” Il 5 ed il 6 aprile scorsi presso la cooperativa agricola de ” la Peta” in Val Serina si é tenuto il quinto seminario annuale di IFE Italia. Tema dell’incontro di quest’anno é stata la necessitá di convenire sulla nostra genealogia e quindi sulle fondamenta del femminismo nel quale ci riconosciamo in modo da capire di piú e meglio in nostro ruolo e nei processi economici, politici , sociali e culturali dell’oggi.Nella prima parte del seminario siamo, per cosí dire, “ritornate dal futuro” alle nostre radici per condividere, con l’aiuto di Lidia Cirillo, intellettuale femminista dei [ Quaderni Viola->http://quaderniviola.blogspot.com], gli aspetti fondanti del femminismo nel quale maggiormente ci riconosciamo.

Fondamenta che possono essere cosí sintetizzati: {{per noi il femminismo é un movimento politico che mette in discussione le relazioni sociali esistenti}} (segnati da un asimmetria di potere fra i sessi che rende subalterno quello femminile) e che auspica il superamento dello stato di cose esistenti nella dimensione di una liberazione collettiva.

Pur se donne ed uomini sono differenti, a partire dai loro corpi, noi {{rifiutiamo di concepire come “naturale” la “differenza femminile” }} perché al contrario essa si costruisce sul simbolico prodotto dalle modalità produttive ( e riproduttive) dominanti e dalle relazioni sociali.
Pur se donne ed uomini sono differenti, a partire dai loro corpi, noi rifiutiamo di concepire come “naturale” la “differenza femminile” perché al contrario essa si costruisce sul simbolico prodotto dalle modalità produttive ( e riproduttive) dominanti e dalle relazioni sociali. Per questo stiamo con Simone de Beauvoir quando afferma che “donne si diventa” o con Elena Gianini Belotti quando svela gli effetti perversi di una educazione delle bambini e dei bambini fondata sugli stereotipi sessuali.

Consideriamo importante il “partire da noi stesse” per “disfare dall’interno” ció che ha prodotto la subalternità (riconosciamo cioè il grande valore dell’autocoscienza) al contempo riteniamo che ciò non possa che essere propedeutico ad un azione politica collettiva capace di modificare i rapporti di potere nella dimensione di una trasformazione complessiva.

Riteniamo necessario indagare di più la relazione fra “corpo e pensiero” per continuare , come si auspicava {{Carla Lonzi}} ed oggi auspicano {{Nicole Edith Thevenin}} e {{Genevieve Fraisse}},filosofe e femministe francesi, quel processo di soggettivizzazione delle donne ( agendo le rotture necessarie per sottrarci al rischio di un consenso complice sulla nostra subalternità) che é il solo in grado di farci uscire dalla “preistoria” dei rapporti umani.

Consideriamo importante il {{“partire da noi stesse” per “disfare dall’interno” ció che ha prodotto la subalternità }} (riconosciamo cioè il grande valore dell’autocoscienza) al contempo riteniamo che ciò non possa che essere propedeutico ad un azione politica collettiva capace di modificare i rapporti di potere nella dimensione di una trasformazione complessiva.

Riteniamo necessario {{indagare di più la relazione fra “corpo e pensiero”}} per continuare, come si auspicava {{Carla Lonzi}} ed oggi auspicano {{Nicole Edith Thevenin}} e {{Genevieve Fraisse}}, quel processo di soggettivizzazione delle donne (agendo le rotture necessarie per sottrarci al rischio di un consenso complice sulla nostra subalternità) che é il solo in grado di farci uscire dalla “preistoria” dei rapporti umani.

Nella seconda parte del seminario ci siamo confrontate sulle caratteristiche della nostra azione politica.

Crediamo che lottare contro il processo di assoggettamento sociale e psichico che tiene ancora le donne in una condizione di subalternitá non può ridursi alla denuncia ma dovrà necessariamente contenere un lavoro di analisi critica al fondo del sistema di produzione e di rappresentazione sociale ed individuale. Un lavoro di analisi che sappia divenire un “pensiero che si mette al lavoro” che si si traduce cioè in azioni concrete.

In parte questo lavoro di analisi é stato iniziato: i seminari a Bergamo sul lavoro fra produzione e riproduzione sociale, economica e domestica, quello alla Bicocca sulla laicità (questione dirimente e fortemente intrecciata alla democrazia) nel significato di una liberazione complessiva da dogmi e stereotipi per una reale soggetti azione delle donne nello spazio pubblico, il seminario a Lodi sulla famiglia e sul sistema di welfare che ha avuto un secondo momento di riflessione il febbraio dello scorso anno a Bergamo. Si tratta però di renderlo maggiormente fruibile e socializza bile anche attraverso la realizzazione di opuscoli.

