La scrittrice 31enne vive sulla sedia a ruote da quando aveva dieci anni, ma questo non l’ha certo fermata. Nella sua ultima fatica letteraria, “L’eretica di Dio”, racconta la storia di Giovanna D’Arco, una donna forte e controcorrente.

Rita Coruzzi è stata intervistata da Maria Gabriella Lanza per la rivista mensile SuperAbile Inail

“La mia vita è semplice e complicata, dipende da che punto la si guardi”, racconta la scrittrice reggiana Rita Coruzzi. Fin da piccola, ha problemi a camminare a causa di una tetraparesi. Dopo anni di fisioterapia, esercizi e sacrifici, all’età di dieci anni è operata per la lussazione di un’anca, ma l’intervento va male; da allora vive sulla carrozzina.

Rita Coruzzi

“Mia madre mi partorì al settimo mese di gravidanza. Avevo troppa fretta di venire al mondo: da qui sono nati anche i miei problemi motori. Ho sempre voluto fare tutto e subito”. E la voglia di fare non le manca neanche ora che ha 31 anni e ha già scritto undici libri. L’ultimo, “L’eretica di Dio” (Piemme), dedicato alla figura di Giovanna D’Arco, è appena uscito nelle librerie ed è il secondo romanzo storico in cui si è cimentata dopo Matilde , vincitore dei premi internazionali Michelangelo Buonarroti e Città di Cattolica, oltre che del premio Stefano Zangheri.

Com’è nata l’idea di scrivere un libro su Giovanna D’Arco e cosa l’ha colpita di questa donna?

L’idea mi è venuta dopo il mio primo libro storico su Matilde di Canossa. Volevo scrivere un romanzo su un’altra donna forte, controcorrente, guerriera, capace di cambiare le sorti della storia e Giovanna d’Arco rispecchiava tutte le caratteristiche. Era solo una ragazzina piena di insicurezze quando le venne affidata la missione di cambia re il destino della Francia, liberandola dagli inglesi. Immaginava di vivere una vita tranquilla e invece è stata catapultata sul campo di battaglia. Non ha mai ucciso nessuno, ma con il suo stendardo garantì all’esercito francese la vittoria. Ha vissuto qualcosa di più grande di lei ed è stata in grado di sovvertire tutti i pronostici. È andata sul rogo con una paura maledetta, ma ha detto: Ho fatto tutto questo perché me lo ha chiesto Gesù e non mi pento.

Sia Giovanna sia Matilde, le protagoniste dei suoi ultimi romanzi, hanno ricevuto da Dio una missione da portare avanti e hanno cambiato le sorti della storia. Nella società di oggi esistono ancora figure come loro?

Possiamo incontrare persone come Giovanna e Matilde ogni giorno. Noi abbiamo talmente tanto bisogno di gesti eclatanti, di prove concrete, che non ce ne accorgiamo nemmeno. Le vere eroine sono donne comuni che fanno la differenza all’interno del loro nucleo familiare o del loro ambiente di lavoro, ma nessuno lo nota

L’eretica di Dio è solo l’ultimo dei volumi che ha pubblicato. Lei ha voluto però iniziare la sua carriera di scrittrice raccontando la storia della sua vita nel libro Un volo di farfalla. Perché?

Io sono nata per raccontare storie, ma per iniziare un simile percorso bisogna prima riflettere sulla propria esistenza. All’età di dieci anni ho subito un intervento all’anca, l’operazione è andata male e mi sono ritrovata sulla carrozzina. Non potevo accettare la mia condizione, non riuscivo a capire perché mi era capitato tutto questo. Rinnegavo la sedia a rotelle e solo ora mi rendo conto che, così facendo, rinnegavo anche me stessa. Dopo un pellegrinaggio a Lourdes ho trovato le risposte che cercavo. Ho capito che forse questa condizione mi era stata data da Dio per una ragione. La carrozzina paradossalmente mi permetteva di avvicinare più persone, di fare più cose di quanto non avrei potuto fare da normodotata.

Non è stato però un percorso facile. Come è riuscita a trovare la sua strada?

Dopo il pellegrinaggio a Lourdes non sono tornata a casa dicendo: “Che bello, sono sulla carrozzina, lo accetto e non mi pesa più niente”. Semplicemente mi sono detta: “Forse c’è una ragione, forse della mia vita posso ancora fare qualcosa”. Ho dato a Dio una seconda possibilità. Quando avevo dieci anni mi ero rivolta a Lui urlandogli: “Tutto quello che ti avevo chiesto era di camminare e Tu permetti che mi sbaglino l’intervento!”. Me l’ero presa con Lui non per il fatto che ero nata così, ma perché aveva permesso che l’operazione fosse andata male. Dopo il pellegrinaggio a Lourdes gli ho detto: “Forse hai dei progetti diversi per me. Bene, sono disposta ad ascoltarli, ad aprirmi di nuovo, ma mi devi far capire che cosa devo fare”. È stato un percorso di dieci anni in cui mia madre e la mia famiglia mi hanno aiutata a comprendere la mia strada. Ho ancora molti problemi ad avere pazienza, ma ho capito che mi devo adeguare ai tempi di Dio.

E adesso è felice della sua vita?

Certamente, e dico anche di più: sono felice di vivere sulla carrozzina. Ho dei momenti in cui mi pesa molto la mia condizione, però so che è il posto giusto per me. Dio ha un piano su di noi che va al di là di quello che noi immaginiamo. Quello che può sembrare brutto e orribile agli occhi di un essere umano, nel progetto di Dio invece è qualcosa di bellissimo, di incredibile. Noi siamo troppo limitati per vedere la logica divina, ma a poco a poco Dio ce la svela.

Progetti futuri?

Spero di scrivere altri romanzi storici che abbiano come protagoniste donne di fede e controcorrente. Io sono una donna e sono fiera di esserlo. Voglio riscoprire la figura femminile nella storia perché, se guardiamo bene, ci accorgiamo che è lei il vero pilastro della società.

Un consiglio a chi ancora non ha trovato la sua “missione” nel mondo, come è stato per le protagoniste dei suoi romanzi?

Voglio consigliare di non mollare mai. Nei momenti più inaspettati può arrivare quella svolta che ti fa dire: “Io valgo, posso fare qualcosa di importate per la mia famiglia, per i miei colleghi, per i miei amici”. Ognuno di noi è chiamato a fare la differenza nel piccolo universo dove vive. È un compito e un privilegio a cui non ci dobbiamo sottrarre.