“Vittime di terrorismo familiare e relazionare”. Dimentichiamo la parola, passione, amore, impeto. I sentimenti non c’entrano. Le donne (e non solo) uccise e violentate sono vittime di “un moderno terrorismo”, quello della discriminazione e della sopraffazione.Nasce oggi [giovedì 12 aprile 2012] a Napoli il comitato RiCominciare, per chiedere al governo, {{una legge che equipari le vittime di violenza e discriminazione sessuale alle vittime per mafia e terrorismo}}. La nuova strage porta addosso lividi, graffi, bruciature, violenze quotidiane e silenziose. Dall’inizio dell’anno in Italia sono state ammazzate circa 50 donne. Senza contare gli stupri, le aggressioni, le botte. Una violenza quotidiana, quella che si consuma per mano maschile sulle donne, che, nella fascia di età tra i 15 e i 44 anni, fa più vittime di malattie e incidenti stradali.

«La richiesta di un risarcimento economico per le vittime di violenza è {{un cavallo di Troia}}, un modo diverso per sollevare il problema, si tira in ballo lo Stato sul lato economico per arrivare a porre la questione all’attenzione del dibattito politico», spiega {{Stefania Cantatore dell’Udi di Napoli}}, fondatrice del comitato RiCominciare. «Chiediamo per chi è vittima di violenza sessuale {{il danno biologico e quello sociale }} — continua la Cantatore — Chiediamo che sia riconosciuto lo stato di “vittima” come è stato fatto per le vittime di mafia e per quelle di terrorismo».

«La ministra Fornero, in occasione delle elezioni ha indetto una campagna per la democrazia paritaria nei comuni, invitando i candidati sindaco a impegnarsi per una equa rappresentanza di genere nella formazione delle giunte — interviene {{Laura Capobianco}}, tra le fondatrici del comitato RiCominciare — Giustamente il ministro {{Fornero}} lega l’assenza delle donne nelle istituzioni a una debolezza del sistema del welfare. Ragionamento perfetto, pulito, incisivo. Ma io mi chiedo, visto che lei è il ministro del Lavoro, vuole fare qualcosa? Vuole {{intervenire per sanare queste mancanze}}?».

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Le prime interlocutrici}} del comitato RiCominciare, saranno le ministre alla Giustizia, {{Paola Severino,}} e all’Interno {{Anna Maria Cancellieri}}. Ma non saranno le sole. «Partiamo dalla richiesta di una modifica della legge per tutelare le vittime di violenza, ma il nostro obiettivo — continua Laura Capobianco — è far emergere la mancanza di equità di azioni legislative del governo precedente e di quello attuale».

E {{Patrizia Palumbo}} ({{Dream team, donne in rete}}) lancia un appello: «Vorrei{{ invitare la classe politica femminile a schierarsi dalla nostra parte}}, a cominciare questo cammino con noi. Fate un atto di coraggio, non abbiate paura di perdere la poltrona».

«Compito del comitato — spiega un’altra delle fondatrici, {{Clara Pappalardo}} — è riuscire a convogliare le forze di coloro che sono in Parlamento per ottenere una modifica dell’articolo di legge che riconosce il risarcimento per le vittime di terrorismo e di mafia, per inserire anche le vittime di violenza sessuata e di genere. Ricordo che qualche anno fa, in Spagna, alla luce dei numeri spaventosi di femminicidio, si crearono dei gruppi di pressione per imporre ai media di catalogare questi delitti come reati di “terrorismo familiare o relazionate”, visto che le donne ammazzate per atti violenti erano molto di più delle vittime effettive di terrorismo. Vogliamo intraprendere anche noi questa battaglia, dobbiamo cominciare dalla lingua, dai media, perché questi non sono delitti passionali. Cambiamo le nostre parole, per cambiare il nostro mondo».

Tra le fondatrici del comitato fa parte anche un giovane avvocato penalista, {{Giorgia De Gennaro}}, che potrà offrire a tutte le vittime di violenza anche una consulenza legale: «Il comitato prima di tutto restituisce dignità e autostima alle vittime e anche un aiuto e un sostegno legale. Portiamo una proposta al governo, ma siamo pronte a lavorare cominciando dalla strada, dai casi concreti, uno ad uno».

La nascita del comitato coincide con la mobilitazione nazionale, prevista per domani, in occasione dell’udienza (dopo numerosi e infiniti rinvii) nel {{processo a carico di 8 uomini di Montalto di Castro}}, nella provincia di Viterbo, che nel 2007 stuprarono a turno e per tre ore una tredicenne. «Per questo processo — spiega la Cantatore — il sindaco pagò le spese legali per difendere gli stupratori, usando i soldi pubblici. Ora che è stata riconosciuta la loro colpevolezza anche il sindaco dovrà risarcire quei soldi di tasca propria. Questo è un esempio positivo degli effetti di una mobilitazione di massa».

E non a caso il comitato RiCominciare è nato dopo {{il caso di Anna Maria Scarfò}}, la ragazzina di San Martino di Taurianova, in Calabria, violentata dal branco e messa alla gogna dall’intero paese quando ha trovato il coraggio di denunciare. Lo scorso 27 febbraio al tribunale di Cinquefronti (per il processo di minacce contro di lei e contro la sua famiglia) per la prima volta accanto ad Anna Maria Scarfò si sono presentate decine di donne, di varie associazioni, un abbraccio silenzioso, una presenza ferma, tanto che la difesa dei 16 imputati ha presentato al giudice una istanza di remissione del processo sostenendo che la «pressione mediatica sulla vicenda non consentirebbe una serena decisione del giudice monocratico di Cinquefrondi». L’istanza è stata ritenuta ammissibile e l’apposita sezione della Corte si riunirà il 4 maggio appunto per prenderla in esame e decidere nel merito. Si saprà, dunque, allora se il processo si potrà concludere a Cinquefrondi, dinanzi al giudice naturale, o se dovrà essere spostato altrove.
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Il Comitato RiCominciare sarà presente in Calabria come in Lazio, Veneto, Piemonte}}. Per ora sono circa 200 le adesioni in Campania, ma anche di donne e associazioni, calabresi e siciliane. Un nuovo inizio che parte dal Sud d’Italia.

Oggi il comitato RiCominciare lancia anche {{una petizione per modificare la legge.}}
Per aderire alla petizione scrivere a: comitatoricominciare2012@gmail.com oppure udinapoli@gmail.com.

«Il 14 giugno andremo dal ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e dal ministro alla giustizia, Paola Severino — dicono le fondatrici — a portare il nostro appello. Cominciamo da una piccola battaglia, da un’idea… chiediamo un segnale. Cercheremo di coinvolgere anche la Fornero».

Fanno parte del comitato donne di associazioni, professioniste (avvocati penalisti e civilisti, giornalisti, medici), le mamme di Scampia, casalinghe, sindacaliste…di tutte le età. La più giovane tra le fondatrici si chiama Fortuna e ha 29 anni….

Ci tengo a questo comitato di cui per casualità sono la presidente. Ci tengo a {{questa piccola sfida}}, tra tante .

Per aderire alla petizione scrivere a:
comitatoricominciare2012@gmail.com oppure udinapoli@gmail.com.

Dal sito: http://www.cristinazagaria.it

{* Foto di Sergio Ceglio }