Questo lavoro di analisi va continuato per comprendere meglio e di più il carattere costituente delle attuali politiche di austerità, le modalità con cui la politica istituzionali si sta mettendo al servizio di questo processo costituente, i rischi che corre la democrazia ( capitalismo e patriarcato non hanno necessariamente bisogno di essa).

Cosí come vanno meglio indagate le trasformazioni che tutto ciò determina a livello “antropologico” (le e gli individui che vengono considerati capitale umano e sono posti in concorrenza fra loro. Cosa che spiega da un punto di vista non solo economico il superamento dei sistemi pubblici di welfare sostenuti al contrario da una dimensione solidaristica e ridistribuiva).

Crediamo che per mettere al lavoro il nostro pensiero dobbiamo impegnarci di piu’ e meglio nella ricostuire una pratica femminista collettiva, condivisa e capace di riportare il conflitto nel cuore della società e della politica.

Un conflitto che oggi sembra essere scomparso (non del tutto ovviamente) si anel campo femminista sia in quello delle organizzazioni miste.

Abbiamo quindi convenuto di :

-{{sistematizzare i materiali prodotti e continuare il lavoro politico all’interno della rete}} “[Donne nella crisi->http://www.donnenellacrisi.net]” procedendo con la campagna per il diritto all’autodeterminazione attraverso un’azione concreta auspicabilmente di livello europeo e proponendo che il seminario internazionale di Lecce ci si confronti sulla crisi, sulla carattere strutturale delle politiche di austerità e sul modello di società a cui esse alludono;

-{{continuare il lavoro a livello europeo con la nostra rete di Feminists For Another Europe}} (FAE) magari cercando di concretizzare il nostro lavoro teorico in un’iniziativa politica da lanciare a livello europeo. Proporremo questo nel prossimo incontro della tre previsto per il 12 e il 13 aprile prossimi a Parigi;

-{{mantenere relazioni politiche con tutto ciò che di positivo si muove in ambito femminista e femminile}} a partire dall’esperienza di ” [Womanareurope->http://womenareurope.wordpress.com]” a cui abbiamo aderito;

– {{tenere aperti canali comunicativi con i contesti misti}} che riteniamo più vicini con la nostra visione del mondo. In particolare con il percorso de “l'[Altra Europa con Tsipras->http://www.listatsipras.eu]” la cui costituzione abbiamo manifestamente sostenuto e nella cui lista elettorale figura come candidata al Parlamento Europeo {{Anita Giuriato}}, co-fondatrice ed attivista di IFE Italia.

Abbiamo infine ragionato su un aspetto ulteriore anche a partire dalle nostre condizioni soggettive segnate, non solo sul piano materiale, dalla crisi attuale.

E cioè sulla dimensione del desiderio. Perché un pensiero si mette davvero al lavoro se é da essa sostenuto.
{{Nicole Edith Thevenin}} ne ha ampiamente parlato nella relazione che ha tenuto all’incontro europeo di FAE a Capannori lo scorso novembre.

Senza voler banalizzare ci siamo dette che in una situazione come quella che stiamo vivendo caratterizzata da rapporti di forza sfavorevoli e da una prepotente avanzata di sfruttamento, fondamentalismo, populismo, ecc i nostri sforzi per provare ad agire percorsi politici di liberazione devono essere ancora di più sostenuti dal desiderio individuale e collettivo di liberare noi stesse.

Ma la crisi agisce anche dentro di noi condizionando le nostre esistenze materiali e simboliche e tenendoci imprigionate in quella dimensione di subalternità che rischia di diventare, in un contesto cosí frammentato e frammentario, una condizione soggettiva accettabile perché in grado di darci un “ruolo”.

Da questo punto di vista abbiamo condiviso le nostre riflessioni anche sulla pratica , sempre piu’ evidente,della cooptazione delle donne nei luoghi di potere. Una cooptazione funzionale al potere stesso che non viene minimamente messo in discussione dalla presenza femminile ma anzi ne esce rafforzato. La questione del “{potere}” ci interroga non poco. Su di essa abbiamo prodotto, sia come IFE Italia che come FAE, riflessioni e ragionamenti che varrebbe la pena far circolare in modo più sistematizzato.

{{Ragionare su noi stesse, sui nostri desideri e non solo sulle iniziative da promuovere }} diventa ineludibile se ci poniamo in un’orizzonte di liberazione personale e collettiva.
Su questo aspetto non abbiamo per ora fissato incontri specifici ma lo faremo al più presto.

Abbiamo convenuto alla fine dei lavori di concludere, anche sulla scorta di quanto prodotto nel seminario , il nostro manifesto femminista. ”