Dove sta, almeno nel 2014, la singolarità personale nella condivisione amorosa degli interessi? Subalterne anche nello scambio delle idee? Care amiche a cui non scrivo da un pezzo: saremo mica matte davvero?

Leggo [oggi su Repubblica un pezzo ->http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/07/06/quandoil-boccaincontrotogliatti30.html] di {{Silvia Giacomoni}}, valente giornalista, non femminista, ma nemmeno una che meriti di essere menzionata solo come la vedova di Giorgio Bocca. Comunque, fin qui, pazienza.

Il guaio è che Silvia racconta – in particolare per il libro su Togliatti – come il Bocca scrivesse i suoi libri avvalendosi della sua, diciamo così, “collaborazione”. Ricerche, libri da leggere, archivi da rovistare? “leggevo, segnavo le pagine da fotocopiare, sunteggiavo …passavo meravigliose mezze giornate col naso sulle riviste e gli archivi dell’Istituto Feltrinelli”….

Quando Silvia trovò nuovi documenti importanti in un fondo ancora inesplorato e lui scoprì che avrebbe dovuto rimettere le mani su un capitolo “quasi mi uccise”. Ma c’è di peggio….”Natalia Aspesi mi avrebbe poi sgridata perché non avevo chiesto la firma: francamente, la cosa non mi passò per la testa”. Nemmeno a lui, che nella nota introduttiva, la ringraziò, parlando del libro “come del nostro figlio di carta”. Non dico che cosa penso del {{figlio di carta }} perché sono una signora.

Dove sta, almeno nel 2014, la singolarità personale nella condivisione amorosa degli interessi? Subalterne anche nello scambio delle idee?

Siamo matte davvero. Potrei ritenere che lo studio disinteressato sia appagante, ma in tal caso proporrei un movimento per {{cancellare la proprietà dei diritti d’autore; altrimenti,,, meglio stirargli le camicie.}}