Nell’incessante comporsi scomporsi e ricomporsi del movimento delle donne noi ci siamo, riconoscendo la vitalità di nuove parole e nuove soggettività che entrano sulla scena della politica che vogliamo.

Nell’incessante comporsi scomporsi e ricomporsi del movimento delle donne noi ci siamo, senza dimenticare la lunga storia di cui conserviamo con orgoglio il nome, testimonianza delle conquiste che oggi sostengono i nostri passi, impegnate a lasciarne eredità fruibile da chi verrà dopo di noi, convinte che il cambiamento autentico nasce da ciò che sappiamo conservare e trasformare, come facciamo da sempre noi donne nell’arte di tenere in vita la vita.

Sappiamo che ogni anno nuove donne si affacciano al mondo e hanno bisogno di sentire che siamo numerose in cammino, di sapere che molte donne prima di loro hanno aperto le strade che oggi percorriamo con maggiore libertà e identica determinazione, orgogliose di essere figlie di una lunga storia e sempre madri di noi stesse.

Ci troviamo continuamente di fronte all’urgenza del rischio, al delitto di femminicidio, alla diffusione dello stupro e della cultura che lo sostiene, all’omertà sulla violenza domestica, all’arroganza delle molestie nei luoghi di lavoro, alla connivenza di chi dovrebbe essere garante del diritto, della giustizia e dell’informazione.

Sappiamo che la strada è ancora lunga, ma vediamo ovunque ri-nascere la ribellione delle donne che lottando contro la violenza affermano un altro modo di vivere, la consapevolezza di uomini (ancora pochi!) che cercano altri modi di esistere fuori dai miti e riti della virilità patriarcale, giovani donne e uomini che cercano la propria identità fuori dalle gabbie degli stereotipi e delle convenzioni di genere.

I diritti diventano fragili se non sono davvero per tutte e tutti, se definiscono la cittadinanza per esclusione, se non ne viene insegnata la storia, se non costruiscono dialogo politico, e infatti sono stati piano piano disattesi e poi aggrediti con arroganza, nelle strutture sanitarie, nei posti di lavoro, a scuola, nell’immaginario di quell’interazione quotidiana in cui si costruisce l’idea di mondo comune.

Oggi, di fronte alla violenza che minaccia le nostre vite imponendo, neppure troppo subdolamente, vecchi stereotipi del femminile a ingabbiare i nostri sogni e mortificare la realtà, vogliamo porre alla politica domande radicali, stabilendo con chiarezza possibili alleanze e differenze ineludibili da portare nel dibattito, per costruire un tessuto di vicinanze non occasionali.

Vogliamo moltiplicare le forme della visibilità politica, anche costruendo forme diverse dai tradizionali codici maschili, proseguendo la straordinaria creativa tradizione delle femministe e di tutte le donne che hanno lottato per i propri diritti.

Per questo siamo presenti in piazza, nei tribunali, siamo presenti con le donne che hanno subito violenza e che vogliono riprendere in mano la propria vita, siamo presenti in ogni lotta per abbattere le molte barriere costruite intorno alle vite delle donne, confinate nelle case, nei lavori non pagati, nelle tante servitù e schiavitù.

Per questo non dimentichiamo le donne che vivono accanto a noi senza cittadinanza, perché per noi i confini, reali e simbolici, sono fatti per essere attraversati liberamente.

Per questo siamo presenti nel dialogo con le istituzioni e con le donne che le rappresentano perché sappiamo che solo il riconoscimento reciproco tra istituzioni democratiche e istanze della società civile, di cui le donne sono da sempre maggioranza, può generare il cambiamento di cui abbiamo bisogno.

Noi ci siamo, con le nostre parole, le nostre storie, le nostre vite, le nostre proposte politiche.

Le donne dell’UDI