Dal 5 al 7 Aprile, nei campi profughi sahrawi di Tindouf, nell’hammada algerina, si tiene il 5° Congresso de l’Union Nacional de las Mujeres Saharauis, l’U.N.M.S. L’Unione delle Donne Sahrawi riunisce le donne della RASD, la Repubblica Araba Sahrawi Democratica, in gruppi e associazioni femminiliL’Union Nacional de las Mujeres Saharauis è un’importante realtà sia politicamente che strutturalmente legata al problema stesso del Sahara Occidentale, dell’occupazione marocchina nei territori occupati, della sopravvivenza nei campi profughi.

La {{colonizzazione spagnola del Sahara Occidentale}} iniziata ai primi del ‘900, e completata solo nel 1934, dopo una lunga resistenza anche da parte delle donne, fece sì che andassero smarrite le ataviche abitudini proprie dei sahrawi ed in particolare quelle legate all’universo femminile.
_ Il colonizzatore destabilizzò le loro tradizioni e cambiò le consuete usanze, {{rendendo sedentaria gran parte della popolazione}}.

{{Le donne}} si ritrovarono in un ruolo non loro e divennero {{semplici fruitrici di beni}} che provenivano dalla Spagna, mentre fino ad allora {{ne erano le produttrici}}. Inoltre essendo l’occupante spagnolo in primo luogo maschilista, non contribuì certamente all’emancipazione della donna sahrawi, e non le offrì alcuna possibilità di istruzione.
_ Le ragazze persero così l’occasione, peraltro già rara, di poter frequentare le “scuole coraniche” della società tradizionale nomade dei sahrawi. Nel frig (accampamento nomade), l’educazione dei giovani sahrawi, e spesso anche delle ragazze, era sotto la guida del Taleb (maestro coranico) che aveva la funzione d’impartire generici insegnamenti, più che altro di tipo linguistico, con lezioni di arabo e di hassania, e non unicamente di carattere religioso. Gli spagnoli però non avevano certo l’intenzione di continuare questa usanza e non facilitarono dunque la scolarizzazione.

{{Le donne si ritrovarono così prigioniere in un ruolo che non era loro familiare}}, chiuse in casa, con le abituali tradizioni nomadi, predilette e tramandate, che si andavano via via sgretolando e con nuove usanze, per loro estranee, con cui dovevano ormai convivere.
_ In questo periodo le {{donne sahrawi cominciano a partecipare alla protesta contro il colonizzatore}} spagnolo che le ha costrette all’ignoranza, che le giudica cittadini di rango inferiore, che le priva del diritto all’educazione.
_ Quando {{nel 1973 si crea il Fronte Polisario}}, il movimento di liberazione del Sahara Occidentale, le donne ritrovano nuova speranza. Si uniscono alla resistenza e creano una rete attraverso tutto il paese. {{Nel 1974}} si tiene la loro prima conferenza nazionale. Nasce l’Unione Nazionale delle Donne Sahrawi.
L’organizzazione di questa assemblea di donne pare indispensabile perché esse possano prendere coscienza insieme del ruolo insostituibile che devono giocare nella società sahrawi.

{{La lotta delle donne dell’U.N.M.S. diviene ora duplice}}: da una parte per l’indipendenza del Sahara Occidentale, dall’altra per la loro emancipazione e per un uguale trattamento tra uomini e donne.

Dopo che Hassan II, re del Marocco, il 6 novembre 1975, alla testa di 350.000 marocchini, invade in modo apparentemente pacifico e popolare il territorio del Sahara Occidentale, con la cosidetta “marcia verde”, che in realtà nascondeva mire militari e manovre diplomatiche, i sahrawi iniziano la lotta armata.
_ Per evitare l’occupazione gran parte della popolazione fugge nel deserto, dove s’improvvisano tendopoli, che l’aviazione marocchina bombarda immediatamente.
_ La fuga verso il deserto, tra l’ottobre e il dicembre 1975, si svolge in un’atmosfera spettrale, tra morti, feriti, famiglie disperse, angoscia, dolore e sotto una piogge di bombe.

{{Le donne dell’Unione danno prova della loro capacità organizzativa}}. Prendono in mano la situazione, adattandosi ai tragici avvenimenti e custodendo la memoria della passata vita nomade, in cui l’unità, l’altruismo, la cooperazione assicurava la vita mentre l’individualismo dava la morte: tutto si sviluppa in eccezionali sforzi comuni.
_{{Senza partecipare alla resistenza armata}}, che non è mai stato un obiettivo della donna sahrawi, che pure l’ha esaltata per l’uomo, l’Unione delle donne gioca un ruolo importante nel coordinare la precipitosa e lugubre partenza dall’amata patria: cerca di riunire le famiglie, fa arrivare informazioni, diffonde notizie e aiuta malati, feriti, mutilati, bambini e anziani.

