Prima della partenza della manifestazione del 26 novembre 2016 (foto yara nardi F3 Press)
Prima della partenza della manifestazione del 26 novembre 2016 (da R.it . foto yara nardi F3 Press)

La manifestazione a Roma, ‘Non una di meno” ha visto migliaia di donne ma anche di uomini scendere in piazza per dire No alla violenza contro le donne. Alle 14, ora della partenza, a Piazza delle Repubblica già era difficile spostarsi. Dunque decine e decine di migliaia già alla partenza. Un avvio reso difficile dalla strettoia di una strada che avrebbe portato poi il corteo in via Cavour.15181298_10209453792076648_4078589384582587842_n Il corteo aperto da tutte donne era seguito da un enorme camion dal quale venivano lanciati slogan e musica. Poi una fiumana di persone: donne e uomini di ogni età. Una marea che si è andata via via ingrossando costringendo il corteo ad arrivare in piazza San Giovanni più tardi del previsto. Quasi 200 mila persone hanno percorso via Cavour, i Fori, il Colosseo, via Labicana, Viale Manzoni , Via Manuele Filiberto.

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E’ stato un corteo festoso e colorato. Il colore dominante: il rosso. Rosso come le scarpe o le panchine che vogliono ricordare i femminicidi. Questo il tema dominante della manifestazione.15135778_10209453803316929_1845926693267226881_n In testa, per un tragitto, un gruppo di danzatrici di Capoeira, una danza brasiliana che risale al periodo in cui nel Paese c’erano schiav* importat* dall’Africa. Un modo per ricordare la tragedia di tutt* quei migrant* mort* in mare ma sopratutto per ricordare quelle donne che prima di imbarcarsi hanno dovuto subire violenze ed angherie da trafficanti impegnati solo a derubarle.15171245_10209453794676713_7989938188969412823_n 15220034_10209453784276453_6845082757547325741_n
Era stata prevista una marea ed è stata proprio una marea montante. Erano anni che non si verificava una cosa simile ma quello che fa sperare di più è che, a detta di molte donne, anche di quelle che si sono masse da tutte le parti d’Italia, nessuna ha intenzione di smettere. Questo impegno civile fa dire che si tratta solo della prima tappa di un percorso che, nato dal basso, continuerà a dilagare spingendo anche  quei e quelle giornalist*  che hanno pensato bene di relegare questo evento a ultima e striminzita notizia, a mettere nel loro lavoro più attenzione e professionalità al protagonismo politico delle donne.