Particolare del quadro di Jean Louis Forain “Il Cliente”

Ho partecipato alla interessante e fruttuosa assemblea del 9.2.18 a Lucha.

Devo fare una precisazione riguardo al mio intervento che,  in maniera evidente,  ha suscitato disagio  e imbarazzo essendo risultato frutto di analisi vecchie e fuori luogo in quel contesto.

Sono giorni che rifletto su quell’effetto  causato innanzitutto dal fatto che molte delle  presenti non mi conoscevano e non capivano come la proposta di inserire, nell’8 marzo, una denuncia della prostituzione attraverso  il  VADEMECUM  PER IL CLIENTE scritto da me ed Edda Billi, potesse essere argomento forte all’interno dello  SCIOPERO che è stato indetto e al quale si sta lavorando per ottenere l’adesione e il successo che ci auguriamo tutte.

Sono Paola Mastrangeli, anni 72, con solide radici teoriche e pratiche nel Collettivo Pompeo Magno in cui ho militato e lottato fin dal 1973 ed ho contribuito alla nascita e all’esistenza della Casa Internazionale delle donne.  Dunque femminista storica con forti ambizioni future.

Conosco bene la posizione di molte donne di NUDM sulla prostituzione  e sulla libertà  di scelta delle sexworkers , sono molto critica in proposito e purtroppo non mi è mai capitato di confrontarmi con loro.

Lotto  da più di 40 anni per la libertà delle donne e per la loro autodeterminazione dunque potrei dirmi anche soddisfatta del fatto che le mie lotte abbiano prodotto donne libere di scegliere di prostituirsi.

 Lungi da me giudizi o moralismi, ritengo  che l’argomento debba essere considerato puramente politico.

La prostituzione è iscritta infatti nelle radici più fondanti del patriarcato contro il quale il femminismo (singolare o plurale) è impegnato in una lotta che lo vede unico antagonista politico contro i sessismi razzismi neoliberismi capitalismi e fascismi, cioè gli archetipi strutturali del potere maschile  che governa leggi, economia e cultura reprimendo libertà e autodeterminazione delle donne in primis e di ogni altro soggetto che non si adegui ai modelli imposti al mondo umano, animale e alla natura tutta.

Spero di avere modo di continuare a riflettere sulla prostituzione con chi di voi ha ancora voglia di non cadere in schematismi e contrapposizioni ideologiche che non fanno luce su un tema difficile, oscuro,  pieno di rischi di rimozioni, di fughe in avanti, di paura di guardare giù nel buio della struttura della sessualità maschile ( e forse di quella femminile e qui mi tremano i polsi) e di come essa sembri ancora anello primordiale nella catena dell’evoluzione della specie.

Questo il VADEMECUM che avevo buttato giù con Edda già molti anni fa e spero che si capisca che magari volantinarlo anche l’8 marzo poteva essere una provocazione e la speranza che suscitasse in qualcuna/o la voglia di riflettere sulla prostituzione (sempre quella coatta, ok?) e sulla sua importanza nell’immaginario di uomini (e donne) e nell’economia di sfruttamento e rapina di  piccoli papponi e grandi multinazionali del crimine.

PREMESSA

Vorrei portare sull’argomento PROSTITUZIONE alcune riflessioni (e domande) che mi appassionano dal tempo “arcaico” del primo femminismo e per le quali non si è mai riuscite a trovare il modo di non cadere nella fuorviante dicotomia: “pro”  delle libertarie e “contro” delle abolizioniste.

Non rientro in questa falsa divisione, nè voglio essere tacciata  di “moralismo bacchettone”, accusa spesso rivolta a chi intende affrontare il tema alla radice ancor prima di inventare soluzioni legislative leggere o pesanti.

Sia chiaro che la mia riflessione non intende limitare alcuna libertà. Né di mercato, né di relazione, né di sesso. Ognuno/a può essere libera di offrire di sé, magari al miglior offerente,  il proprio cervello, il proprio corpo. Financo la propria dignità. Vale per tutti/e. Dal parlamentare alla scienziata, dal portaborse alla giornalista. Dunque anche per le donne che “scelgono” di prostituirsi. Riconosco loro il diritto all’autodeterminazione, ma non è di loro, o del loro tipo di “rapporti sessuali monetizzati” che voglio parlare.

Intendo, invece, affrontare il tema della prostituzione relativamente ai milioni di clienti, a fronte delle decine di migliaia di donne schiavizzate e prostituite. Fenomeno storico e globale sul quale occorre cambiare il punto di vista se vogliamo procedere in un’ analisi seria,  senza ipocrisie e pregiudizi, che non si attesti al mero problema di ordine pubblico.

E’ ora di mettere a fuoco l’altra figura della prostituzione sulla quale nessun serio dibattito si è mai acceso. Il cliente, questo sconosciuto. Infatti l’altro agente del “contratto di scambio sesso/denaro”, appunto il cliente, è di volta in volta:  scusato, assolto, se non addirittura elogiato (il gran puttaniere), oppure messo in ombra o,  al limite, ridicolmente sanzionato.

