Ahed Tamimi, dopo aver schiaffeggiato due soldati israeliani armati fino ai denti che  si rifiutavano di lasciare il cortile della sua casa di famiglia nel villaggio di Nabi Saleh, vicino a Ramallah, in Cisgiordania è stata incarcerata con l’accusa di aggressione e istigazione alla rivolta, insieme alla cugina Nur. Rischia una condanna di molti anni. Sua madre, Nariman, è detenuta per aver filmato l’incidente.

L’episodio è avvenuto dopo che dei  soldati non lontano da casa sua  hanno sparato in faccia a suo cugino quindicenne, ferendolo gravemente.

I villaggi palestinesi come Nabi Saleh sono regolarmente invasi dai soldati. I bambini vengono trascinati via dai loro letti nel bel mezzo della notte, come è successo ad Ahed, e portati davanti a tribunali militari. Le associazioni che si occupano di diritti umani hanno raccolto molte evidenze su come i bambini siano regolarmente picchiati e torturati durante la detenzione.

Ogni anno finiscono nelle carceri israeliane centinaia di bambini accusati di aver lanciato pietre. Nel 99% dei casi sono dichiarati colpevoli ed incarcerati. E molti sono quelli uccisi: negli ultimi 16 anni l’esercito israeliano ha ucciso in media 11 bambini al mese.

L’impunità di Israele deve finire. L’Italia e l’Europa come firmatari della“Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, devono esigerne il rispetto.

Ahed Tamimi, la madre Nariman, la cugina Nour e tutt* i/le  minori palestinesi rinchius* nelle carceri israeliane devono essere liberati!

Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese, Comunità Palestinese di Roma e del Lazio