“Queste sarebbero le nazioni che pretendono di darci lezioni di democrazia? In verità  l’occidente ha paura del confronto sulle idee e sulle nostre proposte. Noi siamo portatori di idee non di bombe” Questa la dura reazione di Aminata Traore’, attivista dei diritti umani, già  ministra della cultura del Mali.

Aminata Traore’
Aminata Traore’

Sono oltre 250 gli attivisti e i dirigenti sindacali e dei movimenti sociali ai quali è stato rifiutato il visto per entrare in Canada per partecipare a Montreal al 12° Forum Sociale Mondiale. Nonostante una dichiarazione di protesta firmata da centinaia di associazioni di tutto il mondo non è pervenuta alcuna reazione da parte del governo canadese che mostra assoluta indifferenza alle critiche ampiamente riprese dai media.

Il numero esiguo di rappresentanti del sud del mondo sta modificando sensibilmente l’andamento del Forum; non c’è  dubbio che il tentativo di costruire, attraverso il primo Forum realizzato nel nord del mondo, un ponte tra le emergenze sociali dei due emisferi abbia subito un arresto. Tuttavia questo non significa il fallimento del Forum che si sarebbe trasformato in una “scommessa persa” come viene sostenuto ad esempio da Sara Gandolfi sul Corriere, uno dei pochi media mainstream di casa nostra che ha scritto sull’argomento. Anzi, paradossalmente questa obbligata e imposta pausa di riflessione, può aiutarci a riprendere il cammino con maggior forza.

Il Forum si  trasforma

Il Forum nato a Poro Allegre 15 anni fa, nel 2001, pur dentro un approccio globale, leggeva il mondo attraverso uno sguardo al cui centro c’era il rapporto nord/sud con i temi della solidarietà  e della cooperazione internazionale, la denuncia delle politiche del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale in Africa, tutto questo letto con una forte sensibilità terzomondista. Sullo sfondo la discussione e l’analisi si ampliava al crescente dominio della finanza e al ruolo delle nuove istituzioni internazionali quali il WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio.

P1010249-630x473Oggi la drammatica crisi sociale ed economica che investe tutto il mondo e in particolare modo l’emisfero nord-occidentale ci obbliga, se vogliamo essere realisti e credibili anche per i nostri concittadini, a puntare lo sguardo innanzitutto sui nostri territori, a sforzarci di trovare soluzioni idonee ad affrontare la pesante realtà del nostro quotidiano con proposte capaci di porre al centro anche nelle nostre nazioni i temi della redistribuzione della ricchezza, della giustizia sociale, della democrazia reale e quindi dell’accesso libero e generalizzato al sapere e alle nuove tecnologie.

Nel 2001 il 20% della popolazione possedeva l’80% della ricchezza, oggi l’8,7% possiede, secondo Credite Suisse l’85% della ricchezza globale. Questa concentrazione del potere economico sempre più   nelle mani di pochi testimonia certamente un ulteriore impoverimento dei Paesi del sud del mondo, ma anche i tanti &sud& che si sono sviluppati nel ricco nord del paneta.

Questo non significa assolutamente ignorare la catastrofe economica, sociale ed umanitaria che travolge intere regioni del mondo, ed infatti i temi dell’emigrazione, dei rifugiati, dell’accapparramento delle risorse, delle terre e delll’acqua hanno grande spazio nelle discussioni che si sviluppano qui a Montreal. Significa avere uno sguardo globale ma partendo dalla consapevolezza della propria situazione.E questo oggi è l’unico modo serio per poter contribuire a modificare la situazione anche nel sud del mondo. Il Forum che si sta svolgendo a Montreal ci può,  seppure con i suoi limiti, aiutare a compiere questo percorso.

Da “Occupy Wall Street” al Forum

I soggetti che oggi hanno organizzato il Forum sono molto diversi da quelli che lo hanno fondato nel 2001: allora i protagonisti indiscussi erano la CUT, il grande sindacato brasiliano, i Sem Terra e via Campesina, le grandi organizzazioni contadine diffuse in America Latina, in Africa e in Asia; in collaborazione, ma in seconda fila, con Attac, l’organizzazione nata nel nord del mondo, in Francia, con l’obiettivo di tassare le speculazioni finanziarie. Era la fotografia di due attraversamenti, quello a cavallo dell’Equatore e quello tra i due millenni.

Questa complessità permane tutta ed infatti  qui nel Forum vi sono importanti incontri sugli accordi commerciali internazionali tra via Campesina, e le organizzazioni dei coltivatori del Quebec e perfino le associazioni dei nativi di queste terre; ma gli organizzatori di questo Forum hanno alle spalle un’altra storia: provengono da “Occupy Wall Street”, dalle lotte studentesche contro la privatizzazione del sapere e per un web libero, dalla lotta contro i grandi oleodotti, contro le pipeline, dall’impegno per un’energia pulita, contro un modello di sviluppo energivoro fondato sui combustibili fossili.

Cambiare il pianeta partendo dalla nostra condizione

Sono giovani tra i 20 e i trent’anni, frequentano assiduamente il mondo del web, non portano sulle loro spalle il ‘900 ma conoscono, hanno sperimentato da sempre, il dominio della finanza e dei mercati sulle loro vite e hanno piena consapevolezza dell’assenza di una qualunque tutela sul loro futuro. Conoscono forse meno la storia coloniale, ma sanno tutto del WTO, del TTIP, degli accordi TRIPs sulla proprietà intellettuale e sui medicinali, organizzano campagne per la chiusura dei paradisi fiscali e per la messa al bando nella finanza dei &derivati&.

Frequentano le università ed hanno trascinato centinaia di loro professori al Forum dove li troviamo impegnati in dibattiti complessi. Cresciuti in un mondo dominato dalle multinazionali, hanno chiuso rigidamente la porta a qualunque offerta di sponsorizzazione avanzata da compagnie telefoniche, da catene distributive ecc.; consapevoli dell’importanza del ruolo delle istituzioni – sia da un punto di vista democratico che nella redistribuzione della ricchezza e nella gestione del welfare, il sistema di sicurezza sociale – hanno fatto di tutto per coinvolgerle nella preparazione e nella partecipazione ai dibattiti.

Ecco perché  pur con tutti i limiti, il Forum che si sta svolgendo a Montreal, rappresenta comunque un’opportunità per chi, anche nel nord del mondo, non rinuncia a cercare delle alternative al dominio del sistema liberista.

Una pausa di riflessione con un profondo lavoro su noi stessi, per riprendere, con maggior forza un percorso condiviso con tutti coloro ai quali, qui a Montreal, è  stata chiusa la porta in faccia.

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Aminata Traore’Si è laureata in Francia all’Università di Caen con un dottorato in Psicologia Sociale ed un diploma in Psicopatologia. Ricercatrice in scienze sociali, insegna all’Università di Abidjan in Costa d’Avorio. Fondatrice del Forum Sociale Africano ed ex Ministro della Cultura del Mali, vive a Bamako, è autrice di libri tradotti in inglese e italiano. Da anni denuncia le storture del liberismo e l’impatto sulle popolazioni dell’Africa, considerato come responsabile del mantenimento della povertà in Mali ed in Africa. Infatti, per esempio, Aminata sostiene che i coltivatori di cotone del Mali, Niger e Ciad, producono una gran quantità di cotone ma hanno grandi difficoltà ad esportarlo per la presenza sul mercato mondiale del cotone prodotto dagli Stati Uniti dove vengono dati ingenti sussidi ai loro produttori rendendo il cotone americano più competitivo di quello africano.