Mario Calabresi, Luciana Castellina, Giuliano Ferrara, Paolo Flores d’Arcais, Enrico Mentana, Marco Travaglio  venerdì 6 aprile, ore 16,45  presentano e discutono  “E’ la stampa, bellezza!” numero monografico di MicroMega dedicato al giornalismo alla Sala Umberto, via della Mercede 50  ingresso libero a partire dalle 16,15  fino a esaurimento dei posti. Nell’epoca delle fake news e della post-verità, la rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais si interroga sullo stato di salute dell’informazione e sulla sua capacità di svolgere ancora oggi il compito di critica radicale del potere.

MicroMega dedica il terzo numero dell’anno al giornalismo per discutere del ruolo e dell’etica di quello che è a tutti gli effetti il quarto potere delle democrazie contemporanee.  Nell’epoca delle fake news e della post-verità, una riflessione sullo stato di salute dell’informazione e sulla sua capacità di svolgere ancora oggi il compito di critica radicale del potere.

Il cuore del numero – in edicola, libreria, ebook e iPad da giovedì 29 marzo – è costituito da tre ampie sezioni di dialoghi, in cui note firme del giornalismo italiano si confrontano su doveri, responsabilità e limiti del proprio mestiere. Il tema dell’indipendenza e della sovranità dei fatti rappresenta il filo conduttore del volume: Luciana Castellina e Ferruccio de Bortoli, seguiti da Maurizio Molinari e Marco Travaglio, mettono a fuoco il rapporto fra militanza e imparzialità domandandosi come sottrarsi al controllo di interessi economici o partitici ed evitare forme di propaganda, mentre Enrico Mentana e Marco Damilano discutono dell’uso politico del giornalismo e degli eventuali rischi di una sua spettacolarizzazione in un contesto di crisi dei partiti e vuoto di rappresentanza.

Oggetto di un’altra parte di dialoghi è il giornalismo nei suoi diversi generi: Marco Lillo e Carlo Bonini presentano le sfide del giornalismo giudiziario e denunciano le difficoltà in cui versa negli ultimi tempi; Amalia De Simone e Sandro Ruotolo discutono del giornalismo di inchiesta, segnalando come è cambiata la narrazione della criminalità organizzata sui media e nell’opinione pubblica; Alberto Melloni e Emiliano Fittipaldi ci spiegano cosa vuol dire raccontare la Chiesa ai tempi di papa Francesco e quali sono le implicazioni per chi si occupa di informazione ecclesiale; Telmo Pievani e Rossella Panarese affrontano il tema del giornalismo scientifico, sottolineando la tensione fra democrazia e scienza e di conseguenza la necessità di una corretta informazione scientifica; con Stefano Cingolani e Giorgio Meletti è il giornalismo economico a esser tema di dibattito, mentre nuove frontiere del settore vengono presentate da Marco Rizzo, Gianluca Costantini e Matteo Stefanelli, i quali si occupano di graphic journalism, ambito ancora di nicchia, ma in forte espansione.

Un’attenzione particolare è riservata inoltre alle trasformazioni che hanno attraversato il giornalismo nel corso degli anni: mentre il dialogo fra Massimo Gramellini e Selvaggia Lucarelli si concentra sulla rubrica della posta del cuore, termometro dell’evoluzione dei costumi e delle relazioni amorose, Francesco Piccinini, Paolo Madron e Jacopo Tondelli si interrogano sulla funzione che il giornalismo può ancora svolgere ai tempi del web 2.0 e sul cambiamento nelle abitudini di consumo da parte degli stessi lettori. Il nuovo numero ospita anche alcuni saggi: Marco d’Eramo ricostruisce ascesa e declino della carta stampata, Silvia Bencivelli analizza il modo in cui i media parlano di scienza, Adele Orioli prende in esame la presenza della religione in televisione, David Lifodi racconta come la libertà d’informazione in America latina sia messa a dura prova, Marinella Correggia si occupa della questione delle fake news di guerra e infine il fumettista Zerocalcare denuncia le responsabilità mediatiche nello sdoganamento di movimenti di estrema destra.

Arricchiscono inoltre l’Almanacco un saggio di Marcel Gauchet, in cui il filosofo francese ripercorre il rapporto fra politica e menzogna nella storia del pensiero occidentale per soffermarsi sullo statuto della post-verità, e un contributo di Louis-Marie Horeau, ex redattore capo del settimanale storico francese Le Canard enchainé, che offre al pubblico italiano uno spaccato del sistema d’informazione d’oltralpe.

