foto di gruppo di chi ha partecipato al workshop di Letizia Battaglia

Uno spirito libero, fiammeggiante nei capelli e nella vita, è salito sul palco innalzato nel cortile della Casa internazionale delle donne di Roma per le serate estive della Casa (S)piazza e si è rinnovata la magia empatica tra la folla e il suo fulcro.

Celebre a livello internazionale per storia personale, scelte di vita e passione fotografica divorante tanto da farle ribadire di essere nata il giorno in cui, giunta a Milano dopo la separazione dal marito, prese in mano, per mestiere, la macchina fotografica, Letizia Battaglia incarna ciò che quell’arte prende e restituisce alla società e tutto ciò che di coraggioso e identitario comporta il dirsi e il dire attraverso l’immagine.

Adorante e in spasmodica attesa di tale maternage nel previsto workshop di due giorni, il gruppo misto dei primi 25 iscritti si è coagulato, al suo invito, ai suoi piedi, in un anticipo d’emozioni, apertura di finestre, allargamento d’orizzonti conclusi dall’affettuoso invito al Centro internazionale di fotografia aperto/conquistato da Letizia Battaglia a Palermo. L’importante è fotografare, stare insieme e stare vicino a Lei, per antonomasia.

Casa Internazionale delle Donne di Roma

«Nella Casa sono entrata da sola, in un improbabile ferragosto, dove non c’era nessuna donna…erano altrove, e sono rimasta a guardare il giardino…poi me ne sono andata.»

Lo schiudersi e il richiudersi di memorie e afflati personali è ciò che costella e caratterizza il lessico, umano e artistico, di Letiza Battaglia che ha voluto confidare quell’incontro intimo, precedente la mostra romana al Maxxi e il meeting primaverile nella sede nazionale dell’Unione Donne in Italia, sotto il tetto della Casa. Per biografia dell’artista e gli eventi citati rimandiamo agli articoli di questa testata in nota*, qui rinnovando l’ammirazione, con nessuna piaggeria, per il rinnovato duetto tra l’artista e se stessa, diventato un terzetto con la sua immagine proiettata, e da lei commentata, dei due documentari Battaglia – una donna contro la mafia, di Daniela Zanzotto e Letizia Battaglia – Amoreamaro di Francesco Raganato.

La comunicazione corporea, lessicale e intellettuale di Letizia Battaglia crea intorno alle sue parole un silenzio inciso di frasi indimenticabili come quella spesso rivolta alle giovani: «Non solo voi avete un futuro, anche io ho ce l’ho… e ho molte cose ancora da fare, altre che non so».

A spiegare imput e iter dello straordinario incontro che ha travolto emozionalmente e gettato letteralmente il gruppo dei 25 nei meandri di un complesso edificio iscritto, dal ‘600, nella storia del genere femminile, laica e religiosa, sfiorata in apertura del workshop, ma quanto riflessa nelle fotografie di cui alcune entreranno nel corredo fotografico della Casa, sono state in apertura Marina Del Vecchio ed Elena Luviso.

La prima, promotrice dell’evento e vice presidente dell’asp gerente la Casa, ha tra l’altro commentato:  «…dentro, nei corridoi, vi sono molte fotografie di donne del movimento, anni Settanta-Ottanta…mi piacerebbe che si ricongiugessero con quelle che si faranno qui dentro…e con le donne che stanno fuori.»

Elena Luviso accanto al manifesto che ritrae Letizia Battaglia

La seconda, carissima amica di Letizia Battaglia – presidente dell’Adecoc, giurista e giornalista, ideatrice del gioco formativo Donne in Gioco realizzato attraverso carte della Casa Modiano per il 70° del suffragio femminile in Italia e che conta tra le personagge la grande fotografa cui l’Adecoc consegna il Premio Rosa dei Venti – ha ripercorso l’organizzazione e le finalità del workshop.

 

Livia Turco, Fiorenza Taricone e Marina Del Vecchio

Sedute sul lato opposto del palco su cui giganteggiava, a un tavolino solitario, l’eterna sigaretta in mano,  Letiza Battaglia, nell’abbraccio silente della folla, Livia Turco e Fiorenza Taricone tacevano, immobili, dopo brevi ma intensi interventi: «Sono contenta di essere qui, un luogo importante per le battaglie delle donne e sono contenta di avervi partecipato. Esprimo tutta la mia gratitudine e simpatia a Letizia Battaglia. Sono qui  per ascoltare, per amicizia; penso

che di questi tempi l’amicizia sia la cosa più importante. Condivido l’importanza di stabilire un dialogo con le nuove generazioni, noi abbiamo molto faticato, ma forse quello che non siamo riuscite a fare abbastanza è trasmettere questo patrimonio alle più giovani. (…) Ho sempre ricevuto guida e coraggio dalle poche deputate e senatrici in Parlamento, dai loro sguardi e dai loro atteggiamenti materni» ha detto, commossa, Livia Turco, ricordando in special modo Nilde Iotti di cui presiede l’omonima Fondazione.

