Cinque donne si sono alzate in piedi, nella zona riservata al pubblico, mentre iniziava in aula la discussione sulla mozione anti legge 194, presentata dal consigliere di Forza Italia, Luigi Amicone. Le donne erano vestite con un mantello rosso e un copricapo bianco come le protagoniste della serie tivù, le ancelle di Handmaid’s Tale, il cui corpo viene sfruttato esclusivamente per avere figli.

Dopo giorni di rinvii, di attese e di “marcamento stretto” da parte dell’UDI La Goccia (presente di rinvio in rinvio nell’aula consiliare) finalmente l’Assemblea capitolina ha approvato le due mozioni di Stefano Fassina e del PD a difesa della 194 e dell’autodeterminazione delle donne, respingendo quindi, la mozione di Giorgia Meloni che dichiarava Roma “città a favore della vita” sulla scia della mozione approvata a Verona a favore dei movimenti per la vita. Così è stato vanificato ancora un tentativo di travisamento della legge 194 che si vorrebbe  intendere solo come mezzo di controllo delle nascite, mentre la sua piena attuazione consentirebbe una vera prevenzione.

 Le donne non scelgono l’aborto, accolgono e sostengono da sempre la vita, non hanno bisogno di “sedicenti “sostenitori della vita.
Nei giorni bui in cui una giovane donna rischia di morire per aborto (spontaneo) per il rifiuto di un ginecologo “troppo obiettore” per intervenire e salvarle la vita (e che, giustamente, è stato licenziato), questo di Roma è un segnale forte di sbarramento all’avanzata dell’oscurantismo che da Verona scende come una nuova avanzata  barbarica.