“Il territorio in cui siamo entrati, quello dei sogni e delle fantasie, è caratterizzato da un’incessante attività, simile ad un metabolismo organico. In quel lavorio…avviene la trasformazione delle emozioni in affetti, sentimenti e pensieri…L’emozione, intesa come energia in movimento che si radica nell’esperienza corporea, solo gradualmente diventa rappresentazione visiva nel nostro teatro interno. In questo passaggio, secondo la lezione di Jung, si nasconde il mistero trasformativo del processo simbolico.” (Paolo Aite, Paesaggi della psiche)

In occasione della collettiva Nicaragua: Rostro de Mujer – un’esposizione pittorica ispirata alla donna, organizzata dall’Ambasciata del Nicaragua in Italia- Ena Gordillo presenta nove opere realizzate in Italia dove vive e lavora a Roma dal 1977. Pittrice e illustratrice di libri di poeti nicaraguensi, la Gordillo ha partecipato a numerose esposizioni nazionali e internazionali.

Sebbene le opere contengano memorie e suggestioni del paese d’origine, è in un mondo simbolico femminile dalla forza archetipica dove vanno rintracciate le immagini che compongono i suoi quadri. In La chioma di Berenice per esempio un vulcano si allunga verso l’alto fino all’estremo limite mentre una sfera penetra verso il basso, come in un respiro cosmico. Berenice, immobile sulla chioma ondulata, guarda “altrove”, oltre l’osservatore e la realtà. Una sagoma misteriosa incombe su di lei, scontro/incontro di due forze primordiali, due principi, sullo sfondo irreale di un cielo punteggiato di astri. Il colore lavorato per strati, impastato di luce e punteggiato di china diventa terra, vulcano, mosaico di cielo e astri, spuma di mare e carne setosa.

“Tutti i soggetti dei miei quadri – dice Ena Gordillo durante l’incontro nella sua casa studio- nascono da un sogno, da una poesia o da una musica. Ogni idea mi porta a crearla a colori o in bianco e nero. Per esempio, una cupola, un vulcano o una cordigliera sono cose impattanti, non avrei mai potuto farli a colore; il bianco e nero danno forza e vigore, creano un dinamismo che è difficile rendere con il colore. Questo vale naturalmente per me che non dipingo come Masaccio (ride) Masolino o qualche altro.  Io lo vivo così, lo sento così…”

Sogni, fantasie ed emozioni trans-mutati su legno o cartone pergamena svelano senza rivelare.

“Viviamo una vita tutto un volume, c’è la notte il sogno la meditazione; c’è il mistero in ognuno di noi…una specie d’invalidità”.

“Il soggetto de La Mela d’oro è nato da un sogno: io camminavo verso l’Accademia delle belle arti e una mela d’oro girava rapidamente in mezzo ai miei piedi. Sono passati anni senza che io riuscissi a capire come rappresentare questo sogno e un giorno mi è venuta l’idea di mettere la mela sul mare…”. Nel quadro, due ali solari emanano dalla mela, proteggono la figura femminile e nello stesso tempo la contengono in un “utero” astrale. La donna nasconde dietro di sé uno spicchio di luna infuocato. Tutto è immobile e surreale, come il mare spettrale che sostiene la mela.

“Ho imparato a usare i colori da un restauratore che abitava nel mio palazzo, siamo diventati amici – vedi com’è il destino delle cose- e quando ho visto come dipingeva, mi è venuta la curiosità di dipingere con l’olio e lui mi ha insegnato il colore della carne, della luce, i materiali. Così ho cominciato… Mi piace dipingere. È come una vita segreta perché tu sei sola e hai la tela davanti”.

La mostra si inaugura oggi, 20 settembre, a Roma presso la Camera dei deputati nel Complesso di Vicolo Valdina, Sala del Cenacolo.