Dalla Presidente Commissione Sicurezza, Integrazione Sociale e Lotta alla Criminalità del Consiglio Regionale del Lazio, riceviamo queste considerazioni che fanno seguito all’articolo “Morte di un ospedale” di Furio Colombo sull’Unità (14 settembre).Ho letto attentamente {{l’articolo di Furio Colombo sulla chiusura del San Giacomo}} e ne sono rimasta molto coinvolta, come consigliera regionale e come persona di sinistra. Ma come per Alitalia si omettono spesso fatti, antefatti e responsabilità, anche per la sanità laziale occorre ricordare brevemente il passato.

La Giunta Marrazzo, insediata a maggio 2005, sostituì con alterne vicende tutti i direttori generali delle ASL, pretese da loro i bilanci dopo aver scoperto che per anni Storace aveva consentito una gestione allegra della sanità, senza bilanci, preventivi e consuntivi. Quindi, a circa un anno dall’insediamento, abbiamo scoperto di avere ereditato {{circa 10 miliardi di euro di deficit conditi di malagestione, malaffare e da fondi dello Stato non ricevuti.}} Abbiamo, allora, sottoscritto con il nuovo Governo Prodi, sotto la guida dei ministri Turco e Padoa Schioppa, un piano di rientro dal deficit che ne prevede l’azzeramento entro tre anni. Un piano durissimo e drastico che prevede, anche per decisione del Parlamento e del centro sinistra di allora, o la riconversione o la chiusura di ventuno cliniche convenzionate e di otto ospedali del Lazio di cui tre a Roma. {{Il Forlanini è in via di chiusura, il nuovo Regina Margherita già chiuso e parzialmente riconvertito in servizi per la salute, e il San Giacomo}}.

Nonostante un piano così duro,{{ da tre anni la Regione Lazio rivendica il diritto di avere dallo Stato 5 miliardi derivanti da tasse pagate dai cittadini del Lazio e da trasferimenti statali}}, fondi negati sia dal Governo Prodi che dal Governo Berlusconi. Anche in presenza di un indirizzo della Corte dei Conti che questa estate ha intimato al Governo di trasferire i fondi dovuti, visto che il disastro della sanità sta procurando un dissesto al sistema economico e agli Enti Locali del Lazio, dati i crediti vantati nei confronti di una Regione con la cassa pignorata, non in grado di {{pagare fornitori di beni e servizi.

E arrivo al commissariamento della sanità laziale di questa estate}}. Il Presidente Marrazzo ha tolto le deleghe all’Assessore Battaglia, si è assunto direttamente la responsabilità della situazione e ha accettato a luglio di essere nominato dal Governo Berlusconi Commissario di Governo per l’attuazione del piano di rientro, rivendicando i 5 miliardi che spettano ai cittadini del Lazio, per la gestione della sanità. I soldi non sono arrivati, mentre nelle vesti di commissario ad agosto ha firmato i decreti attuativi del piano di rientro deciso con il Governo Prodi (compreso quello per la chiusura del San Giacomo).

{{Noi non possiamo produrre spesa, abbiamo le casse vuote}}, stiamo cercando di far fermare la maionese impazzita di una sanità fuori controllo e mal gestita. Io credo sia nostro dovere come eletti del centro sinistra di tutte Istituzioni, prima di denunciare la negatività della chiusura del San Giacomo, di evitare di spararci addosso tra di noi (vecchio nostro vizio), di rispondere fermamente ad una destra cialtrona che cavalca e attizza proteste contro la Regione Lazio, sapendo di avere gravissime responsabilità nella pessima gestione della sanità all’epoca di Storace e di averne altrettante quando il Governo Berlusconi nega i soldi dovuti.

Ricordo senza commento la vicenda della ASL Roma C, punta dell’iceberg del malaffare, dove ancora due mesi fa sono stati arrestati dirigenti e, per questo, commissariata dal Presidente Marrazzo; ricordo la carcerazione di ex-assessori della Giunta Storace, di direttori generali e dirigenti. Inchieste penali ancora aperte che potranno riservare altre sorprese. Questo è quanto e questa è la situazione che coinvolge oggi la sanità del Lazio, la Regione direttamente, le imprese e gli Enti Locali in via derivata.

Noi non abbiamo voluto gettare la spugna, siamo stati capaci di mettere sotto controllo la gestione, di far emergere il grave deficit, di collaborare con le forze dell’ordine e la magistratura. Non riusciamo ad imporre al Governo la corresponsione di fondi dovuti e non vogliamo siano solo i cittadini e gli operatori a pagare.

Siamo in grado di avviare un percorso che unisca gli eletti di tutte Istituzioni e degli Enti Locali di centro sinistra (compresi i nostri parlamentari), che a partire dalla discussione su che fare per il San Giacomo, i suoi pazienti e i suoi competenti operatori, sblocchi una situazione drammatica lasciata solo in mano alla Regione spinta al suicidio politico con esiti negativi per le prossime scadenze elettorali e per i cittadini?