Ringraziamo dello spazio offerto da Il paese delle donne e partecipiamo volentieri alla riflessione sulla manifestazione di sabato 24, che opportunamente avete avviato, per sottoporvi alcuni spunti.{{I fatti}}: la piattaforma della manifestazione, le numerose assemblee di preparazione e di discussione hanno evidenziato la vivacità e la ricchezza dei tanti soggetti che hanno aderito; in particolare ( ma lo hanno già riconosciuto in tante) è emersa la soggettività forte delle più giovani e la loro autodeterminazione.
_ Alla manifestazione, oltre ai centri antiviolenza e alle reti di donne già presenti a Milano, Bologna, Napoli, Potenza… hanno partecipato le donne rom, le donne immigrate, le islamiche, le donne delle comunità di base e le valdesi, le donne dei sindacati e dei collettivi studenteschi…; il corteo è stato bellissimo, segno di un nuovo movimento diffuso.

Pensiamo perciò che {{eravamo abbastanza forti per non cadere nella provocazione}} messa in atto da Prestigiacomo, e per {{neutralizzare il protagonismo mediatico di alcune parlamentari e ministre}}; si sarebbe potuta scegliere una strategia più intelligente e meno “simmetrica”, per ribadire le premesse della manifestazione e sottrarsi alle strumentalizzazioni mediatiche.
_ Questo comunque è facile dirlo a cose avvenute. La notizia, è diventata così non la forza di un corteo straordinario, la visibilità di un nuovo soggetto politico intergenerazionale, ma le contestazioni e le presunte “violenze” tra donne.

{{La rappresentazione}} Non è di questo, però, che ci preoccupiamo: è solo un {{ennesimo episodio di stereotipia e di disinformazione}}, ricorrente, ahimé, sulle cose che fanno le donne.
_ Siamo invece preoccupate per altre letture del corteo di ieri, quelle che, per esempio, suggeriscono la {{chiave dell’antipolitica}} per interpretare la legittima indignazione delle donne e la loro denuncia.
_ In questo modo si tenta di proporre una visione delle nostre rivendicazioni e strategie come se fossero dettate da comportamenti irrazionali e viscerali, e mancassero quindi di analisi e di consapevolezza politica.
_ Sappiamo invece che tutto il percorso che ha condotto alla manifestazione è stato un percorso di alta politica, ricco di analisi, di denunce e di proposte.
_ Certo, {{la politica delle donne non è riconducibile ai linguaggi e ai riti della politica maschile}}, segna lo scarto e la novità, pratica la conflittualità per il fatto stesso di riconoscere l’esistenza originaria di due soggetti, lavora per l’articolazione delle differenze, enuncia la parzialità, rifiuta la separazione della politica dalla dimensione personale e soggettiva…: per non sapere (o volere) riconoscere tutto questo, si liquida il patrimonio complesso della nostra esperienza e delle nostra cultura, come antipolitica, lo si disprezza e ci si prepara quindi a eliminarlo dalla scena pubblica. Crediamo quindi che su questo punto sia necessario prendere la parola in tante; la violenza di uno schema di interpretazione così riduttivo rischia davvero di inquinare il dibattito e di cancellarci ancora.

Un altro nodo, su cui vorremmo ragionare è il nostro {{rapporto con le istituzioni}}, un tema su cui, come Casa Internazionale, abbiamo costruito una storia vera, di conflitti, di negoziazione, di rapporti politici e tra donne.

La piattaforma di controviolenzadonne.org rimarca la distanza del movimento dalle politiche istituzionali, in particolare sul tema della violenza maschile contro le donne. Essa quindi pone un problema vero su cui però occorre rilanciare un confronto e una iniziativa.
_ C’è l’esigenza, da un lato, di {{mantenere intatta la radicalità delle nostre posizioni}} ma, dall’altro, di {{riconoscere e di nominare la relazione con le molte donne}} che, nelle amministrazioni locali, nel Parlamento, nei partiti, in incarichi di governo, condividendo con noi analisi e obiettivi e attraverso un confronto leale e continuato, sono impegnate nei luoghi istituzionali a portare avanti politiche e azioni.
_ Con loro noi della Casa internazionale abbiamo cercato e costruito momenti di confronto vero, consapevoli anche che questo rende più forti tutte: noi di un senso forte di {{cittadinanza di genere}} che chiede con intransigenza democratica che le istituzioni siano luoghi veramente rappresentativi delle donne, loro del rapporto con le istanze e le rappresentanze dei movimenti delle donne.
_ {{Non è possibile né utile negare o attenuare queste relazioni}}, né è pensabile realizzare il cambiamento a {{prescindere dal dialogo con le istituzioni e la politica}}. Sopratutto perchè abbiamo posto, con la questione della violenza contro le donne, un tema centrale per la politica. _ La nostra storia ormai trentennale si è svolta nella consapevolezza di questa necessità; senza avere paura della giusta conflittualità abbiamo avuto il coraggio di cercare sempre confronti e composizioni. {{Come rilanciare oggi questo modo di fare politica delle donne}}?