In occasione del cinquantenario del Sessantotto, Paolo Sollier ripercorre infine per MicroMega le tappe fondamentali della sua storia dal mondo del calcio alla militanza politica.

SOMMARIO

IL SASSO NELLO STAGNO 1

Marco d’Eramo – Invenzione, ascesa e declino del giornale
Dal 1702, quando uscì a Londra quello che è considerato il primo giornale dei tempi moderni, il Daily Courant, l’informazione quotidiana su carta stampata di strada ne ha fatta tanta, seppur tra alterne vicende. Diverse furono le condizioni che ne decretarono il successo: dalla rotativa con i caratteri mobili a piombo, che permise un’esplosione senza precedenti delle tirature, all’alfabetizzazione di massa, passando per l’ascesa della borghesia. Sopravvissuta alla concorrenza spietata della radio, a partire dagli anni Venti del Novecento, e della tv, dopo il 1945, la carta stampata riuscirà a superare anche la crisi in cui versa oggi?

DIALOGHI 1

Luciana Castellina / Ferruccio de Bortoli Cosa significa imparzialità? Giornalismo indipendente vs giornalismo militante?
Nella storia della carta stampata italiana ci sono sempre stati due modelli di giornali: quelli emanazione esplicita di una parte politica, quando non addirittura organi di partito, e quelli cosiddetti ‘indipendenti’. Ma questa ‘indipendenza’ è davvero garanzia di imparzialità? E cosa significa obiettività nel giornalismo? Oggi che, in conseguenza della crisi dei partiti, sono in crisi anche i giornali espressamente schierati, abbiamo un’informazione più imparziale? Un confronto fra una giornalista da sempre militante e l’ex direttore del Corriere della Sera.

Maurizio Molinari / Marco Travaglio La sovranità dei fatti
Separare i fatti dalle opinioni, in modo imparziale e senza condizionamenti: questo il compito dei giornalisti e dei mezzi di informazione. Eppure la stampa rischia di subire il controllo di gruppi economici o di interessi partitici, al punto da piegarsi a forme di propaganda e da adottare due pesi e due misure a seconda del contesto. Maurizio Molinari e Marco Travaglio, direttori rispettivamente della Stampa e del Fatto Quotidiano, si confrontano sullo stato di salute del giornalismo in Italia, discutendo del rapporto fra informazione e centri di potere, nonché delle profonde trasformazioni sociali che attraversano la società occidentale.

Massimo Gramellini / Selvaggia Lucarelli Posta del cuore e rivoluzione dei costumi
Un tempo erano di carta, profumate, con stampe floreali e a volte il segno delle labbra umide di rossetto. Adesso giungono solo in formato elettronico. Ma, oggi come ieri, a partire dalla lettura delle missive indirizzate alle rubriche di posta del cuore dei vari giornali è possibile tracciare un ritratto dell’educazione sentimentale del nostro paese. E se una volta le domande più ricorrenti riguardavano la verginità, oggi a tenere banco è la crisi della coppia determinata da una incomunicabilità dei corpi, dall’incapacità di mettere a nudo i propri desideri.

SAGGIO

Marcel Gauchet La guerra delle verità

Il rapporto fra politica e menzogna caratterizza la storia del pensiero occidentale, tanto che i due termini sono sempre andati a braccetto. Eppure con la post-verità questa simbiosi si presenta sotto nuove spoglie, arrivando a toccare il cuore delle democrazie occidentali: lo statuto dei fatti, il ruolo dei media, la struttura sociale e i processi di deliberazione. Più che nascondere, la post-verità può allora mostrarci, secondo il filosofo francese Marcel Gauchet, professore emerito dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales, una realtà difficile da cogliere: il nuovo volto della lotta di classe e la frattura che attraversa la nostra società, in cui a essere esclusi sono i ‘senza titolo’.

DIALOGHI 2

Marco Lillo / Carlo Bonini Il giornalismo giudiziario e i suoi nemici
L’Italia smentisce il motto del Washington Post per cui “la democrazia muore nelle tenebre”: non c’è paese, tra le democrazie occidentali, in cui il livello di trasparenza è così elevato senza che se ne producano le conseguenze. Un esempio ce lo fornisce la stagione di Mani pulite con pagine e pagine di giornali dedicate a indagini e processi che non hanno però impedito di transitare dalla Prima alla Seconda Repubblica, e forse anche alla Terza, con la stessa classe dirigente. Un inceppamento del meccanismo di accountability che ha fatto crollare la fiducia nella magistratura provocando anche una crisi di quel giornalismo che lavora più a stretto contatto con essa. Come risalire la china?