Costretti ad un esodo di massa in un inverno quanto mai freddo, i sahrawi sono stremati da estenuanti marce, sotto i bombardamenti al napalm dell’aviazione marocchina.
_ Le donne dirigono i propri cari che sono allo sbaraglio e si cerca allora rifugio nella vicina Algeria, ad ovest della città di Tindouf, in località Hassi (pozzo) Robinet, oggi Rabouni, così chiamato per la presenza di un serbatoio di acqua.
_ E’ questo un periodo scosso da tante agitazioni, con l’invasore che tenta di annientare la popolazione. Si vivono momenti difficili da gestire, in condizioni precarie e con troppi profughi ammassati. Ma le donne cominciano a riorganizzarsi di nuovo, memori delle loro trascorse esperienze e della loro capacità di coordinamento già sperimentata in passato, durante la colonizzazione spagnola, quando anche allora si erano ritrovate sole, in assenza degli uomini, impegnati a lavorare per gli spagnoli nelle miniere di fosfati di Bou Cra.

L’{{organizzazione della vita nei campi profughi}} viene gestita fin dall’inizio dalle donne, che dirigono tutte le attività, mentre gli uomini sono a combattere al fronte.
_ L’angoscia e l’inquietudine cedono il passo alla ferrea volontà di ricostruire, e si parte da ambiti vitali come la salute, l’igiene, l’alimentazione, l’approvvigionamento di acqua. Vengono istituiti dei comitati popolari in cui le donne si autorganizzano per coordinare anche altri settori: i rifornimenti, la giustizia, l’artigianato.

Una volta soddisfatti i bisogni primari, l’U.N.M.S. dedica tutte le riunioni all’{{insegnamento degli adulti}}: è un puzzle di vari “saperi” messi in comune, per riuscire a superare le difficoltà iniziali e poter andare avanti passo dopo passo, nel processo di alfabetizzazione, che parte dallo stato embrionale delle prime esperienze della scuola “27 febbraio”, per arrivare ora al 95% della popolazione sahrawi scolarizzata, almeno fino ad un livello medio.

Poi, l’Unione decide di giocare la carta delle “competenze” ed eliminare l’alibi della “donna-ovunque-ad-ogni-costo”. Cioè interviene, attraverso un processo democratico, favorendo la formazione professionale femminile, e affidando ad ognuna il compito che più le è idoneo, senza voler strafare nell’assegnare alle donne ogni genere di responsabilità, anche se poi nella realtà è stato quasi sempre così, giocoforza.

Fin dai primi congressi popolari di base {{le donne cercano di autogestirsi}} anche nelle capacità individuali, nella forza fisica, nelle attività: erano e sono state per anni tutta l’impalcatura sociale ed economica della RASD, mentre gli uomini vivevano per la maggior parte del tempo in guerra, al fronte, su terreni minati, a rischiare la vita per un conflitto che mobilitava famiglie intere, affetti, vigore, gioventù, forza e speranze.

_ Questa organizzazione democratica dell’ U.N.M.S. a tutt’oggi conta circa 12.000 membri tra le donne dei campi profughi intorno a Tindouf, quelle che risiedono nelle zone occupate sotto l’oppressione del Marocco, quelle delle zone liberate, e le altre donne emigrate all’estero e organizzate in comitati locali e regionali.

Sul piano nazionale l’Unione si occupa dell’attuale situazione della donna sahrawi, del suo sviluppo, della sua emancipazione, del suo benessere.
_ Inoltre, sempre sul piano interno, è cura dell’Unione dare aiuto alle donne dei territori occupati del Sahara Occidentale, poiché è qui che effettivamente le donne soffrono un calvario senza fine e per di più misconosciuto al resto del mondo. Torture, sparizioni, processi sommari ed irregolari, incarcerazioni arbitrarie sono, per le sahrawi dei territori occupati, all’ordine del giorno.

L’U.N.M.S. con consapevolezza e partecipazione, cerca di alleviare le sofferenze e i soprusi che le sahrawi dei territori occupati subiscono. Del resto, nei momenti di conflitto sono, senza eccezione, le donne il soggetto principale. Drammaticamente la maggior parte delle violenze ricadono sempre su di esse: per la speciale simbologia che il corpo della donna ha nel mondo musulmano e per il ruolo di resistenza sociale e culturale che le donne sahrawi svolgono da così lungo tempo, pur non impegnate nella resistenza armata, esse {{sono oggetto di un accanimento particolare nei territori occupati}}.

L’appoggio delle sorelle dell’U.N.M.S. dei campi profughi di Tindouf è di fondamentale importanza per le sahrawi sotto occupazione, affinché le notizie circolino dai territori occupati. In segreto e sempre sotto stretta sorveglianza, è molto importante che al di là del muro della vergogna che si snoda per oltre 2000 km, in quell’enorme campo di concentramento all’aperto che il Marocco ha creato, il popolo femminile sahrawi imprigionato si senta sostenuto e appoggiato dalle altre donne, parenti, amiche, sorelle, che …”hanno la fortuna” di vivere, da trent’anni, negli accampamenti dei rifugiati.

