cutrufelliA Roma giovedì 26 gennaio dalle ore 18 alle ore 20 Moby Dick biblioteca hub culturale organizza in Via Edgardo Ferrati 3/a  la presentazione del libro Quella febbre sotto le parole curato da Maria Rosa Cutrufelli e  edito da Jacobelli.

A introdurre la discussione  Paolo Di Paolo e Alessandra Pigliaru, a  coordinarla Anna Maria Crispino, saranno presenti alcune delle autrici.

Si entra in punta di piedi nei “laboratori di scrittura” di 12 importanti autrici italiane che si raccontano: ciascuna descrive i luoghi, i tempi, i modi che presiedono al suo processo creativo. Ma ne emerge anche un frastagliato panorama del significato che la scrittura ha, o ha avuto,  per donne che hanno cominciato la loro attività in un periodo,  la seconda metà del Novecento, in cui ancora fortissime erano le resistenze delle case editrici a pubblicare autrici difficilmente inscrivibili nella categoria della narrativa popolare “femminile”. Grande peraltro era anche la resistenza di un ambiente accademico e critico rigidamente ancorato a un “canone” letterario che mal sopportava le incursioni di scrittrici che, nelle loro opere, cercavano “le parole per
dirlo”.  Il volume fornisce dunque una sorta di cartografia in progress ma anche un serrato dialogo virtuale tra autrici di diverse generazioni.

 

Anna Maria Crispino a colloquio con Maria Rosa Cutrufelli preso da

https://letteratitudinenews.wordpress.com/2017/01/18/quella-febbre-sotto-le-parole/

Giornalista, grande viaggiatrice, autrice di romanzi, racconti, reportage, testi radiofonici e persino di un libro per bambini: Maria Rosa Cutrufelli ha sempre avuto il gusto di prati­care tutti i generi che la scrittura mette a disposizione, di esplorarli dall’interno e magari di rovesciarli per trovare la forma e le parole giuste per dire quello che le sta a cuore. Ma anche di promuovere e valorizzare la scrittura di altre donne, organizzando eventi sin dagli anni Ottanta, quando il discorso sull’écriture feminine italiana muoveva ancora i suoi primi passi – basti ricor­dare, a mo’ di esempio, l’Almanacco di Firmato Donna Scritture, scrittrici (1988).
Non che non ci fossero le scrittrici, anzi. Il secondo Novecento ha visto una crescita costante della loro presenza sulla scena letteraria ed editoriale nazionale, ma spesso all’ombra del neutro maschile “scrittore”, per la supponenza dei critici, certo, ma forse anche per il timore delle stesse scrittrici di essere sospinte nel recinto della letteratura “sentimentale” – se non “rosa” tout-court – e di conseguenza collocate in serie B.
D’altronde però, già dagli anni Settanta la nuova ondata del femminismo aveva aperto la via per una rivalutazione delle “pioniere”, per una diversa atten­zione alle contemporanee e persino per una maggiore “autorizzazione” all’espressione per le aspiranti scrit­trici: è del 1975 la fondazione della casa editrice La Tartaruga di Laura Lepetit in un contesto di plurime iniziative editoriali “firmate” donna. Ma ancora la cit­tadella della critica letteraria, nei giornali e riviste auto­revoli e nei dipartimenti di italianistica delle università, continuava a resistere strenuamente agli studi delle donne (Women’s Studies) che altrove, specie nel mondo anglofono, erano già una realtà diffusa e assai vitale.
È tuttavia proprio a partire dagli anni Settanta e Ottanta che emerge in Italia una nuova generazione di lettrici, oltre che di autrici, che si fa anche “pubblico” attento ed esigente di un’editoria che non può non tenerne conto: si prepara quel graduale “sorpasso” del­le lettrici sui lettori – specie nel campo della narrativa – che nel tempo si è consolidata in tutte le fasce d’età e che oggi, secondo le statistiche, in un Paese che legge complessivamente poco (42% della popolazione dai 6 anni in su), vede una percentuale di donne (48,6%) molto maggiore rispetto a quella degli uomini (35%) (1). Inoltre, lo stesso femminismo italiano sembra cam­biare pelle negli anni Ottanta: meno movimentista e più consapevole di dover trovare radici e fondamenta, una genealogia di riferimento, una efficace rete di re­lazioni, per evitare quell’andamento carsico – fatto di momenti di grande visibilità seguiti da lunghe fasi di inabissamento – che in Italia ma anche in tutta Europa ha contraddistinto la presenza delle donne sulla scena pubblica (politica, sociale e culturale) dalla Rivoluzio­ne francese in poi. Sono gli anni in cui, come un’onda impetuosa, nascono (e a volte anche muoiono) case delle donne e consultori, collettivi più strutturati e associazioni, centri di documentazione e biblioteche, librerie e gruppi di lettura, studio e ricerca. E altre riviste, collane, piccole case editrici – alcune dalla vita effimera, altre ancora oggi in attività.
Nel 1990 Maria Rosa Cutrufelli porta a compi­mento un progetto a lungo maturato, la rivista Tut­testorie, che diventa presto un luogo d’elezione per il dibattito sulla scrittura delle donne, ma anche un forum di confronto tra donne e uomini in letteratura.

Maria Rosa Cutrufelli è tra le maggiori scrittici italiane
contemporanee, tradotta in 22 lingue, e pluripremiata sia
in Italia che all’estero. È autrice di 8 romanzi e di numerosi
saggi, oltre ad aver curato antologie di racconti e scritto
radiodrammi per la Rai. Ha fondato e diretto per 12 anni
la rivista di narrativa e letteratura Tuttestorie.