Mai nessun serio studio di sociologi, antropologi, psicologi, andrologi,  è stato oggetto di divulgazione magari in qualche talk show cui partecipasse un cliente in carne ed ossa, che si definisse tale e spiegasse, rivendicandola, la motivazione che lo spinge a comprare sulla strada, corpi di donne o di adolescenti anche nere (mentre il pericolo numero 1 per lui sono: “i negri che ci stuprano le donne”) . La risposta più banale, e gravemente lesiva della dignità delle donne (e dello stesso cliente), è quella che dice “la prostituzione c’è sempre stata, è il mestiere più antico del mondo!!” Anche l’omicidio lo è, dal tempo di Caino e Abele, ma l’umanità se ne è difesa provvedendo a renderlo un tabù e un reato. Occorrerà allora interrogarsi sulla persistenza dell’ “eterna domanda di sesso a pagamento” da parte degli uomini che comprano il corpo di una donna.

Il tema della prostituzione è serio e grave e, in questo caso, il re è effettivamente nudo. Occorreranno lucidità, ironia e molta onestà intellettuale per affrontarlo dal  punto di vista inedito del cliente. Anche da parte di uomini (e donne) che non vogliano continuare ad operare storiche rimozioni.

In attesa di tavole rotonde, seminari e “segue dibattito” dei nostri esimi “maitres à penser” (uomini e donne), si potrebbe cominciare dalla diffusione di questo piccolo contributo che con Edda Billi abbiamo buttato giù pensando di farne oggetto di riflessione comune.

VADEMECUM   PER  IL  CLIENTE

1) lei lo sa che la donna che la chiama e la invita sorridendo è stata rapita, narcotizzata, stuprata, riempita di botte o perlomeno ingannata e buttata sulla strada a far finta di provare piacere con lei?

2) non le crea problema sapere che quel corpo è stato violato e usato da altri uomini decine di volte prima di lei?

3) non la offende sapere che quella donna fa finta di essere disponibile solo per il suo stato di totale vulnerabilità e per la paura delle botte e dei ricatti del “protettore”?

4) non si vergogna del fatto che magari ha la  stessa età di sua figlia o di sua sorella?

5) lei lo sa che ogni volta che ha un rapporto a pagamento rischia la salute e la vita sua e delle donne che dice di amare, poiché il cliente prima di lei ha pagato il doppio pur di avere un rapporto senza preservativo?

6) non la umilia pagare una donna impaurita e sfruttata ridotta a macchina di piacere per i guadagni della delinquenza organizzata che toglie sicurezza a tutta la città, lei compreso?

7) conosce la differenza che passa fra le donne PROSTITUITE in stato di schiavitù e le poche PROSTITUTE per scelta?

8) lei lo sa che, per la legge di mercato, la prostituzione viene offerta perché esiste la domanda maschile di sesso a pagamento?

9) ha mai pensato che se è vero che la puttana vende il suo corpo nel “mestiere più antico del mondo” è perché, fin dall’inizio della storia umana, i “maschi non possono fare a meno” di comprarlo?

10) si è mai chiesto se il brevissimo piacere del sesso pagato non derivi dall’illusione di possedere e sottomettere totalmente una donna che le deve obbedire per mestiere?

11) le è mai capitato di disprezzare profondamente la donna che si è fatta pagare per mimare un rapporto sessuale “vero” con lei?

12) se la sua irrefrenabile esigenza di sesso non può essere soddisfatta in relazioni paritarie (e non monetizzate ), si è mai chiesto perché? e cosa si è risposto?

13) secondo lei i rapporti sessuali maschili a pagamento possono rientrano nei bisogni primari come la fame e la sete?

14) lei pensa che gli uomini siano fatti in modo da avere l’esigenza di uno sfogo sessuale più delle donne?

15) ma se gli uomini hanno il “bisogno naturale” di sfogarsi, non la indigna sentirsi paragonato ad un animale come il mandrillo che neanche paga per accoppiarsi?

16) lo sa che molti disturbi della sessualità si possono risolvere parlandone con il medico?

17) lei è a conoscenza che c’è una legge che punisce chi ha rapporti sessuali con minorenni?

Se lei ha risposto NO a queste semplici domande, ma la sua coscienza non le impedisce di continuare a pagare una donna pur conoscendo lo scempio di quelle vite, allora getti pure via questo opuscolo insieme alla sua “falsa” virilità e alla sua dignità.

Se invece ha ricevuto informazioni che non conosceva e che le hanno fatto venire qualche dubbio sulla sua responsabilità nello sfruttamento di queste persone comprate e vendute in un mercato che offende e indigna uomini e donne, allora può sperare di ritrovare la sua parte autentica di maschio umano.

Se questo vademecum/questionario ha contribuito a togliere dalla strada anche solo 5 clienti che, facendosi la barba la mattina, si sono interrogati e riscoperti uomini, si sarebbe raggiunto un grande risultato.

Edda Billi e Paola Mastrangeli     18.6.2012