L’Unione, inoltre, nei campi profughi si dedica anche a {{migliorare la situazione dell’infanzia, degli anziani e dei diversamente abili}}. E’ su questi versanti che le donne, nei comitati di base che ci sono in ogni wilaya (regione) ed in ogni daira (comune), hanno assunto responsabilità gestionali, a livello “manageriale” fin dai primi momenti del loro insediamento nelle tendopoli.

Sul piano internazionale l’U.N.M.S. si preoccupa di denunciare le disuguaglianze delle donne nel mondo, e la violazione dei loro diritti. Denuncia le guerre e i conflitti di cui le prime vittime sono sempre i bambini e le donne. Condanna energicamente ogni violazione dei diritti umani che sempre si riscontrano nonostante le convenzioni e gli accordi internazionali. Ha contatti con altre organizzazioni e movimenti femminili ovunque nel mondo, e cerca di far proprie le altrui esperienze, per migliorare al massimo la situazione dell’emancipazione femminile della donna sahrawi.

L’Unione è diretta da una Segreteria Nazionale composta da 57 membri eletti dal Congresso che si tiene ogni 5 anni. Della Segreteria fa parte il Direttivo esecutivo che è presieduto dalla Segretaria Generale, eletta sempre dal congresso, e che fa parte anche lei per statuto della Segreteria Nazionale del Fronte Polisario. Il Direttivo è suddiviso in 4 settori che si occupano di relazioni esterne, informazione e cultura, territori occupati ed emigrazione, ed affari sociali. Inoltre nelle 4 principali wilaya del paese, El Aioun, Smara, Ausserd, Dakhla, ci sono gli uffici regionali addetti ai differenti settori. Ogni 6 mesi la Segreteria Nazionale dell’U.N.M.S. si riunisce per valutare i rapporti ricevuti dalle wilaya, dai 4 settori del Direttivo, e dal Direttivo stesso. Si impostano le azioni future, si tracciano le linee delle prossime manifestazioni, si vota il programma semestrale e si decidono le posizioni politiche da prendere, se necessario.

{{Il primo Congresso si tenne nel 1985}}, e da allora ogni 5 anni ci si riunisce. Ad ogni Congresso si dà il nome di una martire della lotta d’indipendenza; quest’anno sarà intitolato a Maimouna Abdellahi Mohamed Lamin. E’ previsto per questo 5° Congresso l’arrivo di più di 1000 persone che metteranno in comune idee ed opinioni per analizzare la situazione della donna oggi nel mondo e tra i sahrawi. Il Congresso offre la possibilità di abbandonare le pressioni del quotidiano, per lasciare alle donne il tempo di ritrovarsi e di guardare indietro al cammino intrapreso e in avanti a quello ancora da percorrere.

Molte sono le sfide con cui in questi anni l’U.N.M.S. si è confrontata e ancora oggi s’imbatte:
-la maggiore partecipazione politica delle donne, data la scarsa rappresentatività femminile a livello del Parlamento e dei Consigli di wilaya e di daira.
-il nuovo ruolo che le donne hanno dovuto assumere dopo il cessate il fuoco del 1991, con il ritorno degli uomini dal fronte.
-l’inserimento delle donne con le nuove competenze professionali, anche di livello elevato e specialistico grazie agli anni di studio all’estero, nel nuovo contesto dei campi profughi: l’economia monetaria che, come in altre esperienze di paesi in via di sviluppo, discrimina le donne.
-le nuove responsabilità familiari createsi negli ultimi anni, con gli uomini che emigrano in Spagna per poter portare reddito alle famiglie e la donna che resta sola nei campi.

Ora, dopo queste sfide, alcune già vinte, altre in via di risoluzione e di discussione, {{il [5° Congresso dell’U.N.M.S.->343]}} si pone il problema di concretizzare il più in fretta possibile{{ l’effettiva partecipazione delle donne in tutti gli ambiti}}. Si propone di mettere a confronto donne di tutte le età, dei campi e di fuori, al fine di accumulare esperienze e acquisire maggior sicurezza in tutti i settori della vita quotidiana. Si prepara ad offrire alle donne un proprio ruolo effettivo e produttivo nella vita economica del paese.

La profonda convinzione delle donne sahrawi è che tutti gli sforzi per progredire nella libertà devono partire dalla base della società, che sono la famiglia e la donna, e per realizzare ciò bisogna approfondire il ruolo educativo, formativo, culturale. Dipendere sempre meno dall’esterno, e far diventare la famiglia il motore dinamico della politica del paese.