approvare una simile barbarie? Cosa fa propendere la Chiesa per la giustificazione dello stupro e della violenza? Forse una necessità diffusamente avvertita dai suoi membri, che sta emergendo con tutto il suo indicibile e disgustoso lezzo proprio in questi giorni?

Diceva {{Eraclito}} che se la felicità consistesse nel possesso di cose materiali, allora potremmo chiamare “felici” i buoi quando trovano cicerchie da mangiare; nel suo solco, si può dire che se
la vita consiste solo nell’essere al mondo o nel respirare, allora nessuna morale ha senso, ed è perfettamente giusto e giustificato essere mafiosi o criminali!
_ Eppure c’è stato un tempo in cui la Chiesa metteva al rogo gli eretici perché, perdendo la vita “materiale”, ritrovassero quella “spirituale”, quella “vera”, cioè…
Non solo! La Chiesa ammette che si espianti un fegato da un corpo ancora palpitante per poterne salvare un altro, accettando che, in quel caso, la “morte cerebrale” basti a ritenere l’anima del donatore già ascesa al cielo…

Quanta incoerenza, dunque, e quanta violenza contro di noi, povere donne (così tanto onorate, invece, dal Cristo, quando la Terra ebbe il privilegio di ospitarLo!), sempre valutate e considerate solo in ragione del sesso, ossessione dei maschi, morbosamente legate dalla Chiesa alla sola copula, mortificate nelle aspettative del nostro fecondo ingegno, dipinte come ianuae diaboli dalla squallida concupiscenza maschile, represse, zittite, menomate e marginalizzate, fatte a pezzi come Ippazia, usate e abusate solo per rabbia, invidia e sete di potere!

Se il voler diventare madre e l’essere predisposta a farlo non è necessario per figliare; se il figlio
è solo un pezzo di carne che deve uscire a qualsiasi costo dalle viscere anche squarciate di
una “madre-per-forza”, allora {{proclamo io che il senso della vita è stato completamente distorto}}
e Le prevengo che {{sarò io a fare le barricate contro chiunque oltraggerà Cristo e la Vita
stessa infierendo ancora sulle donne}}, negando loro, vittime “storiche” stanche di esserlo, quella dignità che viene riconosciuta ai più grandi e disgustosi peccatori, quelli che i piccoli, cioè, li “scandalizzano”, e negando loro la suprema libertà di decidere cosa fare del proprio corpo, di decidere se e quando diventare madri.

L’aborto è un orrore cui nessuna donna, sia pure folle, si sottoporebbe mai; va scongiurato educando i giovani al rispetto e al linguaggio dei sentimenti, alla procreazione responsabile e amorevole. Se proprio ha voglia di fare le barricate e di occupare dei locali, vada ad occupare, piuttosto, i luoghi in cui i corpi delle donne vengono mercificati, i luoghi in cui si selezionano le donne come le vacche, per farne delle prostitute reali o virtuali!

Se potessi essere un prete (e non posso per un’altra violenza fatta dalla Chiesa alle donne, un’altra assurda esclusione MAI prescritta né prevista da Cristo!), io tuonerei dalla mattina alla sera
contro le trasmissioni indecenti che corrompono le menti dei nostri ragazzi meccanizzando e volgarizzando il sesso; scenderei in piazza contro la pubblicità oscena che trasforma il sesso in un’esperienza obbligata e legata al consumo di beni o alla logica del branco; denuncerei tutti
quelli che teorizzano o sdoganano la strumentalizzazione infame del corpo femminile: queste
sono le vergogne da combattere! Questi dovrebbero essere i veri “nemici” della Chiesa!

Se potessi essere un prete, infine, entrerei in quelle fredde stanze dove le donne sono sole con il
loro terribile rimorso, i loro incubi feroci e il loro ventre “freddo come una rana”; prenderei loro
le mani tremanti e gelate e le rassicurerei, dicendo che Cristo patisce ogni volta insieme a loro, perché nessun offeso della Terra, nessun “ultimo” è “più ultimo” di una qualsiasi donna.

Nella speranza che i nostri cuori possano incontrarsi nella Pace e nella consolante luce della Giustizia di Dio

Prof.ssa Marcella Ràiola, Torre del Greco (Napoli)