Roma, Museo del Maxxi
 mostre da visitare:
L’Italia di Zaha Hadid,
Yona Friedman
“Mobile Architecture, People’s Architecture”,
L’effimero in scena.
Omaggio al Teatrino Scientifico dell’Estate romana.

Architetta tra le più influenti e visionari del nostro tempo, Zaha Hadid ha ridefinito l’architettura del XXI secolo e catturato l’immaginazione di tutto il mondo.

A un anno dalla sua improvvisa scomparsa il MAXXI le dedica la mostra L’Italia di Zaha Hadid. L’esposizione intende evidenziare il suo intenso e produttivo rapporto con il nostro Paese, presentando i progetti e le opere realizzate attraverso i vari strumenti di rappresentazione, ricerca e sperimentazione da lei messi a punto nel corso della sua carriera: dai bozzetti pittorici e concettuali ai modelli tridimensionali, dalle rappresentazioni virtuali agli studi interdisciplinari più recenti finalizzati all’applicazione di nuove soluzioni e tecnologie, in uno sforzo pionieristico di indagine nella progettazione.

La mostra presenta un ritratto della multiforme personalità di Hadid, sviluppando un percorso che dalle architetture realizzate o progettate per l’Italia approda al design. Lo sguardo di Hélène Binet, fotografa tra le più attente alla sua produzione nel corso degli anni, interpreta la forza e il dinamismo dell’architettura con una serie di intense fotografie che restituiscono inediti dettagli delle opere di Zaha Hadid. La costante spinta ad una ricerca interdisciplinare di nuove modalità progettuali viene inoltre presentata nelle sezioni dedicate al CoDe (Computational Design) e al ZHA Design DNA, una finestra sul lascito creativo che lo studio ha pienamente raccolto, perché, parafrasando Zaha Hadid, la sperimentazione non conosce fine.

Oltre ai progetti italiani che costituiscono la struttura portante della mostra, viene esposta una selezione di altri lavori che hanno costituito un passaggio significativo nell’evoluzione del linguaggio e della ricerca architettonica di Zaha Hadid, dagli esordi alle ultime realizzazioni ancora in corso. In questa evoluzione i progetti italiani hanno spesso rappresentato un punto di snodo e di svolta verso nuovi orizzonti di ricerca e sperimentazione. Il MAXXI ne è la prova più evidente      Galleria 5 a cura di Margherita Guccione, Woody Yao

Zaha   Hadid, Di origine irachena, dopo la laurea in Matematica conseguita presso l’università americana di Beirut, Zaha Hadid si è trasferita a Londra, dove ha studiato Architettura all’Architectural Association, diplomandosi nel 1977.

Il suo lavoro è una rivoluzionaria indagine al confine tra l’urbanistica, l’architettura e il design. L’innovazione nella rappresentazione del progetto stravolge il modo di esaminare lo spazio, cogliendone potenzialità nu   ove; infonde agli elementi consueti della costruzione dello spazio inedite capacità di comunicazione; imprime alle forme forza e dinamismo. Il suo interesse sta nel limite tra geografia, architettura e paesaggio e i suoi progetti integrano la topografia naturale con il sistema costruito dell’uomo, attraverso un percorso di progettazione che sfrutta tecnologie sperimentali. Le linee dell’architettura di Hadid sono oblique, spezzate e sfuggenti, gli angoli prevalentemente acuti, le superfici lisce, i volumi fratturati e ricomposti secondo ordini nuovi che derivano da una ricerca personale volta alla creazione di spazi fluidi. Hadid apre lo studio a Londra nel 1979, vince il concorso per il Kurfürstendamm a Berlino nel 1986 e quello per un centro d’arte e di comunicazione a Düsseldorf nel 1989. Tra i progetti realizzati, oltre al Museo MAXXI di Roma (1999/2010), la stazione dei Vigili del Fuoco del museo Vitra (1991/1993) e il padiglione LF One a Weil am Rhein, in Germania, l’ampliamento del Museo Ordrupgaard di Copenhagen (2001/2005), il Rosenthal Center for Contemporary Arts di Cincinnati (1998/2003), il Phaeno Science Center di Wolfsburg. Particolarmente intensa l’attività in Italia: tra i suoi progetti più recenti figurano infatti la Stazione marittima di Salerno (2000), il masterplan e la torre del progetto City Life presso la Fiera di Milano (2004), il Messner Mountain Museum a Plan de Corones (2015). Queste sono solo alcune delle opere prodotte da Hadid nella sua vivacissima carriera, opere decifrabili con tre chiavi di lettura: la metafora, ossia la traduzione in spazio architettonico dei principi dell’era dell’informazione e della tecnologia; lo spazio stesso, generato da principi analoghi a quelli che modellano l’ambiente naturale; e l’idea di paesaggio che a sua volta risulta modellato dalla progettazione digitale per dar vita a immagini ambientali complesse, inconsuete, a volte paradossali.

Tra gli innumerevoli riconoscimenti ricevuti ha vinto, primo architetto donna, il Pritzker Architecture Prize nel 2004.