Il 12 gennaio 2018 si è tenuto un convegno all’Istituto Superiore di Sanità per migliorare l’assistenza alla nascita in Italia. Responsabile scientifica dott.ssa Serena Donati

Aula Pocchiari fin dalla prima ora colma: necessità di predisporne un’altra. Vengono da tutta Italia: personale sanitario, ostetriche, ginecologhe/i, rappresentanti dell’associazionismo, amministratori delle regioni, funzionari del ministero della Salute, dell’ISTAT, donne a vario titolo interessate all’argomento. Si tratta di un convegno che  “ha lo scopo di restituire e discutere con i professionisti sanitari che assistono la nascita in Italia le informazioni raccolte mediante il sistema di sorveglianza della mortalità materna (sia attraverso il record-linKage di flussi sanitari, sia attraverso la sorveglianza attiva) mediante i progetti di ricerca-intervento coordinati dall’ISS in collaborazione con le regioni al fine di migliorare la qualità dell’assistenza alla nascita e prevenire gli esiti sfavorevoli evitabili.”

I dati esposti hanno riguardato la sorveglianza della mortalità materna e diversi progetti di ricerca coordinati dall’ISS in collaborazione con le regioni. Dal 2006 al 2012, retrospettivamente, sono stati linkati i certificati di morte e le schede di dimissione ospedaliera in 10 regioni che coprono il 77% dei nati   ed è stato evidenziato che 6 morti materne su 10 mancavano all’appello attraverso l’analisi dei soli certificati di morte dell’ISTAT.   Dal 2013 l’ISS coordina anche un sistema di sorveglianza attiva che raccoglie ed esamina prospetticamente tutti i casi incidenti di morte materna in 10 regioni e grazie al DPCM nazionale su registri e sorveglianze pubblicato nel 2017 la sorveglianza  coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità sarà  estesa nei prossimi anni all’intero Paese.

La presentazione e la discussione dei risultati della sorveglianza e del progetto sulle donne che arrivano quasi a morire (near miss)  a causa di complicanze emorragiche della gravidanza e del parto si è protratta fino al pomeriggio inoltrato. Ad ogni relazione ha fatto seguito un dibattito tra pubblico ed esperti intenso, sostenuto da esempi di esperienze scientifiche, cliniche, politiche, sociologiche. L’interesse professionale è stato continuamente alimentato  dal riconoscimento del valore scientifico del lavoro e dalla percezione precisa della cura dedicata ad un tema troppo spesso trascurato, la cui osservazione ha indicato sia la possibilità di prevenzione di certi eventi mortali sia un modo diverso di seguire e vivere la normalità della gravidanza e della nascita.

Questo tipo di ricerca   consente non solo di capire se le cose funzionano ma anche come funzionano e di trasferirne la conoscenza. La mortalità materna è infatti indicatore cruciale dell’appropriatezza di tutta l’assistenza alla nascita.

Il Prof . Ricciardi, Presidente dell’ISS,    ha parlato del lavoro come eccellenza italiana in campo mondiale. Ogni risultato positivo o negativo ha una precisa motivazione tecnico/ scientifica /professionale scaturita da adeguato esame dei dati: nessuna parola superflua ma sottinteso, silenzioso, tenace, rigoroso impegno, scaturito da umano interesse e convinto entusiasmo professionale.

La dott.ssa Donati, anche in previsione di estensione del progetto a tutte le regioni, ha illustrato l’organizzazione della rete di sorveglianza:

-segnalazione dei casi incidenti

-audit multiprofessionale

-indagine confidenziale

-revisione centrale

-restituzione della conoscenza

Lo svolgersi dei lavori ha chiaramente evidenziato la necessità di rivedere i sistemi formativi e le modalità di aggiornamento professionale.  Un ginecologo  dell’Emilia Romagna ha dichiarato che le iniziative promosse dall’Istituto Superiore di Sanità per la prevenzione e la gestione dell’emorragia ostetrica hanno indotto i sanitari impegnati nel progetto al confronto e alla modifica di protocolli e procedure.

Con partecipazione intensa e silenziosa la sala ha poi seguito i dati e le immagini sull’impatto emotivo per i clinici e per le pazienti in caso di emorragia del post partum e i dati relativi ai suicidi di donne con disagio psichico in epoca perinatale:

-nel primo caso il dramma della partoriente è spesso accompagnato dal doloroso senso di impotenza e di inadeguatezza del personale sanitario

– nel secondo la ricerca ha evidenziato che il tasso specifico di mortalità per suicidio è analogo a quello per emorragia (2/100.000 nati vivi) e che solo in tre casi di donne affette da un disturbo mentale grave la diagnosi psichiatrica è stata  registrata insieme alla diagnosi ostetrica e che tra le donne morte per suicidio sono poche quelle  che  hanno avuto contatti con uno specialista di salute mentale nell’ultimo mese prima del decesso.

CHE FARE?

Scontata e ribadita la necessità della estensione del progetto a tutte le regioni, poiché la raccolta e la puntuale registrazione dei dati consente adeguati aggiornamenti di interventi e formazione continua del  personale, il Convegno ha dato largo spazio a:

-necessità di sistematica comunicazione tra diversi livelli, tra medicina generale e professionisti delle cure primarie, operatori che assistono la nascita  e l’intera rete della  salute pubblica

-necessità di includere nel processo formativo degli operatori sanitari una riflessione approfondita e corretta sulla funzione dell’empatia come tecnica psicologica fondante per un sereno e sano svolgersi di tutto il percorso nascita, sia nei casi più semplici che in quelli che presentano complicazioni  impreviste. In tutti infatti l’umana  disponibilità dell’operatore adeguatamente formato è sostenuta dalla fiducia della partoriente e dei familiari.

Al seguente indirizzo è possibile vedere e scaricare le presentazioni del Convegno: http://www.epicentro.iss.it/itoss/