Dalla Siria allo Yemen, l’appello della Rete della pace: “Cessate il fuoco”- foto scattata a Roma il 13 aprile 2018

 A Roma associazioni in piazza per lanciare un appello alla politica: “Mediterraneo e Medio Oriente sono oggi un campo di battaglia, scongiurare nuove guerre tra super potenze mondiali”. E ai cittadini: “mettete una bandiera della pace sui vostri balconi”

“Mentre la casa di qualcuno brucia non si può rimanere in balcone, impotenti. Così mentre in tante regioni del mondo, dalla Siria allo Yemen, è in corso una mattanza non si può rimanere a guardare, col rischio di una nuova guerra mondiale. Dobbiamo dire insieme: Cessate il fuoco!”. E’ il messaggio che la Rete per la pace ha lanciato ieri da piazza Santi Apostoli a Roma, in una conferenza stampa organizzata in strada, con l’adesione di tante associazioni: tra cui l’Anpi, la Tavola della pace, le organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil), Pax Christi, la Casa internazionale delle donne, il Gruppo Abele, Arci, Sbilanciamoci.

“Rivolgiamo un appello alla politica, perché il Mediterraneo e il Medio Oriente sono oggi un campo di battaglia, ora c’è il rischio di un nuovo conflitto che coinvolga le super potenze mondiali – sottolinea Sergio Bassoli, coordinatore della Rete della pace – Che siano armi chimiche o bombe intelligenti qui c’è in gioco la vita di troppe persone, per questo serve che la comunità internazionali si adoperi per un’azione forte di pacificazione coerente con i principi e i valori dei trattati internazionali”.

Ma, dopo le notizie di un possibile intervento militare in Siria, l’appello è anche alla società civile perché ognuno si faccia protagonista, con un gesto simbolico del dissenso ad ogni forma di guerra: “Se ogni cittadino mette sul suo balcone una bandiera della pace, se ritornano questi simboli in ogni quartiere riusciremo a manda un segnale forte ai decisori politici”. La Rete sta pensando anche a una mobilitazione davanti al Parlamento italiano per la prossima settimana, da definire anche in base alle consultazioni di questi giorni.

Intanto da ieri  il movimento pacifista riparte e fa fronte comune, in attesa del prossimo 7 ottobre quando le organizzazioni sfileranno insieme alla tradizionale Perugia Assisi.

“Stiamo lavorando insieme alla Tavola per la pace per una grande marcia che serva a rivitalizzare le tante azioni dal basso che ogni associazione compie ogni giorno – spiega Bassoli -. Il tema della pace deve tornare centrale nel dibattito pubblico, per coinvolgere sempre più settori della società civile”. Anche per Francesca Chiavacci, presidente di Arci “oggi più che mai è importante riaffermare un ruolo di testimonianza e ricostruire una coscienza civile collettiva, partendo dal basso”. “Non si riesce più a trasformare l’indignazione in mobilitazione – afferma – dai migranti alla guerra, vediamo un’opinione pubblica sempre più distaccata di fronte alla sofferenza delle persone. Ma è da qui che dobbiamo ripartire”. Per Maria Maganò di Legambiente il “il movimento pacifista deve ricominciare a farsi sentire perché serve una risposta collettiva e forte su certi temi. Qui si gioca sulla sofferenza umana, con missili intelligenti e tweet stupidi, come quello di Trump”.

Tra le richieste avanzate dalla Rete della anche quella di fermare la vendita delle armi verso i paesi in guerra, rispettando il diritto internazionale “è la sola condizione per proteggere la popolazione civile, fermare l’oppressione e l’occupazione, attivare la mediazione tra le parti in colfitto”. Su questo tema, Alfio Nicotra di Un ponte per annuncia per la prossima settimana un esposto come Rete italiana disarmo contro la produzione da parte della fabbrica Rwm di armi in Sardegna, inviate poi in Yemen. “Abbiamo chiesto un blocco degli armamenti, il governo per ora non ci ha ascoltati ma andiamo avanti”. (ec)