Amalia De Simone / Sandro Ruotolo La mafia scomparsa da tv e giornali
La tv non si occupa più di mafia, la politica ha cancellato il tema dalla sua agenda, la precarietà ha colpito anche nel giornalismo d’inchiesta. In un’epoca in cui i politici dettano temi e calendario ai conduttori e l’informazione non è più il cane da guardia della democrazia, l’unica speranza per la lotta alla mafia e per il giornalismo d’inchiesta risiede nel coraggio degli editori e nell’interesse da parte delle nuove generazioni.

Alberto Melloni / Emiliano Fittipaldi Raccontare la Chiesa ai tempi di papa Francesco
È perlomeno dal Cinquecento, dal pontificato di papa Carafa, che il lasciar trapelare una notizia invece che un’altra ha svolto una funzione essenziale in momenti e snodi decisivi della vicenda ecclesiastica. Una questione oggi più che mai attuale considerate le spaccature prodottesi nella Chiesa sotto il pontificato di Bergoglio. E che ha innumerevoli implicazioni per chi si occupa di informazione ecclesiale. Un confronto fra uno dei massimi esperti di storia della Chiesa e un giornalista che ne ha svelato non pochi scandali.

Telmo Pievani / Rossella Panarese Scienza, democrazia e giornalismo scientifico
Scienza e democrazia hanno molto in comune: il confronto libero tra pari, la revisione critica dei propri convincimenti, l’argomentazione razionale e non dogmatica, il valore del dissenso, la condivisione di un linguaggio comune, il rifiuto di autorità assolute, l’etica della trasparenza, l’importanza della reputazione. Su un punto centrale però divergono: i risultati della scienza, sempre sottoponibili a verifiche, non si decidono a maggioranza. In questo senso la scienza ‘non è democratica’. Ma una corretta e diffusa informazione scientifica, specie in quest’epoca in cui le scoperte della scienza entrano prepotentemente nelle nostre vite, è precondizione fondamentale per una democrazia sana.

IL SASSO NELLO STAGNO 2

Louis-Marie Horeau Oggettività dei fatti, militanza, autonomia: la scommessa delCanard enchaîné
Giornale satirico che pubblica al tempo stesso inchieste politiche ed economiche, il Canard enchaîné è un settimanale storico in Francia, avendo compiuto da poco cent’anni. Solo cartaceo, senza una riga di pubblicità, rappresenta un modello particolare nel panorama informativo, non solo francese. Una delle sue firme di punta, nonché ex caporedattore, ci spiega la struttura del giornale, quali sono i suoi metodi e il suo pubblico, offrendo ai lettori italiani uno spaccato del sistema dell’informazione d’Oltralpe. Un racconto che è anche occasione per riflettere su cos’è la libertà di stampa, cosa significa l’oggettività dei fatti e quale potrebbe essere il futuro del giornalismo nell’epoca degli smartphone, della post-verità e delle fake news.

LABIRINTO

Silvia Bencivelli Raccontare la scienza (non come Voyager)
Quando si parla di scienza sia sui giornali sia, ancor di più, in televisione, la bilancia tra spettacolarizzazione e rigore pende tutta a favore della prima. Eppure una corretta informazione scientifica è cruciale per la stessa buona salute della democrazia. La scienza infatti interessa tutti: entra nelle nostre case, decide le nostre guerre, la nostra economia, la nostra salute, come ci spostiamo, come comunichiamo, come riscaldiamo le nostre case, quello che facciamo in vacanza. E deciderà anche le condizioni in cui lasceremo il pianeta ai nostri figli.

Adele Orioli L’invasione clericale degli schermi
Si dice che la tv rispecchi gli umori del paese. Sarà forse vero in molti ambiti, ma con una grande eccezione: mentre, infatti, il numero di credenti continua costantemente a scendere, la presenza della religione (cattolica) in tv aumenta. Dalle trasmissioni ‘istituzionali’ alle fiction, dalla ossessiva presenza del papa nei tg alle ospitate di preti (molto meno spesso suore) a dire la loro su qualunque argomento, sottrarsi alla presenza clericale in televisione è quasi impossibile. Dati alla mano.

