Famiglie sotto i portici della basilica dei Santi Apostoli da 3 mesi – foto Eleonora Camilli

Salta l’incontro che doveva decidere il trasferimento entro la fine dell’anno in un palazzo messo a disposizione dalla Regione Lazio nell’ambito dell’emergenza freddo. Rischio che i 60 nuclei familiari restino davanti la chiesa fino a dopo la Befana. “Vergognoso”

Si allontana la soluzione per le famiglie accampate nella Basilica dei Santi Apostoli, nel cuore di Roma, da agosto. Come annunciato in una conferenza stampa una settimana fa,  il 28 dicembre 2017 era previsto l’incontro decisivo per il trasferimento dei 60 nuclei familiari, in un palazzo nella zona nord di Roma messo a disposizione dalla regione Lazio. Ma l’appuntamento è saltato e se ne riparlerà, probabilmente, dopo le feste. Intanto gli sfollati restano sotto i portici della basilica. Oltre al Natale passeranno lì il Capodanno e anche la Befana, se nel frattempo non si trovano altre soluzioni.

Di “scaricabarile” parlano i movimenti per la casa. “Un gioco di rimpalli tra Regione e Comune sta producendo il fatto che almeno fino all’otto gennaio le donne, gli uomini e i bambini sgomberati ad agosto a Cinecittà rimarranno accampati nel portico della Basilica. Si continua a procrastinare sulla pelle delle persone che ormai sono allo stremo – sottolinea Margherita Graziosi dei Blocchi precari metropolitani -. E’ una situazione vergognosa, le famiglie hanno aspettato ma ora non ne possono più”. Il palazzo messo a disposizione, spiega ancora Graziosi, rientra nelle strutture previste dall’emergenza freddo: “vuole dire che è appunto un’emergenza e che va affrontata subito. Non si può più aspettare, dopo mesi”. “Da quattro mesi viviamo per terra davanti la chiesa – sottolinea Abdul Gelfa, di origine marocchina, da 17 anni in Italia, e padre di due bambini di 4 e 2 anni-. A noi non interessano le questioni elettorali, non ci interessa la politica, vogliamo solo che i nostri figli tornino alla normalità, perché molti di loro stanno avendo diversi disagi a scuola. Questa storia deve finire”. (ec)