«Mi occupo di storia delle donne da tempi che non ricordo più. L’evento di questa sera mi sembra coniughi perfettamente la vita della Casa e della grande personaggia che ospitiamo; amore, razionalità, forte senso della dignità umana, rifiuto delle ingiustizie e continuità nel lottare; non è una adolescente ma lo è, ha uno sguardo di bambina e con quello sguardo ci raggiunge. Non posso che ringraziarla! Nelle sue fotografie le donne hanno uno sguardo forte e determinato, non quello sempre triste delle fotografie, in posa, dell’800 e ancora rintracciabile in tante altre, altrove, odierne» ha detto Fiorenza Taricone sottolineando l’impegno di  operatrice culturale di Elena Luviso, «non facile in tempi di difficile passaggio generazionale, come verifico ogni giorno nell’Università (di Cassino e del Lazio Meridionale) e come Consigliera di Parità di Frosinone.»

Palermo, città amata e odiata, di cui Letizia Battaglia non fotografa la bellezza architettonica «perché sotto lo splendido Barocco si muore di mafia, di violenza e di droga» è un luogo della sua anima da cui non sfugge mai, in frasi ricorrenti: «Quando fotografavo i morti in tutto quel sangue mi sembrava che fosse una scena di teatro e che quel sangue fosse finto, ce l’avevo dentro la mia coscienza…(…)… Palermo ha sofferto moltissimo, abbiamo vissuto una guerra civile; non ricordo il primo uomo che ho visto a terra morto ma ricordo tutti gli altri. Sulla scena degli omicidi c’erano uomini non c’erano donne; sempre non mi facevano passare perché ero donna, non c’erano altre fotografe donne che facessero la cronaca, e allora io mi mettevo a gridare, arrivava la polizia…e mi facevano passare.»

Sua la celeberrima foto, colta di passaggio ed entrata nella storia d’Italia e della fotografia, di Piersanti Mattarella riverso nella macchina in cui era appena stato assassinato «…non sapevo neppure chi fosse…quello che più mi ha commosso è la sua mano, posata sul sedile insanguinato tra vetri in frantumi, come se dormisse.»

Intensi gli incisi su Falcone «che era il nostro orgoglio, il nostro eroe, un uomo disposto a morire per la nostra dignità».

Geniale e onesta nel rapporto con la realtà, Letizia Battaglia ha ricordato che il contatto e la relazione con il mondo è profondo ed emozionale così come quello con la macchina fotografica «…che mi ha fatto acquistare un’autonomia, una sicurezza, che prima non avevo» perché non ha importanza la tecnica, la fotografia è qualcosa che coglie un’immediatezza, «nasce dalla mente e dal cuore».

In chiusa, ringrazio per il coinvolgimento in tanta circolare amicalità, in un evento eccezionale che mi ha permesso di conoscere la grande Letizia Battaglia e guidare il gruppo dei 25 nella visita alla Casa, iscritta in una storia di genere che ne sostanzia l’esistenza e ne costruisce il futuro.

Il gruppo è stato poi letteralmente gettato, macchina fotografica in mano, in stanze, terrazze e corridoi in cui cogliere il passato e l’attuale in un coacervo di suggestioni, riflessioni, scoperte e anche autorappresentarsi nel nudo. Un tema cui Letizia Battaglia ha dato un grande valore, in apertura narrando come vi sia approdata e l’abbia utilizzato come elemento liberatorio delle ossessioni, della tristezza sedimentata nel fotografare la disperazione, il sangue, i cadaveri «che sembravano finti, una scena di teatro».

Le sue fotografie di bambine decenni e i suoi nudi di donna con cui ha riportato alla vita scene di morte, hanno aperto un altro filone di ricerca fotografica.

Il gruppo ha sperimentato un workshop una lezione di vita e acquisito il significato dato allo stare insieme, l’occhio dietro l’obiettivo, con sguardi diversi ma accomunati dall’amore per la fotografia e per quel mondo che la Maestra si prende «ovunque sia

 

* Un centro internazionale della fotografia a Palermo capitale della cultura un sogno che può diventare realtà, Marina Pivetta (14.4.2016; A Palermo-Antologia di Letizia Battaglia, Irene Iorno (14.4.2016); Indomita e grandissima: Letizia Battaglia, Maria Paola Fiorensoli (15.3.2017); Donne in Gioco: formare e divertire con le carte da gioco, Fiorenza Taricone (14.3.2016).