David Lifodi America Latina: la libertà d’informazione assediata (da Chiese evangeliche, governi, poteri economici, cartelli della droga)
Fare il giornalista in America Latina è un mestiere pericoloso. Nel 2017 sono stati uccisi ben 42 giornalisti e i media indipendenti subiscono continuamente attentati, minacce e ritorsioni. Specie se si mettono contro le potenti Chiese evangeliche, cresciute esponenzialmente negli ultimi anni e i cui mezzi di comunicazione hanno alimentato vere e proprie campagne d’odio incentrate in gran parte sulla questione di genere. Eppure un’informazione che resiste c’è.

Marinella Correggia Fake news di guerra
In questi tempi in cui si fa un gran parlare di lotta alle fake news suona paradossale la generale tolleranza per le menzogne di guerra diffuse urbi et orbi da governi belligeranti e media mainstream. Una propaganda – fatta di notizie non verificabili, fonti di parte, omissioni – cui peraltro hanno cominciato a dare il loro contributo anche soggetti insospettabili e autorevoli, come alcune ong. Il caso di Libia e Siria.

Zerocalcare Fascismo mainstream e responsabilità mediatiche
Negli ultimi mesi il movimento di estrema destra CasaPound ha goduto di una straordinaria sovraesposizione mediatica, che corre il rischio di tradursi in una normalizzazione del fascismo: non solo il suo segretario, Simone Di Stefano, è stato invitato in numerose trasmissioni televisive, ma un giornalista come Corrado Formigli ha persino deciso di partecipare a un incontro nella sede dell’organizzazione. Uno sdoganamento della destra radicale all’interno della nostra informazione cui, secondo il fumettista romano da sempre impegnato nei movimenti antifascisti, va posto al più presto un argine.

FUORISACCO

Paolo Sollier Un Sessantotto nel pallone
Nato in Val di Susa – e sostenitore del movimento No Tav – cresciuto a pane e militanza, prima tra i cattolici del dissenso e poi con la sinistra extraparlamentare, una breve esperienza in fabbrica alla Fiat, e la carriera nel mondo del calcio, prima come giocatore e poi come allenatore. Paolo Sollier ripercorre per MicroMega le tappe fondamentali della sua storia in occasione dei cinquant’anni dal Sessantotto: un anno cruciale della sua vita fuori dal comune.

DIALOGHI 3

Francesco Piccinini / Paolo Madron / Jacopo Tondelli C’è ancora posto per il giornalismo ai tempi del web 2.0?
Le abitudini di consumo dell’informazione sono radicalmente cambiate negli ultimi anni. Se la carta stampata è in crisi ormai da molto tempo, anche il modo di fruire l’informazione sul web è in continua evoluzione. Oggi, per esempio, la maggior parte degli utenti giunge ai siti delle varie testate non per accesso diretto dalle rispettive homepage ma grazie alla condivisione dei singoli contenuti sui social network. Un dato che impone un ripensamento dei giornali.

Stefano Cingolani / Giorgio Meletti Il giornalismo economico tra fasti e catastrofi
Com’è cambiata l’informazione economica negli anni? Quale deve essere il suo obiettivo? Che differenze si registrano con l’estero? E come districarsi fra gli inevitabili conflitti di interessi di editori e inserzionisti in un settore informativo come quello economico che è forse uno dei più sensibili alle influenze esterne? Ne discutono due tra i più conosciuti giornalisti economici italiani.

Marco Rizzo / Gianluca Costantini / Matteo Stefanelli Il giornalismo a fumetti
L’Italia è il terzo paese al mondo nella produzione di graphic journalism, eppure questo genere sconta ancora alcune resistenze da parte del giornalismo tradizionale. Ma qual è la differenza che corre fra i due? Se il lavoro d’inchiesta e i temi affrontati sono gli stessi, il giornalismo a fumetti si distingue per una forma espressiva che mescola parola e immagine. Vantaggi e difficoltà di un genere in crescita nel dialogo fra il giornalista-sceneggiatore Marco Rizzo, il fumettista Gianluca Costantini e il critico Matteo Stefanelli.

Enrico Mentana / Marco Damilano Il giornalismo e il suo uso politico
Se è vero che il giornalismo ha prima di tutto un dovere di cronaca, è vero anche che il nesso fra informazione e spettacolo è sempre più stretto: il giornalismo contribuisce infatti a costruire personaggi politici mentre la politica chiede a volti televisivi di candidarsi. A partire da tale dato, il direttore dell’espresso, Marco Damilano, e quello del Tg La7, Enrico Mentana, riflettono sulla narrazione che il giornalismo produce e sul modo in cui si racconta la realtà italiana, in un contesto in cui le tradizioni politiche novecentesche sono venute meno e i partiti si trasformano in macchine elettorali.

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