Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, diventato un simbolo dell’accoglienza per i migranti, è stato arrestato dalla guardia di finanza, nell’ambito di un’operazione denominata ‘Xenia’. Le accuse per Lucano sono favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti, ma sono cadute tutte le più gravi contestazioni inizialmente ipotizzate dalla procura di Locri, fra cui malversazione, truffa ai danni dello Stato e concussione. La gestione dei fondi – si legge in un passaggio del provvedimento del gip di Locri – è stata magari disordinata, ma non ci sono illeciti e nessuno ha mai intascato un centesimo.

Al sindaco e alla compagna, Tesfahun Lemlem, destinataria di un divieto di dimora, si contesta di aver forzato le procedure per permettere ad alcune ragazze di restare in Italia, attraverso matrimoni di comodo. Allo stato non è dato sapere quanti siano gli episodi contestati. Nella nota del procuratore di Locri Luigi D’Alessio, si fa riferimento ad un’unica conversazione durante la quale Lucano parla della possibilità di far sposare una ragazza nigeriana, cui era stato negato l’asilo, per permetterle di rimanere in Italia. Se il matrimonio sia stato celebrato  e se e in che misura ci siano altri casi non è dato sapere. La seconda contestazione mossa al sindaco riguarda invece l’affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti alle due cooperative sociali nate a Riace per dare lavoro a riacesi e migranti. Per i magistrati, si tratterebbe di un fraudolento affidamento diretto dell’appalto, disposto in deroga alle norme che obbligano ad una gara e a coop non inserite nel registro regionale di settore.

L’inchiesta. A quanto si è appreso, il provvedimento cautelare è la conseguenza delle indagini coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico. L’inchiesta era partita su segnalazione della prefettura di Reggio Calabria, in seguito a un’ispezione conclusasi con esito negativo, tuttavia un secondo controllo, aveva completamente ribaltato l’esito del precedente e si era concluso con una valutazione estremamente positiva, che esaltava il modello Riace.

Al centro delle contestazioni, due strumenti – le borse lavoro e i bonus – con cui in paese si ovviava ai ritardi nell’erogazione dei fondi e si strutturava un modello diverso di accoglienza e integrazione. Di quelle accuse, si evince dal provvedimento del gip, nel provvedimento cautelare non è rimasto nulla. Ma le indagini della guardia di finanza avrebbero invece portato alla luce le forzature, a detta dei magistrati, fatte da Lucano nella concessione di documenti e nell’affidamento della raccolta rifiuti.

Proteste contro l’arresto di Lucano. “Cosa si contesta, il reato di umanità?” scrivono sui social attivisti e semplici cittadini calabresi, sorpresi dalla notizia dell’arresto del sindaco. E contro il provvedimento della procura di Locri si moltiplicano le iniziative di protesta. Nel pomeriggio a Reggio Calabria è prevista un’assemblea, per decidere modalità e forme di mobilitazione. All’iniziativa, lanciata dalla sezione reggina di Potere al popolo, hanno già aderito diversi comitati che si occupano di assistenza migranti, le femministe e movimenti antimafia. Nel frattempo, per sabato prossimo, è stata organizzata una manifestazione a Riace a sostegno di Mimmo Lucano perché “Riace non si arresta”

Il modello Riace. A Riace i migranti sono ospitati nelle case disabitate del paese, concesse loro in comodato d’uso gratuito, e i soldi stanziati dal ministero vengono girati a cooperative, di cui fanno parte migranti e riacesi, che danno la possibilità a profughi e richiedenti asilo di imparare un mestiere tramite ‘borse lavoro’, che assicurano loro un piccolo stipendio.

I ‘bonus’ – una sorta di buoni che possono essere usati negli esercizi commerciali convenzionati – servono invece per consentire agli ospiti del sistema Riace di fare acquisti e provvedere personalmente alla gestione dell’economia domestica. Nel tempo, di tale sistema, hanno spesso beneficiato non solo profughi e richiedenti asilo inseriti nei progetti Sprar, ma anche molti di loro che, al termine del programma, hanno deciso di rimanere a Riace per costruirsi una nuova vita.

“L’accoglienza e l’integrazione non possono essere a tempo determinato” ha sempre spiegato Mimmo Lucano, spiegando – dati alla mano – come tale sistema abbia permesso al paese di sopravvivere allo spopolamento.Quasi abbandonato dai suoi abitanti originari, Riace è rinato grazie all’accoglienza di profughi e richiedenti asilo. Ospitati nelle case del paese abbandonate dagli originari abitanti, grazie ai fondi per l’accoglienza i migranti hanno ridato vita a laboratori di ceramica e tessitura, bar, panetterie e persino la scuola elementare. È stato avviato un programma di raccolta differenziata con due asinelli che si inerpicano nei vicoli del centro, e il Comune ha assunto mediatori culturali “che altrimenti avrebbero dovuto cercare lavoro altrove “.

L’appello di Saviano. Il modello – sottolineava la rivista statunitense Fortune quando ha inserito il sindaco di Riace fra i 30 uomini più importanti del mondo “che ha messo contro Lucano la mafia e lo Stato, ma è stato studiato come possibile soluzione alla crisi dei rifugiati in Europa”. A sostegno di Lucano e soprattutto del progetto di accoglienza di Riace, che mette insieme l’obiettivo dell’integrazione e l’esigenza di salvare il paese dallo spopolamento si era schierato apertamente anche lo scrittore Roberto Saviano con un appello su Repubblica.( articolo di di ALESSIA CANDITO su Rep.it)